Autore: Lorenzo Grazzi
Nel 1983 fece la sua comparsa sui palinsesti televisivi un programma destinato a fare epoca con i suoi personaggi, ma soprattutto con il suo format innovativo e spensierato: Drive-in di Antonio Ricci.
Non c’è italiano che tra il 1983 e il 1988 non abbia guardato almeno una puntata del programma, contribuendo a renderlo parte del costume dell’epoca.
Oggi arricciamo un po’ il naso davanti a soubrettine sciocche (e rigorosamente formose e poco vestite), battute spesso volgari e quasi mai rispettose, ma all’epoca il programma fu un vero successo, specchio di un’Italia frivola che non aveva un solo problema al mondo, figlia di capelli cotonati e spalline.
Ma se a giudicare si fa presto è anche bene ricordare che Drive-in, appuntamento serale della domenica, ha anche dato i natali nel mondo dello spettacolo a molti personaggi che continuano a calcare le scene.
Se sul palco si sono avvicendati Teo Teocoli, Zuzzurro e Gaspare, Ambra Orfei, Eva Grimaldi (con testi scritti spesso da autori emergenti come la Gialappa’s band), è vero che i protagonisti dello show sono sempre stati Ezio Greggio e Gianfranco D’Angelo (indimenticabile il Tenerone, una sorta di animalone completamente rosa e morbidoso) che divennero poi, dopo la chiusura del programma, i primi volti di Striscia la Notizia.
Tra tutti però c’è stato un attore di tutto rispetto (vedi a volte le coincidenze!), che ha dato vita a personaggi iconici come Vito Catozzo (il poliziotto pugliese che tra le sue esclamazioni aveva “Porch’il mond’ che c’ho sott’i piedi!“), Carlino (l’adolescente di Passerano Mormorito con il suo “giumbotto”) o Suor Daliso (delle “Piccole Madri Addolorate del Beato Albergo del Viandante e del Pellegrino” che si faceva spesso prendere da uno “s… ciopone!”).
Ricordate tutti Giorgio Faletti, vero?
Faletti è stato probabilmente la vera perla dello spettacolo: poliedrico, geniale, irriverente ma signorile, maniacale nella caratterizzazione dei suoi personaggi.
La sua carriera televisiva si concluse quando i programmi di questo format andarono scemando, ma lui aveva già alle spalle una possibilità come musicista (scrisse pezzi per Mina e Gigliola Cinquetti e gareggiò a Sanremo con Orietta Berti) alla quale affiancò quella di scrittore.
Se la maggior parte degli attori e delle starlette del Drive-in morì con lui o rimase indissolubilmente legata a ruoli spesso sovrapponibili anche se pigramente rinfrescati, Faletti riuscì a far brillare le sue capacità in altri campi dimostrando con i suoi libri di essere uno scrittore talentuoso che non aveva debiti da saldare con l’ormai superata comicità degli anni Ottanta.
Faletti probabilmente è anche uno dei pochi figli di quel periodo ad aver preso il largo, discostandosi senza traumi da quella comicità scorretta e pungente che da sempre caratterizza i suoi colleghi legati a Ricci.
Cosa resta, dopo quarant’anni, del Drive-in? Io mi auguro che si siano fatti dei passi avanti, che ci sia più correttezza verso le minoranze e che il ruolo della donna sia radicalmente cambiato. Mi piace pensare che ci si sia evoluti portando con sé quello spirito frivolo e leggero ma rinnovandolo con un’idea di comicità (e di società) che non si limita più a ridere del diverso, ma che non rinuncia a ridere con lui.