Autore: Lorenzo Grazzi
La notizia ha fatto il giro del mondo: il ministro Lollobrigida ha fatto una gaffe (Oops! I did it again).
Lo scorso 10 maggio il ministro per l’Agricoltura durante il question time ha prodotto una delle sue celebri gaffe: “per fortuna quest’anno la siccità colpisce molto di più le regioni del Sud e in particolare la Sicilia”.
Se state pensando a come sia possibile perdere credibilità in una manciata di parole, beh, ecco un bell’esempio.
Fortuna per il ministro i resocontisti del Senato (quelli che tengono traccia di tutto quello che avviene, di quello che si dice, di approva, si respinge…), sono prontamente intervenuti e il suo “per fortuna” è stato prontamente cambiato in un “purtroppo” così da salvare la situazione e tramandare ai posteri un resoconto privo di sbavature.
Purtroppo per il ministro, però, ci sono le telecamere a immortalare la tragica verità.
Così si è creato un pasticcio nel pasticcio… e il resoconto ufficiale della seduta non coincideva con la verità raccontata dalla telecamera. Alla fine, si è deciso di lasciare al suo destino Lollobrigida e tornare a correggere il rendiconto sostituendo il “purtroppo” con il legittimo “per fortuna”.
Ora, a parte lo scivolone del ministro che non è il primo e non sarà l’ultimo a mettere un piede in fallo, rimane la gestione del problema.
Quanto è facile manipolare la realtà? In un mondo senza telecamere sarebbe stato un attimo, una parolina al posto di due (che è anche più economico) e il gioco è fatto. Se qualcuno avesse scorso il resoconto tra qualche anno avrebbe saputo quanto il ministro dell’Agricoltura era affranto in quel lontano 2024 per la siccità che aveva colpito il Sud. Una situazione mai accaduta, ovviamente, eppure documentata.
Ma le telecamere hanno impedito al fattaccio di compiersi, garantendo la trasparenza e la pace per il Paese. Vabbé, senza esagerare.
Ricordiamoci, però, che viviamo nell’epoca della realtà aumentata e dell’IA. Quando sarebbe difficile per una di queste tecnologie modificare una traccia video? Probabilmente un paio di clic.
Ed ecco che la democrazia traballa perché in quel caso non esisterebbe nulla a testimoniare la realtà se non una traccia video e un resoconto manipolati. Ah, certo, nemmeno a pensarle queste cose!
I governi ci tengono alla trasparenza! Attraverso di essa si garantisce la democrazia!
Ma siamo proprio certi che non salga la tentazione di correggere qualche svista? Se non ci fossero state le telecamere sarebbe già stato fatto (anzi, era già stato fatto!), quindi si tratta solo di opportunità.
Il problema di buona parte del mondo, oggi, è far coincidere la realtà che si vorrebbe con quella oggettiva: qualche clic ed ecco sparire i cambiamenti climatici, le frasi becere, persino le guerre. Un mondo perfetto nel quale sono le testimonianze oculari ad esistere veramente e la gestione dei fenomeni mondiali ridotte a chiacchiere di paese.
Che poi io in Ucraina non sono mai stato, ci sarà davvero stata l’invasione della Russia? E Israele? Davvero ci sono tutti quei morti o è solo frutto di immagini e video prodotte ad hoc per creare un effetto sul pubblico?
Mi rendo conto di essere l’unico testimone della realtà e anche che questa realtà è sia estremamente soggettiva che estremamente ristretta rispetto a quello che mi viene proposto.
I miei sensi sono l’unica certezza (relativa, per altro) che mi consente di approcciarmi al mondo, alla faccia di quella globalizzazione che prometteva di avere tutto ovunque (informazioni, merci, persone, idee).
Persino in fatto di fede non ho certezze poiché non sono così vecchio da aver fatto due chiacchiere con Gesù Cristo, ne con Pietro, devo affidarmi alle scritture che, magari, sono state corrette per evitare qualche gaffe proprio come per Lollobrigida, ma all’epoca niente telecamere, quindi la vita era più facile. Ma, a ben guardare, è davvero esistito Gesù Cristo?
La maggior parte delle nostre regole sociali dipendono da correzioni che sono avvenute nel tempo e delle quali noi non siamo stati testimoni, ma che ci vengono vendute come valide poiché accettate da una maggioranza.
I libri di scuola vengono ritoccati a seconda dell’appartenenza del governo a una fazione o all’altra per cui a che serve studiare la storia?
Temo che, insieme ai miei limitati sensi, l’unica arma per scrutare attraverso la realtà (sempre relativa, ben inteso), sia l’istruzione, ma non quella scolastica che va sempre presa criticamente, ma quella personale, quella dannata voglia perennemente appisolata di sapere e cercare la verità, non la verità comoda. Leggere, studiare e CAPIRE il punto di vista di entrambe le parti, le opinioni, i punti di vista di quelli che hanno perso una guerra, che hanno criticato una teoria, che hanno irriso un sistema, potrebbe essere la chiave per generare davvero un senso critico che metta in discussione quello che i sensi hanno bonariamente preso per buono.
La realtà è piccola e manipolabile (e lo sarà sempre di più). Siamo destinati a vivere in una realtà limitata, piccola e di breve durata che possiamo testimoniare solo con la nostra presenza, tutto il resto non esiste e, anzi, se finisce nelle mani sbagliate rischia di spingerci proprio dove vorrebbe.
Rischiamo di vivere nel mondo degli altri, quelli che possono manovrarci senza darci ordini, ma semplicemente con un paio di video ben realizzati e foto fintamente rubate.