Autore: Lorenzo Grazzi
La maestra sale in cattedra. Il silenzio invade l’aula. L’insegnante apre il registro mentre la tensione si fa palpabile. Basta quella penna che scorre graffiando la carta sui nomi degli studenti per gelare il sangue. È il segnale: oggi si interroga!
Il silenzio è così intenso che si possono sentire gli studenti delle altre classi far baccano, le auto che scorrono incessantemente fuori dalla scuola, un cane che abbia nel quartiere e persino le attività peristaltiche di un paio di ragazzi.
Poi, a sorpresa, non è un nome quello che formano le labbra increspate della professoressa, ma una domanda: qual è l’essere vivente più grande del mondo?
Avete studiato? State pensando a un elefante? Di più! Un mammut incredibilmente sopravvissuto al tempo? Ma no, non ci siete nemmeno vicini! Allora una balena, anzi un capodoglio!
Niente, oggi tornerete al posto con un quattro e la promessa di essere interrogati nuovamente tra qualche giorno per recuperare.
L’essere vivente più grande del mondo è Pando, che non è il grasso esemplare maschile dell’orsetto cinese, ma un albero.
In realtà si tratta di un bosco ma gli esami biologici sono riusciti a dimostrare che l’intera foresta è composta da un solo esemplare di pioppo tremulo.
Questa pianta si riproduce senza bisogno di impollinazione, utilizzando un vasto apparato radicale che si sviluppa in senso orizzontale nel terreno e quando raggiunge una certa distanza dal tronco emette dei germogli che puntano verso la superficie del terreno (polloni) e si trasformano in nuovi alberelli.
In pratica si autoclona mantenendo intatto il proprio patrimonio genetico.
Pando è un esperto in questo ambito al punto che si stima abiti l’area del parco nazionale del Fishlake (Utah, USA) da almeno 80 mila anni.
Gli esperti lo ritengono l’essere vivente (nonché l’ecosistema) più pesante al mondo con un apparato radicale che arriva a pesate 6.615 tonnellate.
Ovviamente Pando è in pericolo.
Si ritiene che la sua proliferazione sia stata possibile grazie agli incendi che in passato hanno periodicamente interessato la zona; questa particolarità ha completamente distrutto alberi come le conifere che si riproducono per seme, ma non ha intaccato l’apparato radicale di Pando, ben nascosto nel terreno, lasciandogli campo libero per colonizzare l’area.
Ma dagli anni Settanta c’è un nuovo pericolo.
Le attività umane come l’allevamento hanno aumentato la presenza nel territorio di animali che si nutrono di rami e foglio, con la conseguenza che i giovani alberelli finiscono per essere il cibo prediletto dei cervi, a loro volta costretti a vivere nell’area per la presenza di strade e superstrade nelle aree limitrofe che ne impediscono il libero pascolo.
Insomma, uno sta in pace per 80.000 anni e poi arriva l’uomo che siccome ha fretta costruisce una strada e poi un’altra e poi un’altra ancora col risultato che l’intero ecosistema si deve adattare.
Oggi si sta correndo ai ripari recintando il perimetro per impedire agli animali di mangiarsi Pando e pare che la soluzione sia efficacie… per il momento.
Niente, io ho finito, questo articolo non ha altro da dire, non c’è una morale né un senso particolare se non darvi la possibilità di fare i saccenti con i vostri amici e farvi riflettere sul fatto che un essere senza cervello è così intelligente da vivere e proliferare per millenni fino a quando non incontra esseri con il cervello.