IL PROCESSO CREATIVO? TUTTA DISILLUSIONE (O QUASI)

IL PROCESSO CREATIVO? TUTTA DISILLUSIONE (O QUASI)

Autore: Stefano Luigi Cantoni

“Se il mistero della creazione sfugge a Dio, figurarsi a uno scrittore. Una riflessione sul processo creativo che forse, per compiersi, non può sottrarsi alla disillusione.”

Questa frase dello scrittore Domenico Starnone ci offre la possibilità di soffermarci qualche istante a ragionare su uno dei dilemmi più ardui e spigolosi per chiunque abbia a che fare con l’arte: il processo creativo.

Che si tratti di un testo letterario, di una scultura o di una fotografia, poco importa: la famosa “miccia” che innesca l’atto fatidico è spesso imprevedibile, disparata e oltremodo soggettiva. Contesto, emozioni, sensazioni sono tutti elementi in grado di influire sul processo e, al tempo stesso, sfuggire alle norme codificate che ne regolano l’effettiva realizzazione.

Dal pensare una melodia al metterla su pentagramma passa un abisso, così come dal saper maneggiare con cura ogni tessera di un mosaico bizantino al comporre con esse immagini di mirabile ed eterna fattura.

Starnone punge proprio nel punto più fastidioso: l’impossibilità oggettiva di dare vita, creare, rendere materico ciò che è solo nei pensieri. Se San Tommaso d’Acquino, nel suo De Veritate, asserisce che “nulla è nell’intelletto che non sia stato prima nei sensi”, si evince la prorompente ed imprescindibile forza dei sensi.

Il sentire, il percepire, l’intuire qualcosa a livello corporeo è dunque la scintilla che può dare il via al processo creativo? Forse, ammesso che l’intelletto non giochi scherzi o, meglio, riesca a cogliere ciò che i sensi gli forniscono come grande occasione.

Se cammino per strada e vedo due bimbi che litigano, i sensi (l’occhio) catturano l’immagine, la fanno propria e la tengono sospesa qualche millesimo di secondo nell’etere, nel lato scuro della coscienza, in attesa che l’intelletto (o mente) elabori il tutto e assecondi il processo creativo (ad esempio una scena che ripercorra quelle dinamiche, o quella violenza, o il punto di vista di uno dei due contendenti…)

Un mistero inspiegabile, però, perché non per tutti è uguale l’istante in cui scatta il processo e soprattutto le modalità, neppure a Dio: se avesse previsto alcuni singolari personaggi, per strappare un flebile e amaro sorriso, non avrebbe esitato di certo a restare a letto qualche secondo in più.

Ma la scrittura, come ogni forma d’arte, verte su leggi tanto matematiche (si, perché i numeri sono ovunque) quanto imprevedibili. Proprio questa inspiegabilità rende unico e irripetibile ogni libro: a scriverlo cento volte, partendo solo dalla prima scintilla, non verrà mai uguale.

Il carpe diem latino ha la sua massima sublimazione proprio nell’atto creativo: è l’ora o mai più, è il buttarsi senza ancora vedere sotto, è l’atto di fede incondizionato in qualcosa che non ha ancora preso forma nella nostra mente ma è già in noi attraverso i sensi (per tornare a San Tommaso d’Aquino…)

Ma allora, davvero non si può spiegare questo processo? Il segreto, forse, sta proprio nella disillusione di cui ci parla Starnone. Non quella verso il mondo sensibile ma piuttosto quella che ci pervade nell’inutile sforzo di capire quel miracolo che, per rimanere tale, deve restare un affascinante mistero.