Autore: Gianluigi Chiaserotti
“Morfologia del rimpianto” (atmosfere e canzoni degli anni Sessanta e Settanta) è l’ultimo saggio di Italo Inglese, scrittore e giurista, figlio di un illustre avvocato dello Stato. Anzi è la “rivisitazione” (come scrive nell’introduzione l’Autore) dello stesso suo libro del 2001.
E’ senza dubbio un libro di ricordi che abbraccia un periodo della vita dell’autore dal 1963 al 1975; dopo una molto ampia introduzione, ricchissima di note esplicative, che ritengo fondamentali il libro si presenta diviso in tre parti.
La prima parte è dedicata a Tortoreto Lido, il luogo della lunga villeggiatura in una grandissima casa, che purtroppo ora non è più della famiglia Inglese, ove bambino ed adolescente vi trascorreva con la mamma ed il papà i tre mesi estivi.
Mesi, come per molti di noi, attesi tutto l’anno.
La seconda parte è dedicata ad una attenta e precisa analisi delle canzoni ormai intramontabili che hanno veramente creato la storia della musica moderna.
Ed Italo con una maniacale precisione ci narra dei Beatles, dei Rolling Stones, e di altri cantanti, per lo più stranieri.
Questa seconda parte induce a cercare questi dischi ed ascoltarli.
La terza parte è dedicata ad un ricordo (anche di chi scrive) della scuola romana , il “Marcantonio Colonna”, diretto dai Christian Brother of Ireland, chiuso purtroppo nel 1997.
Con nomi di fantasia, l’Autore ricorda vari “Misters”, così si chiamavano i religiosi, fratelli e non sacerdoti, ed anche alcuni aneddoti.
Ricorda alcuni suoi illustri compagni di classe, ma soprattutto i pomeriggi trascorsi nelle case di costoro, limitrofe all’Istituto, del Rione Prati, che definisce «[…] una tranquilla enclave popolata dalla media classe non volgare» ove «si respirava un’aria rassicurante».
Il “rimpianto” del titolo non è sicuramente negativo, ma limpidamente positivo in quanto, riferendomi alla seconda parte del saggio che è quella che fa da padrona, analizza appunto canzoni e musiche intramontabili.
E ciò è ben scritto nella quarta di copertina: «Il rimpianto dell’autore si snoda attraverso ricordi legati alle vacanze estive, alla musica e a una scuola irlandese, racchiusi nell’arco di una dozzina d’anni a cavallo dei Sessanta e Settanta […] Evocando immagini e suoni di un’età dell’oro, gli anni effervescenti della grande stagione del rock, della contestazione giovanile e della rivoluzione psichedelica, il libro traccia un bilancio di un’epoca che, pur tra luci ed ombre, appare migliore dell’attuale […]».
Se riflettiamo un secondo, attualmente, e dopo sessant’anni, alcuni sottofondi musicali di eventi, di pubblicità, di presentazioni o di altro riprendono, spesso e volentieri, queste musiche.
E questo non è appunto un rimpianto, ma un elogio della buona musica, di una musica intramontabile, pur non essendo classica, e di un periodo che non tornerà più.
L’Autore quando negli anni Sessanta / Settanta ascoltava queste musiche aveva dai 10 ai 16 anni e sicuramente nello stesso periodo canzoni o musiche di sessanta anni prima erano ormai nel dimenticatoio.
Come ripeto è un libro” da ascoltare”, ma anche da leggere, e con attenzione, perché scritto veramente da un esperto, tra l’altro ottimo cantante e musicista.
E sicuramente questo tipo di “rimpianto” è una forza del passato per un presente ed un futuro alquanto migliori.