Autore: Lorenzo Grazzi
Siamo italiani e siamo tuttologi per definizione, ma a volte vale la pena di sapere quello che si dice e, possibilmente, ragionarci sopra un attimo prima di aprire la bocca.
La scena politica sembra particolarmente agguerrita (al punto di invocare il reato universale… qualunque cosa esso sia) contro l’utero in affitto, quello che la gente civilizzata chiama maternità surrogata.
Ma, oltre a parlarne, sappiamo anche di cosa si tratta?
Con il termine “maternità surrogata” si fa riferimento a una gestazione portata a termine nel corpo di una donna che non è geneticamente legata al feto.
Nella pratica uno spermatozoo feconda un ovulo in vitro che poi viene impiantato in un utero che non è quello della donatrice dell’ovulo.
Facciamo ancora più semplice: Peppa e Pippo vogliono avere un bambino, ma Peppa ha problemi di salute che mettono a rischio la gravidanza, così Peppa e Pippo si rivolgono a un medico che chiede loro di donare un ovulo e uno spermatozoo. Il medico poi feconda l’ovulo con lo spermatozoo e chiede ad Arabella il permesso di impiantarlo nel suo corpo. Arabella farà crescere il feto nel suo corpo, sarà quella con la nausea mattutina, con il guardaroba da rifare e le caviglie gonfie.
Quando il bimbo nascerà tornerà ai genitori biologici, ossia Peppa e Pippo.
Questa pratica è usatissima negli altri Stati e consente ai genitori che non possono gestire una gravidanza di avere dei figli. Non si tratta solo di problemi fisici, è una scelta che fanno anche diverse persone del mondo dello spettacolo che non possono permettersi, per esempio, di ingrassare o veder deformare il proprio corpo come le indossatrici che preferiscono avere figli durante la carriera e non a quarant’anni. Ma anche molti uomini vi ricorrono, come Cristiano Ronaldo o Elon Musk.
È una scelta che si compie di comune accordo tra i genitori e una terza parte che accetta di donare il suo corpo per nove mesi per realizzare il sogno di altre persone. Non è, a ben guardare, molto diverso dalla donazione di sangue, o di organi.
In alcuni casi, come quello di due uomini che vogliono avere un bambino, è necessario avere anche una donatrice di ovuli, mentre nel caso di due donne occorre un donatore di spermatozoi.
Si invoca, a questo punto una duplice riflessione: siamo certi che non ci sia uno sfruttamento di ragazze fertili che si fanno pagare profumatamente per sopportare la gravidanza al posto di persone più ricche? Ovviamente no, lo sfruttamento da parte di persone benestanti verso chi ha più bisogno è antico come l’uomo e compito dei governi dovrebbe essere garantire la trasparenza e la scelta individuale.
I contratti che si stipulano in molti Paesi europei e non solo riguardo la maternità surrogata sono molto chiari e impediscono qualunque contatto tra i genitori biologici e la madre surrogata che spesso non si conoscono nemmeno. Le madri surrogate sono inserite in un elenco interno alle cliniche e vi accedono dopo aver comprovato lo stato di buona salute e la mancanza di necessità economiche. Insomma, si fa di tutto per essere certi che le madri surrogate stiano compiendo una scelta che non ha nulla a che fare con il denaro.
La seconda riflessione etica riguarda, appunto, la scelta. Può una donna decidere di portare in grembo un bambino non suo e poi separarsene al momento della nascita?
Sinceramente credo che nessuno dovrebbe mettere becco in una cosa del genere poiché il corpo di una donna appartiene solo a lei.
Impedire a una donna di scegliere il ruolo di madre surrogata è come impedirle di abortire, o di rifiutare di soddisfare il marito, o di uscire di casa con una minigonna… Non compete a un governo, non compete a un medico, non compete a un giudice e non compete nemmeno a Dio, stabilire il sacrosanto diritto di una persona di gestire il proprio corpo.
Perché la donazione di sperma non è considerato “reato universale”, non si tratta della stessa cosa? Non si tratta della scelta di un uomo iscritto in un catalogo, di donare il proprio patrimonio genetico a delle sconosciute?
Eh, ma il patriarcato è ancora molto radicato e un uomo non solo può avere mille figli ottenuti con la fecondazione, può anche pensare di decidere come una donna deve vestirsi (può chiamarla “puttana” se la trova vestita troppo poco), può permettersi di cancellare il diritto all’aborto, può permettersi di impedirle di compiere scelte che riguardano il suo corpo. Può persino permettersi di violentarla o di giudicarla perché “se va in giro conciata così poi se le cerca”.
Il reato universale per la maternità surrogata è davvero necessario? E che fare con quelle famiglie “tradizionali” che riempiono la cronaca? Che tipo di reato è un uomo che uccide la propria compagna al settimo mese di gravidanza?
Non sarebbe meglio lasciare che chi sceglie di dare amore possa farlo serenamente?