Autore: Lorenzo Grazzi
Esiste una contrapposizione tra ecologia e tradizione che sembra insanabile: come possiamo portare avanti le nostre tradizioni quando la salute del pianeta è spesso messa a rischio proprio dal nostro stile di vita?
A volte siamo troppo figli del nostro tempo per renderci conto che le tradizioni che abbiamo oggi sono spesso frutto di tradizioni molto più antiche che nel tempo sono state cambiate, trasformate e riadattate.
Un esempio? In tutta la Spagna la notte del 31 dicembre è tradizione inghiottire un acino d’uva durante gli ultimi dodici rintocchi dell’anno vecchio: ogni acino rappresenta un mese dell’anno nuovo e solo chi riuscirà a inghiottire tutti e dodici gli acini potrà contare su un nuovo anno sereno.
È una tradizione antichissima che… no, in realtà è una tradizione nata a Madrid nel 1909, anno in cui la produzione vinicola fu così straordinaria che le cantine erano ancora piene di uva a fine anno e per evitare lo spreco di frutta la si regalò nelle strade.
Oggi per uno spagnolo è impensabile festeggiare la fine dell’anno senza avere dodici acini d’uva (nei giorni precedenti si vendono anche confezioni con dodici acini spellati, già pronti all’uso), ma in un passato recente non si conosceva questa tradizione.
Tradizioni italiane
Una delle tradizioni italiane più note nel mondo è il Palio di Siena che due volte l’anno tiene banco nella città toscana e che vede coinvolte le diciassette contrade cittadine in una gara folcloristica molto discussa.
Durante la manifestazione (e nelle settimane precedenti), i cavalli coinvolti subiscono prove stressanti che culminano non di rado con l’azzoppamento degli animali che sono quindi abbattuti.
Le associazioni animaliste denunciano da anni i maltrattamenti e l’inutilità di sottoporre gli animali a questo stress, ma i sostenitori della manifestazione rivendicano con orgoglio la tradizione legata al Palio.
Sebbene quello di Siena sia un paio storico, sono molte le manifestazioni equestri nel territorio toscano che possono vantare una vera e propria tradizione.
Tra queste quella di Montepulciano, cittadina nota per il vino.
Cambiare la tradizione
Per le strade di Montepulciano si svolge il Bravìo, una corsa storica il cui nome deriva da una parola dialettale che indica un “panno”. Il trofeo è infatti un panno con l’effige del santo patrono della città.
Ma che differenza c’è tra il Bravìo e il Palio? Il secondo è una gara equestre, il primo non lo è più.
Nel 1974 il parroco di Montepulciano decise che non c’era bisogno di impiegare i cavalli nel Bravìo e li sostituì con delle botti contenenti il prezioso vino locale.
Da quasi cinquant’anni la festa cittadina vede coinvolti due “spingitori”, appartenenti alle contrade locali, impegnati nel far rotolare in salita una botte di ottanta chili per contendersi il premio.
Questa nuova versione del Bravìo è diventata talmente nota che sono ormai molti i turisti stranieri che accorrono a Montepulciano per la “gara delle botti”.
La tradizione, in questo caso, non solo ha dimostrato di essere adattabile, ma anche di potersi esprimere in maniere sostenibile.