Autore: Davide Seidita
Qualche giorno fa, il mio caro direttore Michele mi ha scritto, chiedendomi di raccontare il mio trasferimento a Londra, di tutti i benefici che ne può comportare, delle scelte anteposte prima della partenza.
Quando mi propose questa cosa l’ho odiato a morte. Dai messaggi vocali avrei voluto staccargli un orecchio, ma alla fine ho deciso di accettare. E lo faccio con molta serenità, dopo aver attraversato la valle oscura.
La prima domanda che ci si pone è la seguente: perché hai deciso di lasciare la Sicilia? Ragazzi, credetemi, non è stato molto semplice. Considerato il fatto che mio marito, avendo vissuto in UK per 5 anni, ha il settled status (permesso di soggiorno per vivere e lavorare in Regno Unito), è stato lui a propormi di andare via.
Dopo aver ponderato lungo su questa scelta non facile, decisi di cogliere al volo quella che mi si presentò come un’opportunità. È stato come se fosse passato un treno e tu, ad un tratto, avessi deciso di salire e di andare verso una rotta ignota.
E così è stato nei due mesi in cui preparavo ogni cosa prima di lasciare la mia terra: la Sicilia. Terra di mare, del sole, del buon cibo, delle architetture mozzafiato che, a mio avviso, uniche al mondo.
Purtroppo devo fermarmi qui.
In Sicilia diamo per scontato che va tutto bene. Che non abbiamo bisogno di niente. Nessuno, lì, scende in piazza per parlare dei problemi della società, ma forse è davvero difficile cambiare le cose.
Il problema è la mentalità. E questo è stato il motivo per il quale io e mio marito abbiamo deciso di andare via. In Sicilia c’è una mentalità a parte su tutti i campi, in particolar modo sul concetto del lavoro.
Il problema non è solo il concetto, ma le varie sfaccettature che girano attorno al concetto ma anche al lavoro stesso.
In Sicilia si lavora in nero per tante ore, da 12 a 15 ore lavorative, per stipendi veramente da fame. Ma passiamo anche all’argomento a cui io tengo tantissimo: la cultura.
La Sicilia è ricca di monumenti veramente fantastici. Facendo un giro nel centro storico di Palermo ti troverai ad ammirare lo stile gotico, liberty, arabo, barocco e via dicendo. Tutto in un attimo. Purtroppo nulla di questo viene valorizzato.
La gente non ama leggere, non sa apprezzare l’arte. La stragrande maggioranza dei giovani preferisce vivere in uno stato di pietosa ignoranza che non vuole il cambiamento.
Tutto questo, credetemi, è soltanto la punta dell’iceberg.
Quando qualcuno decide di trasferirsi è perché vive in una condizione di profondo disagio. Ed è esattamente quello che abbiamo provato io e mio marito. Abbiamo scelto Londra perché ci rappresenta di più. In tutti i sensi. Non solo per una questione sociale, culturale e lavorativa, ma anche per motivi di accettazione. È vero che in Italia hanno approvato le unioni civili, ma siamo ben lontani nell’accettare il significato di relazione fra due persone dello stesso sesso.
Qualche settimana prima della mia partenza, la gente del mio paese mi ha detto frasi del tipo: “Tuo marito? Lascialo stare lì, resta qui” oppure “Se lui è il marito, tu sei la moglie?”
Non aggiungo altro. Penso ogni santo giorno di aver fatto la scelta giusta.