L’INGANNO DEL SECOLO:QUEERBAITING

L’INGANNO DEL SECOLO:QUEERBAITING

Autore: Lorenzo Grazzi

Il mondo moderno è un insieme di insidie: avendo saturato il sistema è necessario trovare il modo di “ingannarlo” confondendo le acque, mascherando le cose, prendendo le distanze dalle situazioni senza mai lasciarle davvero andare.

La soluzione ideale per il consumismo è vendere un prodotto che in passato era nato per un target limitato, a un pubblico sempre più ampio e meno specifico che di quel prodotto forse non ha nemmeno tanto bisogno.

Non avete capito niente, vero? Bene, lo scopo è proprio quello.

Se parliamo della comunità LGBT+ possiamo senz’altro dire che oggi la tv, il cinema, la musica e la letteratura si stanno dando un gran daffare per integrarla, mostrandosi “inclusivi”, parola che alla fine dice poco e niente.

Proprio su questo sfondo è possibile per le persone poco oneste, tentare di ammiccare a un pubblico LGBT+ (o simpatizzante) per cercare di vendere un prodotto, quando in realtà si tratta unicamente di uno specchietto per le allodole.

Immaginate le decine di serie tv nelle quali si sottintende un legame sentimentale tra persone dello stesso sesso che però non diventerà mai una narrazione vera e propria, ma si limita a giochi di sguardi, momenti di casto affetto e inquadrature che lasciano intendere che quel legame c’è eccome.

Ecco, il motivo per il quale la gente guarda le serie tv o legge libri è proprio perché pensa di immedesimarsi in quei personaggi, perché attraverso di loro riconosce il proprio sentire; la Mulino Bianco ha fatto storia presentando per decenni famiglie “tradizionali” che fanno colazione tutte insieme (di solito in giornate di sole radioso e alle dieci del mattino, quel senso di spensierata domenica), stabilendo un obiettivo che tutti noi vorremmo raggiungere.

Per puntare a un pubblico interessato dalle tematiche LGBT+ basta sostituire mamma e papà con due genitori dello stesso sesso e il gioco è fatto.

Le serie tv hanno scoperto che introdurre un personaggio gay all’interno della storia attirava un maggior pubblico senza scontentare quello vecchio. Qui nasce il queerbaiting (letteralmente “adescamento di persone appartenenti alla comunità LGBT+”).

I produttori inseriscono l’amico gay che però non ha un vero ruolo come personaggio, non avrà mai una storia conclamata e sarà costantemente relegato allo sfondo.

Per fare il più classico degli esempi pensiamo alla serie tv Xena principessa guerriera nella quale la protagonista e la sua miglior amica, Olimpia, sono volutamente presentate con una certa ambiguità che a volte sfocia in baci (prettamente con scopo narrativo!), ma che non saranno mai una coppia vera e propria.

Stesso esempio è quello della serie Rizzoli&Isles in cui le protagoniste hanno spesso scambi più che amichevoli tra loro ma intervallati da relazioni eterosessuali improbabili e poco costruite.

Questo fenomeno, come tutti quelli ingannevoli, ha non solo il difetto di prendere in giro lo spettatore con aspettative che non si concretizzano, ma rischia anche di danneggiare la comunità LGBT+ che si vede sempre rappresentata in sordina, impedendo al pubblico di vedere in scena la quotidianità di questa comunità e quindi di stereotiparla impedendone al tempo stesso l’integrazione sociale.

In pratica, è come se sullo sfondo della famiglia felice della Mulino Bianco che fa colazione alle dieci del mattino comparisse un vicino di casa che lancia sguardi di fuoco al papà per poi scomparire dalla scena.

Quando in un libro compaiono situazioni del genere si parla di “inganno del lettore”, una delle cose che, personalmente, mi fanno più infuriare.

Da lettore ho il dovere di cedere alla “sospensione dell’incredulità”, ossia accettare la storia che lo scrittore sta per raccontarmi, ma il libro ha a sua volta il dovere di non abusare del suo ruolo e di non ingannarmi.

Se sto leggendo Harry Potter e sono disposto a credere che esistano maghi, streghe e una scuola di magia, la Rowling ha il dovere di rendere credibile quel mondo; se nel bel mezzo della storia comparisse un’astronave diventerei estremamente furioso. ESTREMAMENTE!

Nel mondo cinematografico e televisivo vale la stessa regola e da parte mia credo che dovrebbe esiste un girone infernale dedicato a produttori ingannevoli colpevoli di queerbaiting per i quali il profitto vale più di ogni altra cosa, compresa una comunità che ha già il suo daffare per farsi conoscere e comprendere.