Autore: Sabrina Fava
Fra Benedetta Rossi e la Parodi, conosciamo ormai una vasta gamma di ricette. Io non penso di essere un granché in cucina, ciò nonostante, se c’è qualcosa che le due signore mi hanno insegnato è che per preparare qualcosa di buono, si deve innanzitutto partire dagli ingredienti. Se la materia prima è di alta qualità, non può uscirne un disastro. Acconsentite?
Perciò, andiamo al supermercato degli attori e fra le scansie prendiamo Eva Green, facciamole indossare un nero abito ottocentesco, portiamole una sigaretta sottile fra le dita diafane e rendiamola un po’ pazza, quanto basta per rendere credibile una possessione demoniaca. Diamole un nome: Vanessa Yves. Definiamo una location: Londra vittoriana fra sfruttamento minorile, carbone a palate, prostituzione e consunzione, in un intrico di oscura fotografia, al punto che la palette di colori spazia ogni sfumatura di nero e nelle belle giornate spennella con un po’ di carminio.
A breve l’ingrediente finale, un po’ di letteratura inglese.
Una volta determinali i tratti essenziali, scegliamo il titolo prima di buttarci nella vera e propria storyline.
Penny Dreadful non è scelto a caso. Sono “spaventi da un penny” ossia opuscoletti settimanali contenenti storie gotiche, macabre, paurose. I moderni Piccoli brividi, per intenderci.
Torniamo alla trama, un trita e ritrita di personaggi già visti, rivisti, rivisitati, masticati, sputati e vomitati. Ma questa non è una serie che ha la presunzione di apparire originale, infatti vuole raccontare una storia banale, ma vuole farlo bene e come farlo se non con personaggi da urlo? Lo sappiamo ormai che i migliori prodotti hanno trame scontate con protagonisti ben strutturati.
Quindi buttiamo nel calderone qualche romanzo epocale come Dracula, Frankenstein, Dorian Gray, Dr. Jeckyll e Mr. Hyde, mescoliamo insieme e vediamo che ne esce fuori.
Serviamo finché è caldo una serie TV da brividi, di una singolarità soverchiante con storie conosciute, ma delle quali arriva alle orecchie solo un riverbero lontano.
La sceneggiatura è di una profondità destabilizzante, tuttavia penso che il miglior modo per farvelo capire sia tacere e far parlare direttamente loro:
– Vedete, signor Gray, credo che esistano fremiti attorno a noi, simili alla vibrazione di una nota musicale, come una melodia nascosta. Alcuni sono più in armonia fra loro di altri. Cosa fanno queste persone, coloro che sono prescelti? –Vanessa
– Si godono l’unicità. –Dorian
– Il loro essere alienati? Il loro essere emancipati da coloro che li circondano? Non è forse una maledizione? –Vanessa
– Essere diversi, essere potenti non è forse un dono divino? –Dorian
– Essere soli. –Vanessa
– Essere alla ricerca. –Dorian
– Di cosa? –Vanessa
– Di un altro. –Dorian
– Simile a voi? –Vanessa
– Che condivida la vostra rarità. –Dorian
– A quel punto non siete più unico. –Vanessa
– Ma non siete neanche solo. –Dorian
E che dire… traete voi le vostre conclusioni!