Autore: Davide Libralato
Lo abbiamo detto ormai tante volte: fortunatamente la qualità di un prodotto artistico non passa sotto una lente di ingrandimento dal giudizio oggettivo e a parer mio, permettersi di pensarla in maniera omologa è alquanto riduttivo nonché poco corretto. In tutto questo la musica non fa eccezione. Si può però fare un’attenta analisi per tentare di esaminare i vari punti con curiosità annesse che il titolo di questo articolo sta alimentando. In una band o in un/una cantante può venir meno l’ispirazione che lo/la porta a creare e comporre contenuti inediti ( o comunque personali ) ? Da quel quel momento è giusto riproporre i soliti pezzi o cimentarsi piuttosto nel rifacimento di brani più o meno famosi appartenenti ad altri artisti? Per carità, sicuramente dipende anche dal repertorio che si ha a disposizione ma inevitabilmente qui scatta tutto un meccanismo di visioni personali, che possono nascondere le motivazioni reali come invece essere valore aggiunto in una ricerca di qualità che si ritene comunque di riuscire a proporre. Cerco di fare un po’ di ordine. Esistono band che nascono prettamente con l’intento di suonare musica di altri consapevoli di andare poi sotto il giudizio attento di fan accaniti che non accettano nessun tipo di difetto. A queste cover band ( se eseguono canzoni di gruppi diversi ) o tribute band ( qualora si dedichino solamente ad un artista ) sicuramente non si può fare nessuna “colpa” , perché il loro obiettivo è stato sin dall’inizio ‘limitarsi” a replicare il repertorio altrui.
Cosa diversa sono quelli che hanno sfondato con musica propria e successivamente per i più svariati motivi si sono buttati a capofitto verso la spiaggia dell’usato sicuro. Non a caso utilizzo questo paragone perché, se devo dirvi la mia, credo che l’approccio all’ascolto di qualcosa di già sentito sia sempre più semplice del mettersi ad ascoltare qualcosa di nuovo. L’ appeal quindi cambia per forza di cose e agire con l’intento di attirare un numero maggiore di ascoltatori è del tutto naturale. E questa cosa , ai fini meramente commerciali oltre che a non fare una piega è più che legittima. La cosa cambia però se la guardiamo dal punto di vista romantico e creativo. Un discorso è prendere il proprio brano preferito, magari dell’idolo adolescenziale che ha determinato un certo tipo di crescita anche artistica: in questo caso rifare la sua canzone è da leggere come un tributo del fan ” numero 1 ” che per dimostrare il proprio legame lo replica nel proprio stile. Cosa contraria è se prendo sistematicamente pezzi che non sono miei e li rifaccio per ingrandire la mia vetrina e attirare magari tipologie di ascoltatori diversi che altrimenti non mi avrebbero mai considerato.
Quello che a volte mi rattrista è anche il fatto che capita di ascoltare rifacimenti stravolti malamente che possono essere considerate più offese che altro. Ma anche in questo caso, sappiamo che tutto oramai ha un prezzo, compresi i diritti riservati al prodotto musica e che quindi pagando posso fare ciò che voglio. È del tutto lecito però pensare che quelli come me, possano credere di più nell’ opzione di avere qualcosa di personale da dire; e che sia questo più appagante e valorizzante di essere la presunta copia di qualcun altro, fosse anche il più valoroso e figo della terra. Perfino io nel mio piccolo, da grande ascoltatore seriale di musica ( e musicista autodidatta ) ho sempre immaginato che qualche canzone eseguita con uno stile completamente diverso dall’originale potesse rendere alla grande, per non parlare di quei brani che anche solo per estremo amore e riconoscenza verso chi li ha scritti li rifarei subito. Poi però penso che la mia impronta in questo mondo sia maggiormente credibile dandole la mia immagine, perché le scarpe già indossate possono forse sembrare più comode, ma si sono formate con dei piedi che non mi appartengono.