Autore: Lorenzo Grazzi
Esattamente 550 anni fa, nel 1473, nasceva Niccolò Copernico, l’uomo che ci insegnò che il sole non gira intorno a noi (un tremendo smacco per gli egocentrici del quindicesimo secolo).
Da allora la scienza e l’astronomia hanno fatto dei grandi passi avanti (o indietro, basti pensare al povero Plutone che prima venne eletto nono pianeta del sistema solare e poi declassato a pianeta nano… che per altro è una definizione che non si può sentire e anche vagamente offensiva… per altro la sua scoperta avvenuta nel 1930 diede a Disney il nome per il suo nuovo personaggio, Pluto, appunto).
Se pensiamo al povero Galileo che se ne stava tutte le notti con un telescopio improvvisato a scrutare il cielo e che poi ha rischiato di finire alla griglia per aver contraddetto i dettami religiosi dell’epoca, oggi rimaniamo a bocca aperta nello scoprire bellezze cosmiche inimmaginabili fino a pochi decenni fa.
Col tempo ci siamo poi anche ridimensionati: forse c’è qualcuno che pensa ancora che il mondo sia piatto (mi dispiace deludervi, ma quello è il Mondo Disco di Terry Pratchett), ma in generale siamo consapevoli che tutti i nostri appuntamenti importantissimi, i nostri drammi esistenziali per la soppressione della nostra serie preferita e i pianti strazianti per la rottura di un’amore adolescenziale, sono pulviscolo nell’occhio dell’Universo nel quale nemmeno la nostra galassia, la Via Lattea, occupa un posto così rilevante. È tutta questione di punti di vista, infondo.
Alcuni di noi si soffermano a chiedersi se ci sia vita intelligente nello spazio (altri la cercano ancora anche sulla Terra), ma sembra molto poco probabile che il nostro sia l’unico pianeta in tanta vastità ad essere stato tanto sfortunato da permettere lo sviluppo delle forme di vita.
E poi ci sono i misteri universali, quelle cose ancora incomprensibili che sono una sfida per gli scienziati e che, forse, un giorno troveranno una spiegazione perfettamente razionale. Per ora ci accontentiamo di registrare questi fenomeni e rimanerne stupiti.
Uno in particolare sta tendo gli astrofisici in scacco: i raggi cosmici. Si tratta di enormi onde energetiche (che non hanno niente a che fare con DragonBall, eh!) provenienti dai meandri galattici e che possono avere diverse origini che vanno dal campo magnetico di una stella all’esplosione di un buco nero.
Il fenomeno è conosciuto da tempo e studiato con attenzione, ma è evidente che non è che un raggio cosmico telefona prima di manifestarsi; quindi, ci vuole anche una certa dose di fortuna nell’individuarlo per poterlo studiare.
Il 27 maggio 2021 (mentre noi eravamo ancora alle prese con mascherina sì/mascherina no), il telescopio Array che occupa una superficie di 700 chilometri quadrati nel deserto dello Utah negli Stati Uniti (e con questo sai come se la spassava Galileo), ha intercettato un raggio cosmico di proporzioni bibliche.
Il raggio è stato subito ribattezzato Amaterasu (la dea del sole nella mitologia giapponese), e si è immediatamente caratterizzato per essere il più potente mai registrato (persino più di Oh-my-God, un raggio cosmico così chiamato per lo stupore che suscitò nei suoi scopritori… dando origine anche a un Comitato per i Diritti dei Raggi Cosmici che intendono fare causa a chi ne sceglie i nomi!).
Ma Amaterasu è donna, e come tale non disdegna un certo mistero: come dicevamo i raggi cosmici sono generati da grandi corpi celesti (stelle, supernove, buchi neri), non sono cose che si improvvisano e occupano un certo spazio. Amaterasu, però, sembra provenire da una zona dell’Universo che potremmo definire periferica; niente giganti cosmici, niente Big Ben, niente collisione tra galassie… insomma, una zona tranquilla dove, se esistesse vita intelligente nel Cosmo, si andrebbe a fare un ritiro spirituale in santa pace.
Amaterasu da una parte ridimensiona ulteriormente l’essere umano tracciando una linea netta tra le sue conoscenze e la realtà, dall’altra ci promette un Universo mai banale, capace si stupirci con effetti speciali molto più speciali di quelli che possiamo generare noi con un computer e tutta la IA che vogliamo.
Insomma, non stanchiamoci di alzare gli occhi al cielo e ricordare che siamo molto, ma molto più piccoli di quello che pensiamo.
Sei sempre fantastico Lorenzo