NEL BLU DIPINTO DI BLU

NEL BLU DIPINTO DI BLU

Autore: Lorenzo Grazzi

Negli anni ‘80 ero un bambino. Questo pensiero mi fa rabbrividire come un albero scosso dal vento d’inverno. Sembra passato un secolo, ma no, in effetti non è così e posso ancora dire che sono lontano dalla fatidica soglia psicologica degli -ANTA.

Ma a voi non interessa sapere dei miei disturbi da crisi di mezza età anticipata, e io non sono qui per raccontarveli, quindi torniamo a noi.

Negli anni ‘80, dicevo, ero un bambino. Sono fiero di questa immeritata fortuna perché in quegli anni facevo scorpacciate di tv e mi godevo cartoni animati che sono entrati nel subconscio di più di una generazione.

Da Mila e Shiro a Holly e Benji, da Voltron a Scuola di polizia, dalla mitica (mai aggettivo fu più calzante) Pollon alla stupefacente Jam (…anche questo l’aggettivo calza bene però!).

Non voglio essere di quelli che “una volta era tutto più bello”… ancora oggi mi nutro di cartoni animati, ma non posso paragonare (pena la morte) il Conte Dacula (vampiro vegetariano) con Peppa Pig… non posso proprio e il Dio dei cartoni animati mi perdoni per averli accostati nella stessa frase!

Tra tutti c’era un cartone che amavo, come tanti altri, nel quale un uomo di mezza età con uno dei vestiti più agghiaccianti di sempre cercava di catturare dei folletti dal colore improbabile. Sì, parlo dei Puffi.

I Puffi sono figli di disegnatori belgi e sono tra i pochi cartoni europei ad avere un successo che dal 1959 a oggi non si è quasi mai oscurato.

Puffperbacco”, “Che è meglio!”, “Io odio…” frasi celebri almeno quanto il “Francamente me ne infischio” di Via col vento.

Ricordate? I Puffi fecero la loro comparsa nel cartone di John e Solfamì ma ebbero un tale successo che presto si presero la scena. All’inizio erano 99 e tutti uomini.

Ora… questo creava diversi problemi. Siccome sono per l’amore libero non mi soffermerò sul puerile atto sessuale (erano uomini blu che vivevano in case a fungo indossando solo i pantaloni e un cappello… i Village People erano dei dilettanti a confronto), ma vorrei soffermarmi sul ballo tipico dei Puffi, la Danza dei 100 Puffi.

Capite il dramma?! Non puoi fare la Danza dei 100 Puffi se ne hai solo 99! Questi disgraziati non potevano neanche cimentarsi nel loro ballo tradizionale!

Un giorno l’inseparabile specchio di Puffo Sciccoso (la cui sessualità non è mai stata chiarita, in effetti) venne colpito da un fulmine e così nacque un nuovo Puffo. Purtroppo per il villaggio si trattava di un altro maschio, ma risolveva almeno il problema della Danza dei 100 Puffi.

Il regalo più bello che gli ometti blu ricevettero fu opera del loro arcinemico Gargamella che, pensando di creare scompiglio, diede vita a Puffetta.

Ma i Puffi erano talmente abituati alla loro condizione uni-maschile (o forse erano tanto felici di essere arrivati a cento esemplari), che non diedero segno di notare la nuova venuta più di tanto.

Dei Puffi ricordo con estremo piacere il legame con la natura, una nota di questi personaggi da sempre espressa con forza dai loro disegnatori. I Puffi erano i primi ecologisti della tv e ricordiamo che siamo negli anni ‘60.

I Puffi sanno che un tesoro c’è, è il fiore accanto a te”, già questa frase della sigla cantata da Cristina d’Avena è un toccasana per il cuore degli attenti all’ambiente.

Sì, perché i Puffi si scontravano con Gargamella ma non mancava occasione di sbandierare il loro legame affettuoso con gli animali, le piante, l’ambiente, fino all’arrivo del personaggio di Madre Natura, madrina e amica di tutto il villaggio.

Non ho figli, ma se ne avessi credo che li alleverei a suon di Puffi, un cartone che mi ha lasciato, in maniera semplice e senza forzature, un senso di comunione con il mondo, quella vaga idea di appartenenza all’ambiente che ancora avverto.

Nel pianeta del 2022 che se la sta passando abbastanza male vorrei fare appello al potere dei Puffi, e richiamare quel senso di appartenenza che potrebbe, se non salvarci, farci capire i nostri errori nei confronti dell’ambiente.

Sì, i Puffi lo sapevano già allora.