Autore: Michele Larotonda
Chi mi conosce bene, sa la mia passione per lo sport e in particolare per il tennis. Ricordo ancora quando alla giovane età di tredici anni, entrai per la prima volta in un campo in terra rossa. Il solo contatto delle mie scarpe bianche, fecero scattare nel mio corpo una serie di emozioni talmente forti da sentirmi già protagonista di un qualsiasi Roland Garros.
Poi gli anni sono passati, ho partecipato a piccoli tornei, ho perso, ho vinto, ho calcato diversi campi, ho letto centinaia di riviste specializzate e mi sono emozionato guardando in televisione le gesta di Andrè Agassi e Pete Sampras. Qualcosa, nel corso degli anni, si è rotto, avevo una racchetta, ma non sapevo con chi giocare. Il mio fido compagno di gioco forse si era annoiato, forse non aveva più la mia stessa passione o forse non l’aveva mai avuta, ad ogni modo in un caso o in un altro, la mia fida racchetta Dunlop è rimasta chiusa nell’armadio a prendere polvere.
Il 2021 è stato l’anno del tennis italiano e in particolar modo di Matteo Berettini che è riuscito nell’impresa, mai accaduta ad un tennista italiano, di raggiungere la finale del prestigioso torneo di Wimbledon e di giocarsi il titolo con il numero 1 al mondo Novak Djokovic. Impresa non riuscita, ma arrivare a quel punto era già un grande successo.
Come spesso capita nella vita, le coincidenze capitano ogni giorno e proprio nell’anno del tennis italiano, mio figlio esprime il desiderio di imparare a giocare a tennis. Detto, fatto. Ha frequentato un corso per tutta l’estate, ha partecipato a mini tornei, ha vinto, ha perso, ha riso e ha pianto. Tornati dalle vacanze supera il provino presso uno dei Club Tennis più importanti di Milano e da genitore potete capire e comprendere il mio orgoglio e la mia felicità nell’aver ritrovato e per giunta in mio figlio, il nuovo compagno di giochi. Vi posso assicurare che giocare e condividere qualcosa con chi è sangue del tuo sangue, è un emozione che non ha pari.
Tutto questo discorso per arrivare al succo della questione e comunque il personaggio che ultimamente ha colpito il mio immaginario e ha risvegliato gloriosi ricordi del passato: Rafael Nadal.
Non sono mai stato un grande estimatore del tennista spagnolo, il mio cuore ha sempre battuto per Agassi e Federer e proprio quest’ultimo ha scritto con il tennista iberico una delle più belle pagine del tennis. Campioni nello sport come nella vita. Gli anni passano per tutti e mentre si affacciano nuovi tennisti e nuovi campioni, per lo svizzero e per lo spagnolo inizia un periodo fatto di infortuni e di una ovvia caduta nella classifica ATP.
Dopo una lunga serie di terapie riabilitative e di allenamenti durissimi, nonostante un dolore al piede che non passerà mai, Rafael Nadal alla fine del 2021 annuncia il suo ritorno in campo in previsione di partecipare al primo torneo del Grande Slam: l’Australian Open. Le lancette dell’orologio tornano magicamente indietro e a tutti sembra che il tennista sia tornato forte come un tempo, un’impressione che viene confermata quando alla fine vince il torneo sorprendendo il mondo. Un’impressione che diventa ancora più certezza quando, qualche mese dopo, vince il Roland Garros.
In questi giorni si sta giocando Wimbledon e il mio tifo sarà, per ovvie ragioni, tutto italico, ma onestamente aspetto di rivedere in campo Nadal, perchè in lui, a parte tutte le questioni retoriche, è racchiuso tutto quello che dovremmo essere: tenaci, convinti, decisivi e sorprendenti.
Ora non voglio dire che il tennis sia lo sport migliore e questo articolo non è certo un omaggio a Rafael Nadal. Queste righe sono un omaggio ad una situazione e ad una circostanza che mi ha emozionato come da tempo non mi accadeva. Quello che ha dimostrato il tennista iberico è che proprio nelle situazioni più difficili e più dure che bisogna tirar fuori i cosidetti.
Citando due film pop:
Nulla colpisce più forte di quanto può fare la vita (Rocky Balboa).
Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare (Blues Brothers).
A voi le considerazioni finali, io ho fatte le mie e ora continuo a vedermi Wimbledon e vedere cosa succede.