Autore: Davide Libralato
Entrambi Lucio, uno Battisti e l’altro Dalla. Per dirla tutta paragonare questi due Immensi Artisti mi risulta un po’ faticoso (le lettere maiuscole sono tutto fuorché casuali) sia a livello musicale che a livello umano, ma questo ” tributo commemorativo ” lo ritengo assolutamente doveroso nonché una bella occasione per poterli ricordare con affetto. Vi state chiedendo perché proprio loro? In realtà da un paio di giorni a questa parte non si parla d’altro quindi molti di noi sapranno che il 4 ed il 5 marzo scorso i due compianti cantautori avrebbero compiuto 80 anni. Due colossi della Musica d’autore italiana venuti alla luce con un solo giorno di differenza, quasi a gemellare una grandezza dispensata solamente in quella manciata di ore. Risuonerebbe un pò strano identificarli oggi come due anziani signori quando la cosa più immediata e naturale è ricordarli nelle loro interpretazioni, così particolari da rimanere incise nelle nostre memorie. Certi Artisti sembrano non dover invecchiare mai al cospetto dei tempi che cambiano e del comune immaginario, soprattutto se questi ci hanno lasciati prematuramente e quindi i ricordi ci portano inevitabilmente a delle versioni di “loro” giovani. Battisti se ne andò nel lontano 1998 dopo una rapida e violenta malattia di cui poco si è saputo ed onestamente ancor meno rilevanza oggi avrebbe saperlo, perché troppi anni son passati per poterlo anche solo inserire nel contesto musicale odierno, ma mai sufficienti per farci dimenticare brani che oltre a tenerci compagnia nei momenti più disparati si identificano tra le più grandi prove di come la musica possa essere qualcosa di eterno. Uno (Battisti) ha cominciato la propria carriera con la chitarra in mano completamente da autodidatta, dipingendo delle melodie che sono diventate poi un esempio di orecchiabilità, di armonia e di nostalgiche cantate in compagnia. Infatti, non esiste italiano che non abbia mai suonato o condiviso momenti della propria vita con un suo pezzo. A differenza del collega si affiancò costantemente di parolieri che potessero completare le sue opere ma su tutti ricordiamo il matrimonio artistico con l’ amico Mogol, il quale scrisse insieme a lui veri e propri capolavori. L’ amore e le sue numerose sfaccettature, condite da visioni ed estratti di vita comune furono il piatto forte del suo (difficilmente imitabile) stile.
La storia cambia quando parliamo dell’altro Lucio: Dalla. Il discorso qui è completamente diverso. Il cantautore emiliano nasce musicista jazz e studia pianoforte oltre a diversi strumenti a fiato. Per poco tempo si occupa solamente della parte musicale dei propri brani ma ben presto si scopre (e per fortuna lo abbiamo scoperto anche noi!) vero e proprio poeta e gran valorizzatore delle parole, usate poi lungo la sua meravigliosa carriera in maniera anche ironica, provocatoria e talvolta dissacrante. Parlando di lui ho sostenuto sempre una cosa: era uno di quei geni totali che all’interno della propria arte poteva spaziare tra generi diversi e ce l’ ha dimostrato, passando dalla musica leggera a quella da camera fino al rap, il rock e l’elettronica. Il denominatore comune era quella qualità infusa sempre e comunque, con un tocco intimo ed elegante che solo lui sapeva donare . Mai banale anche quando prendeva in giro se stesso toccando temi e questioni molto sensibili quali sessualità, etica o “semplicemente” amori mal corrisposti. Questa è oggettivamente una dote di pochi. Dalla ci lasciò nel 2012, quindi diverso tempo dopo il suo omonimo ma comunque troppo presto in funzione di quello che ancora poteva regalarci. Dopo esserci ricordati (qualora fosse stato necessario) della grandezza di questi musicisti penso sia giusto dire che chi ha avuto la possibilità di vederli dal vivo (io no purtroppo e credetemi, non è facile accettarlo) possa ritenersi fortunato: è riuscito infatti a godere di due angeli del firmamento musicale scesi in terra a poche ore di distanza l’uno dall’ altro, che si (ri)trovano ora insieme, sempre divisi da un pugno di ore…