PENSIONE O CHIMERA?

PENSIONE O CHIMERA?

Autore: Silvia Vercesi

A volte penso a quando potrò andare in pensione e… mi deprimo un po’ : a vedermi in prospettiva, ora come ora, a 67 anni, ma con questi chiari di luna potrebbero benissimo essere anche 70.

Ma sul serio? Ho cominciato a lavorare a 23 anni, vuol dire che mi devo “sorbire” in totale 44/47 anni di lavoro? Com’è che per la generazione dei miei genitori non era troppo raro andare in pensione anche a 40/ 50 anni? Certo forse era troppo presto, ma ora, ma in realtà già da un po’, mi sembra che si stia esagerando nel senso opposto.

E forse tutto sommato a quelli della mia generazione (la X), va ancora bene, per le generazioni successive Y e Z, le prospettive sono ancora più fosche. E se i giovani ci sembrano meno propensi al sacrificio, visti anche questi orizzonti, non sono certo da biasimare.

Vero è (forse) che la vita media si allunga (nonostante il Covid?), ma cresce anche il numero di anziani non autosufficienti, e poi magari uno la pensione se la vorrebbe anche un attimo godere, dopo aver lavorato, anche se poi il lavoro per tutti probabilmente nemmeno ci sarà più. Per assurdo quel poco lavoro si rischia che venga svolto da risorse umane sempre più anziane, mentre i giovani saranno a spasso e/o entreranno nel mondo del lavoro sempre più tardi e a singhiozzo.

Inoltre, come già argomentavo in “Il lavoro delle macchine: rischio o opportunità”, andiamo verso una società sempre più automatizzata e quindi sempre più lavori saranno svolti da robot e bot. E quindi? Intanto mi verrebbe da dire provocatoriamente, ma non troppo, perché versare i contributi pensionistici in maniera così elevata? Credo che tanti di noi potrebbero essere più previdenti nel gestire i propri contributi al posto dell’INPS, visto che se il tutto appare in un equilibrio piuttosto precario, qualcuno deve avere sbagliato qualcosa; inoltre, il sistema pensionistico dovrebbe essere funzionale alle esigenze della popolazione e non il contrario.

In questo contesto, la vera sfida dovrebbe essere quella di accogliere e sfruttare le nuove tecnologie per ripensare e riorganizzare completamente la società, in modo da lavorare meno e non di più. Le potenzialità ci sarebbero, questa dovrebbe essere la vera sfida in cima alle agende dei nostri governanti.

E intanto…. mi godo la festa di pensionamento di una collega (beata lei che il traguardo l’ha conquistato), tra finger food spettacolari, affettati e pasticcini, con un briciolo di invidia e pensieri distopici sul futuro…