Autore: Davide Libralato
Voglio raccontarvi qualcosa che ho vissuto, la storia di un cane che ha cambiato la mia prospettiva, la storia di uno degli esseri viventi più limpidi e puliti che abbia mai avuto la fortuna di incrociare lungo la mia esistenza. L’intento di questa manciata di parole è mettere per iscritto quello che ho provato e sto provando e condividerecon chi mi leggerà ciò che ho vissuto per la prima volta nella mia vita. In aggiunta, data la prematura scomparsa di questa creatura, desidero che questo resti un tributo e un ringraziamento in onore alla sua anima pura. Premetto che non ho mai avuto un animale domestico di questo tipo, non tanto per volontà mia ma per una serie di circostanze riconducibili prima alle scelte di una famiglia che a sua volta non era abituata ad averne, poi per condizioni avverse e di gestione generale. Arriviamo al dunque. Non molto tempo fa entrava nelle mie giornate questo cagnolone, un meticcio meraviglioso che faceva già parte della famiglia della mia compagna. Quando sono subentrato io, lui aveva poco più di un anno e mezzo ed era stato adottato a pochi mesi dalla sua nascita. Strappato ad un futuro discutibile mediante un’associazione che si occupa di queste situazioni, si è integrato in una realtà sicuramente più premurosa, con l’affetto incondizionato di una famiglia desiderosa di dare e (soprattutto) di ricevere amore. Il mio rapporto con lui è stato da subito di estrema fiducia e rispetto. Sembrava quasi sapesse che l’ignorante tra i due ero io e aggiungo che aveva assolutamente ragione; infatti ignoravo totalmente quanto potesse entrarmi nel cuore per non uscirci più, nemmeno ora che ci ha tragicamente lasciati, nonostante sia già passato del tempo. Non che io non amassi o non ami gli animali ma tentando di descrivere il mio approccio verso di loro posso (in realtà potevo) definirmi semplicemente uno scettico di fronte agli animali diversi da me. Questo comprometteva il mio “buttarmi a capofitto”, cosa che tenderei invece a fare (ahimé, date alcune esperienze negative) con gli esseri umani. Nello specifico quindi, nonostante parli di un cane che pesava 30 Kg circa, a frenarmi inizialmente non è stato di certo la paura che poteva suo malgrado incutere ma proprio la mia mancanza di fiducia su quanto mi potesse coinvolgere emotivamente. Il nostro rapporto è stato quello tra due amici fraterni, a volte anche oltre. Passeggiate, condivisione di giochi, tempo libero spensierato e non. Insomma, tutto quello che si fa mentre si sta bene con qualcuno. Quando mi trovo a descrivere la sua scomparsa dal punto di vista del vuoto che ha lasciato c’è chi mi capisce al volo e chi un po’ meno. Non è un fatto di mancanza di sensibilità o di comprensione ma, come dicevo poco fa, l’incapacità a valutare la perdita come un vero e proprio lutto semplicemente perché non stiamo parlando di una persona. In questo arco di tempo (breve in realtà se consideriamo che non si tratta nemmeno di due anni) nel quale ho avuto la fortuna di stare con lui ho capito che quando una creatura entra attivamente in tutti i momenti più o meno pratici della tua quotidianità, quando ci sono comportamenti, sguardi e intenti equiparabili e quasi sempre più genuini di quanto possano esserci tra uomo e uomo, beh… direi che non serva aggiungere altro. Senza cadere nel banale o nell’oltremodo scontato e avendovi portato la mia esperienza, mi sento solo di dire soprattutto ai diffidenti come me di godervi ogni momento insieme agli esseri viventi che amiamo, perché potrebbero essere gli ultimi. E, anche se è difficile metabolizzare i tristi epiloghi, riuscire a cogliere gli insegnamenti che la vita ci dona. Nel caso mio quindi, grazie cagnolone, mi hai insegnato che ogni essere vivente può amare in maniera incondizionata e quando questo amore viene materialmente interrotto, lascia un vuoto incolmabile. Il tempo mi porterà un po’ di te nei momenti in cui ne avrò bisogno, perchè di fatto… non te ne andrai mai completamente.