Autore: Lorenzo Grazzi
Vi capita mai di sfogliare un libro di storia e di pensare “ma come hanno fatto a non accorgersene?”. Ci sono momenti nei quali sembra che tutti i segni siano allineati, evidenti e chiari, eppure, contro ogni previsione, ci si muove nella direzione opposta.
Era il 1971 quando nello zoo di San Francisco nacque quella che sarebbe diventata la gorilla più famosa della storia: Koko.
La piccola venne rifiutata dalla madre e per questo allevata dai volontari. Il suo destino, però, sarebbe stato molto diverso da quello dei suoi simili cresciuti in cattività.
Aveva appena compiuto un anno quando si tentò di insegnare a Koko il linguaggio dei segni in modo da poter comunicare con gli esseri umani.
Appena sei mesi dopo Koko conosceva e si esprimeva con oltre mille segni ed era in grado di capire e raccontare emozioni complesse.
Era un risultato eccezionale: Koko non si limitava a comunicare il suo bisogno di cibo o di gioco, ciò che esprimeva la collocava di diritto tra le creature senzienti complesse sullo stesso piano degli esseri umani.
Divenuta adulta tentò più volte di diventare madre senza successo, cosa che la gettò in una forte depressione fino a quando, il giorno di Natale, chiese di ricevere un gattino.
All’inizio gli operatori le diedero un animale di peluche con il quale lei non giocò mai, anzi, tra tutti i suoi giochi quello fu l’unico con il quale non volle mai interagire.
Koko ci riprovò il giorno del suo compleanno, chiedendo nuovamente di ricevere un gattino e, questa volta, si decise di regalarle una gattina anch’essa rifiutata dalla madre.
Fu Koko a battezzarla All Ball.
Tra i due nacque un rapporto intenso e profondo; Koko si occupava della gattina come una madre, coccolandola, nutrendola e crescendola come fosse una creatura sua.
Nello stesso periodo fu testimonia, insieme a Robin Williams, di diversi spot per la salvaguardia della specie.
Ma le favole hanno sempre una fine.
Alcuni anni dopo All Ball venne investita da un’auto. Quando i volontari lo comunicarono a Koko lei espresse attraverso il linguaggio dei segni “male”, “triste”, “cattivo”, “piangere”, “cipiglio”, “tristezza” e una moltitudine di parole nuove. Per la prima volta la sentirono piangere con versi lunghi e profondi simili al pianto di un uomo.
Lo stesso accadde quando la informarono della morte di Robin Williams che con Koko aveva allacciato un rapporto molto affettuoso.
Koko aveva espresso le emozioni devastanti che fino a quel momento gli scienziati avevano solo supposto gli animali potessero provare.
Per sedare il suo lutto le regalarono due nuovi gattini che Koko chiamò Miss Black e Miss Gray. Sebbene Koko allacciò all’istante un rapporto materno con i due, i volontari realizzarono all’istante che per lei non erano sostituti di All Ball; la gorilla, infatti, aveva con i due micetti un comportamento del tutto differente dimostrando di avere chiaro che si stava approcciando a creature diverse, seppure simili, che non avrebbero cancellato il ricordo di All Ball.
Koko si è spenda all’età di 47 anni nel 2018, nel sonno, nello zoo di San Francisco nel quale era venuta in contatto con decine di vite e toccato centinaia di cuori.
Pochi giorni prima di morire, però, volle lasciare un messaggio spontaneo (ossia non stimolato dai volontari e dai ricercatori), un messaggio che fece gelare il sangue a tutti coloro che lo lessero.
“Io sono fiore, io sono animale, io sono terra. Ma uomo è stupido. Uomo è stupido. Uomo è terra. Riparate terra. Riparate terra. Poco tempo. Riparate terra”.
Poco tempo dopo gli scienziati scoprirono che i gorilla (e altre specie) sono in grado di usare le piante medicinali per curare le ferite o le intossicazioni esattamente come fanno le tribù indigene.
Si tratta di scoperte straordinarie ma, forse, raccontano più degli uomini che degli animali: convinti di essere una specie eletta, superiore alle altre, rimaniamo stupiti delle capacità dimostrate dagli animali, dando quasi per scontato che siano appannaggio nostro.
Koko ci ha dimostrato che i gorilla sono in grado di provare sentimenti complessi, ma li provavano già prima che noi fossimo in grado di comprenderli e il nostro stupore dimostra solamente che Koko aveva ragione, l’uomo è stupido.