MORTO TRA UNA SETTIMANA (O TI RIDIAMO I SOLDI)

MORTO TRA UNA SETTIMANA (O TI RIDIAMO I SOLDI)

Autore: Lorenzo Grazzi

Venerdì sera di luglio. 87 gradi Fahrenheit. Il gelato che cola lentamente dallo stecco implorando che qualcuno ponga velocemente fine alle sue sofferenze. Non so immaginare momento migliore per una commedia.

Rai 3 propone Morto tra una settimana (o ti ridiamo i soldi), pellicola del 2018 con Aneurin Barnard, Tom Wilkinson, Christopher Ecclestone e Freya Mavor.

Will è un giovane scrittore che non riesce a pubblicare il suo libro. I suoi genitori sono morti, il suo lavoro come bagnino è tutto fuorché appagante, i suoi amici non esistono. Depresso e sfiduciato dalla vita Will decide di farla finita.

Pronto a saltare da un ponte viene avvicinato da un personaggio losco che invece di tentare di fermarlo si propone di aiutarlo lasciandogli un biglietto da visita.

Will scopre così che esiste un’Associazione Internazionale di Assassini e decide di ingaggiare Leslie affinché ponga fine alla sua inutile vita.

Il contratto viene firmato e Leslie promette la sua risoluzione nel giro di una settimana al massimo.

Proprio il giorno dopo arriva una chiamata da parte di una casa editrice e la vita di Will viene velocemente sconvolta.

Una commedia brillante e piacevole, un sottile humur inglese e dei personaggi tormentati dalla vita che cercano di trovare il proprio posto nel mondo. L’intera vicenda sembra muoversi attorno alle filosofiche domande: “chi sono io? Che senso ha la mia vita?”.

L’anziano assassino che non si rassegna al pensionamento nonostante l’affetto della dolce moglie, la ragazza che ha già tentato il suicidio e che sarà attratta dal mondo interiore di Will e lo stesso protagonista che non riesce a trovare la sua identità.

La commedia porta prepotentemente sugli schermi la Morte, colei che tutti rifuggono. Nella nostra società è vietato morire, nonostante ci venga proposta continuamente in tv, nelle serie o nei romanzi, l’incontro con la morte è quanto di più orribile si possa immaginare.
Il lutto è quasi disdicevole: cosa dire a chi viene colpito da una perdita? Come comportarsi quando qualcuno viene a mancare? Come affrontare il lutto?

Non esistono manuali in merito e la soluzione sembra essere quella di tuffarsi nella quotidianità lasciando che la corrente allontani in fretta il momento, come una brutta esperienza da dimenticare velocemente. La morte non esiste, è un incontro fugace che entra nelle nostre vite ma che dobbiamo allontanare come uno spauracchio.

La nostra è la società immortale che schiva proiettili letali continuando a correre e chi viene ferito nella sparatoria va lasciato indietro.

La esorcizziamo rendendola spettacolo, un massacro nella nostra serie preferita, membra che volano in qualche film splatter, un crimine violento sul quale indaga il nostro investigatore preferito.

Poi arriva la realtà. Lo schiaffo che ci riporta al senso della vita. Il lutto personale, il famigliare, l’amico, il parente che muore e non possiamo più cambiare canale. Le Torri Gemelle che crollano con le persone che si gettano dagli uffici in fiamme. I bambini denutriti che si dimenano con i ventri gonfi e le mosche che banchettano. I carri militari che trasportano i morti di Covid fuori dalle città. La guerra che lascia cadaveri e vergogne.

La morte è ovunque, forse persino più diffusa della vita, scontata, denigrata, sprecata. Ma come recita una battuta del film, se pensiamo di non aver trovato il nostro posto nel mondo la soluzione non dovrebbe essere la morte, ma una vita eterna nella quale fare il più alto numero di esperienze possibili fino a trovare quella che ci definisce. Non è con la fine che definiamo noi stessi.

Nasciamo con un conto alla rovescia che parte con il primo vagito. Siamo già morti nel momento in cui facciamo il primo respiro, la differenza è data solo dall’energia che impieghiamo per arrivare all’ultimo.