Autore: Lorenzo Grazzi
Amatissimi dai bambini e dai grandi, i fuochi d’artificio rappresentano una meravigliosa contraddizione in termini (un po’ come l’essere umano).
Sempre più aziende si affannano per trasformarsi da black a green, le domeniche ecologiche fanno parte del nostro dizionario ormai da anni, quando acquistiamo un’auto facciamo del nostro meglio per assicurarci che sia rispettosa dell’ambiente, le nostre case sono coibentate, facciamo la raccolta differenziata, rabbrividiamo quando al supermercato di offrono una borsa di plastica, assumiamo quell’espressione addolorata quando in tv vediamo isole di plastica o animali morti a causa delle quantità di rifiuti ingeriti… e poi stupore!
Non sia mai che il 31 dicembre non siamo in piazza (o almeno alla finestra) a stupirci della bellezza dei fuochi d’artificio.
Purtroppo, poi ci sono le feste estive e i patroni e i matrimoni sfarzosi e ogni occasione è buona per sparare colori in cielo.
Beh, sappiate che non c’è niente di sostenibile in tutto questo.
I fuochi d’artificio contengono una lunga lista di sostanze inquinanti che vanno dai metalli pesanti all’arsenico.
I dati raccolti dimostrano che il 2 gennaio l’aria delle città è ancora satura di PM10, quelle polveri sottili che ci affanniamo tanto a combattere con le domeniche a piedi perché responsabili di una lunga serie di malattie respiratori (non ultimi i tumori).
Ma non è mica finita qui, eh?
I metalli non se ne stanno lì nell’aria a gozzovigliare! No, no… si posano a terra, poi si lasciano trasportare dall’acqua e con calma raggiungo le falde acquifere (insieme alle microplastiche perché se no che festa è?). Qui fanno del loro meglio per inquinare e i più intraprendenti riescono ad arrivare in mare (certo, qualcuno è più fortunato e i fuochi d’artificio in spiaggia rendono il passaggio aria-mare molto più comodo).
Da qui finiscono nella pancina dei pesciolini e poi, con un altro paio di passaggi, nella nostra tavola. Ogni BOOM che sentite è una razione di arsenico.
In Svizzera hanno calcolato che i fuochi d’artificio rappresentano il 2% delle emissioni di CO2 annue.
Dobbiamo fare 100 domeniche a piedi per permetterci di sparare i botti!
Eh, ma poi ci sono gli inquinanti fisici: i fuochi d’artificio a getto, per esempio, contengono piccoli aghi di metallo mentre quelli a effetto scia si avvalgono dell’aiuto di ferro e carbone amorfi. Tutti però hanno delle componenti in plastica che completano la ricetta.
Per fortuna si sono inventati i fuochi d’artificio green che assicurano una riduzione del 15% dell’inquinamento, purtroppo la percentuale è troppo bassa e nelle città in cui sono stati venduti vengono registrati livelli di inquinamento dell’aria ben al di sopra di quelli che l’OMS considera pericolosi per la salute.
Si possono fare altre considerazioni a riguardo: i botti terrorizzano gli animali e le persone tachicardiche. Sono centinaia gli animali che muoiono ogni anno per cinque minuti di fumo colorato.
Ma fortunatamente per il pianeta sono anche molte le persone che muoiono per via dei fuochi d’artificio: si stima che in Italia siano più di 200 l’anno, mentre le persone menomate sfiorano le 1000.
Se non bastasse (e secondo me basta), i fuochi d’artificio sono estremamente costosi e non ti puoi lamentare del prezzo degli ombrelloni in spiaggia se poi spendi 200 euro in polvere colorata!
Anche perché risulta che il 50% dei fuochi d’artificio esplosi in Italia siano illegali.
Ora, vale davvero la pena di correre tutti questi rischi per una cosa tanto effimera da durare qualche secondo? Ci possiamo davvero permettere di spendere soldi, correre rischi per la salute e per l’ambiente, per cinque minuti di BOOM colorato?
È come pagare l’ira di Dio per una notte di sesso sfrenato e concludere mentre lei (o lui) si sta ancora spogliando.