PREMIO STREGA 2022: IL VALORE DELL’AUREOLA

PREMIO STREGA 2022: IL VALORE DELL’AUREOLA

Autore: Stefano Luigi Cantoni

Giunto alla sua settantaseiesima edizione, il Premio Strega ha da poco comunicato i dodici finalisti che si contenderanno la vittoria finale. Di essi, ben cinque sono donne, segno di come la letteratura contemporanea nazionale (e non solo) stia rafforzando il proprio amore per le tinte rosa, confermando una tendenza già intrapresa negli ultimi anni. Molti in queste ore, sia addetti ai lavori che semplici appassionati, si stanno chiedendo chi sarà il successore di Emanuele Trevi che, con le “Due vite” (Edizioni Neri Pozza), si portò a casa l’ambito riconoscimento lo scorso anno. Ma in pochi, a dire il vero, si interrogano su cosa voglia dire per uno scrittore partecipare a un concorso che comporti un premio, dal più sconosciuto sino al più ambito, come può essere appunto lo Strega. L’indole di autocompiacimento propria dell’artista, dalla poesia alla pittura passando per le arti e la scrittura, nel momento in cui si misura con una gara o una competizione tende ad entrare in crisi, non tanto per l’insicurezza che la sfida comporta ma per la difficoltà a mettere “in mostra”, “in vendita” la propria arte, che coincide con la parte più intima di sé. Così accade che ci si ritrovi, volenti o nolenti, di fronte a un bivio: condividere oppure custodire? Questo dilemma tutt’altro che semplice, sin dai secoli passati, ha prodotto riflessioni e confronti sul rapporto che sussiste tra la realtà e l’artista che la racconta, in questo caso che la scrive. Il poeta, il narratore, vive in una sorta di mondo parallelo, spesso avulso dai problemi materiali e tangibili del quotidiano poiché troppo incentrato sul far uscire da sé qualcosa che possa scalfire la superficie piatta delle giornate, incurante quasi degli altri. Questo intrinseco egoismo gli permette di ritagliarsi un angolo di tempo e spazio in cui poter guardare ciò che lo circonda con distacco, concedendosi il lusso di poter scegliere se immergersi nella realtà di cui anche lui per natura fa parte o se chiamarsi fuori. La scelta è ardua, anche perché comporta delle conseguenze: confondersi con gli “altri”, gettando l’aureola di poeta e vate a terra, o meglio nel fango (per dirla alla Baudelaire), produrrebbe un avvicinamento al mondo sul piano sociale e umano e, al tempo stesso, la perdita di quella distanza  necessaria per la propria produzione; scostarsi del tutto dal prossimo, d’altro canto, manterrebbe la mente e il corpo intonsi e puri, pronti a essere investiti dalla famosa “ispirazione”, privandosi però di un elemento fondamentale: il confronto. La grandezza dell’artista, dunque, sta nel trovare un equilibrio proprio tra queste due tendenze che, spesso, lo accompagnano e lo dividono. La grande sfida poetica e letteraria della modernità consiste nel conferire all’”aureola” un nuovo valore, al passo con i tempi: essa deve rappresentare non più un’investitura a priori con la quale intraprendere una personale e immaginaria guerra, ma una consapevole e lucida accettazione del ruolo nevralgico di chi produce cultura all’interno di un insieme di persone. Chiunque vincerà il Premio Strega avrà perciò la grande occasione di dimostrare come la cultura e la letteratura vadano coltivate e diffuse non con la spocchiosa superiorità propria dell’ignoranza, ma grazie a un planare sereno e leggero vicino al cuore delle persone.