Autore: Michele Larotonda
Jean Giraudoux disse: “Il gusto dello sport è un’epidemia di salute”. Lo sport per definizione è l’insieme di attività motorie che impegna, a livello agonistico oppure amatoriale, le capacità psicofisiche di una persona.
Da alcuni studi, risulta che lo sport, o più comunemente l’attività fisica, è presente nell’uomo sin dai tempi della preistoria. Osservando e studiando i graffiti, è presumibile pensare che le loro attività erano comunque legate alla ricerca di cibo o allo scopo di funzioni religiose e mistiche. Per vedere lo sport come attività ludica e competitiva, bisogna aspettare i tempi dell’antica Grecia, dove si hanno notizie sull’esistenza di attività fisiche come la corsa, il salto in lungo, la lotta, il pugilato, il tiro del giavellotto, il lancio del disco e il pentathlon. La leggenda vuole che sia stato Ercole a fondare i giochi sacri di Olimpia che oggi conosciamo come Olimpiadi. Da alcuni ritrovamenti si pensa che le prime palestre siano state inventante proprio in Grecia e anche nell’antica Roma, troviamo tracce di luoghi, dove svolgere attività sportive.
Gli anni ottanta sono stati il decennio del culto del corpo. Sono proprio in questi anni che nascono le prime palestre o per lo meno molto simili a come le conosciamo oggi, ma in quel periodo oltre a frequentare questi luoghi, era facile accendere la televisione e trovare programmi di fitness. Insomma un decennio dove bellezza e perfezione non sono solo due parole, ma un vero e proprio imperativo. Spinti da questo entusiasmo le palestre, si diffondono in tutto il pianeta, all’inizio sono tutte più o meno simili come struttura e come offerta, poi i grandi marchi, i franchising decidono di lanciarsi in questo mercato aprendo palestre multifunzione. Di questi tempi è abbastanza facile trovare palestre che hanno aree relax, saune, spa, piscine, bar. Non condanno questo tipo di mercato, perché, che ci piaccia o no, è comunque un business.
A Milano di palestre ce ne sono davvero tante, ma c’è n’è una che, a mio parere, si è differenziata da tutti offrendo qualcosa di completamente diverso, qualcosa che sfida le leggi della “gravità”.
Poco più di un anno fa, presso il teatro Elfo Puccini, Andrea Poffe presenta il suo progetto. Il suo entusiasmo è alle stelle, si presenta al pubblico con disegni tecnici e render grafici per spiegare quello che cambierà, in qualche modo, il volto del fitness a Milano. E’ la presentazione di Zero Gravity. L’impianto sorge in un’area di 10.000 metri quadri in via Valvassori Peroni (zona Città Studi) e la sua offerta si sviluppa su aree interne ed esterne, dove troviamo due palestre, bar, corner shop, due campi di beach volley su sabbia, un campo da calcio in erba, un’area freestyle e un parco verde con spazi ludici. La sua particolarità è legata soprattutto alle palestre, dove l’offerta si differenzia completamente da quelle già esistenti, difatti queste aree sono per lo più indirizzate al mondo dell’acrobatica, dei trampolini elastici, dello snowboard e wakeboard, del parkour, calisthenics e pole dance, da qui il nome Zero Gravity.
Il successo e la curiosità della gente sono subito premiati. L’area viene frequentata assiduamente e si prevede un futuro roseo, purtroppo le cose sono andate diversamente, non solo per la pandemia Covid, ma anche perché un anno fa muore il suo fondatore Andrea Poffe.
L’imprenditore aveva messo da parte una carriera d’oro a Wall Street e quando era tornato in Italia, aveva solo uno scopo, quello di aprire uno spazio dove regalare alle persone la gioia di saltare sui tappeti elastici e provare, almeno in senso figurato, la sensazione dell’assenza di gravità. Il suo progetto era molto più ampio, il suo sogno era di aprire spazi simili anche a Roma e Torino, ma purtroppo a soli quarant’anni lascia incompiuto il progetto.