Autore: Lorenzo Grazzi
Di Maurizio Costanzo si può dire tutto tranne che se ne sia stato con le mani in mano. La sua carriera inizia già a 22 anni quando entra nella redazione di TV Sorrisi e Canzoni dove intervista Totò.
Poi è tutto un volteggiare di cambi di rotta ed esperienze che vanno dalla direzione del settimanale Grazia alle trasmissioni radiofoniche, dalle sceneggiature di film come 120 giornate di Sodoma (di Pasolini) e Una giornata particolare (di Ettore Scola con Sofia Loren e Marcello Mastroianni) alla stesura del testo di Se telefonando, canzone che porterà Mina al successo.
Ma anche chi non ha mai seguito la carriera di questo giornalista deve necessariamente aver sentito parlare del Maurizio Costanzo Show, il più longevo talk show della tv italiana in onda da 1982 (prima su reti Rai e poi Mediaset).
Oggi parlare di talk show è quasi banale, non esistono rete televisive nel mondo che non ne abbiano almeno uno, ma quarant’anni fa era una vera rivoluzione.
La grandezza di Costanzo però è stata quella di mantenere il format sempre attuale, spaziando dalla politica alla lotta alla mafia, dalle macchiette televisive ai temi sociali, con una modalità narrativa a volte adattata a volte completamente inedita.
Le sue interviste non erano domande e risposte, ma veri e propri dialoghi con l’interlocutore, senza nulla di programmato se non il piacere della conversazione; conversazione, per altro, spesso di alto livello, come nel caso dell’intervista al giudice Giovanni Falcone nella quale Costanzo terminò col bruciare una maglia con la scritta “Mafia made in Italy”, impegnandosi concretamente nel contrastare il fenomeno. Dopo quella lunga trasmissione realizzata con Michele Santoro, la mafia mise una taglia sulla testa del giornalista.
Non c’è personaggio televisivo, scrittore o giornalista che non abbia incontrato Maurizio Costanzo almeno una volta nella sua vita.
Credo che la grandezza di Costanzo sia stata quella di avere il senso della misura: nel suo lavoro non ci sono mai eccessi, non ci sono esagerazioni. Parlava di politica con il tono giusto, parlava di società con il registro adatto, ma passava anche alla comicità, alla burla (a volte persino al trash) sempre mantenendo il contesto ben saldo, sempre con una innaturale eleganza.
La sua vita provata è stata molto simile a quella lavorativa e Costanzo si è sempre circondato di donne che sapessero stimolarlo: una relazione con Lori Sammartino, una con la giornalista Flaminia Morandi, una con l’attrice Simona Izzo, una con la conduttrice Marta Flavi e poi quello con Maria de Filippi.
L’eredità più grande che Costanzo ha lasciato al Paese è la capacità di ragionamento, una merce preziosa, oggi appannaggio di una classe elitaria, l’esatto contrario del lungo e instancabile lavoro condotto dal giornalista, una persona mai sazia di informazioni.