Autore: Stefano Luigi Cantoni
In tempi come questi dove, ad ogni respiro, notizie lugubri escludono dalle nostre pause pranzo (e non solo da quelle) la serenità necessaria per una corretta digestione, spesso si sente parlare di criminalità organizzata. La mia riflessione di oggi proverà a concentrarsi non tanto sulla mafia in sé quanto, con un filo di speranza, su come tentare di prevenirla.
Quando si affrontano lacerazioni così profonde occorre avere rispetto delle diverse componenti nelle quali si articola l’atavico rapporto tra uomo e male. Un rapporto figlio di una disobbedienza biblica nota e, via via, divenuto sempre più vasto, approdando alle vergognose dimostrazioni di arroganza di cui la mafia è da sempre fautrice.
Riflettendo sul tema non potevo che farmi aiutare da una massima del grande scrittore, poeta e aforista siciliano Gesualdo Bufalino che, nel 1988, fu insignito del Premio Strega con “Le menzogne della notte.”
Intellettuale amante della buona musica e della prosa elaborata, Bufalino strinse amicizia (tra gli altri) con Leonardo Sciascia, Franco Battiato e Claudio Abbado, sviluppando ogni giorno di più un amore verace per le proprie radici e per il profumo di una libertà che tanto mancava a quella terra martoriata da sangue innocente e silenzi omertosi.
Ho dunque deciso di affidarmi a lui nell’arduo (ma non del tutto illusorio) tentativo di trovare un punto di interruzione tra l’uomo e il male, cercando il modo di arginare il cancro della prevaricazione.
Per fare ciò serve agire subito e senza indugi, con polso fermo e passo deciso: la scuola deve essere il punto di partenza per una rinascita all’insegna del rispetto per la vita e per quei piccoli gesti che rendono un uomo degno di esser definito tale.
Non dalle superiori e neppure dalle medie, in cui il vociare confuso e spesso equivoco di mille distrazioni ha già intaccato il candore: occorre partire da asili ed elementari. In quei luoghi intimi, necessari e fondamentali si plasma la coscienza e il senso comunitario di ogni futuro individuo, pietra miliare per una società che, sui singoli e sulle loro qualità, deve necessariamente fondarsi.
Le maestre, dunque, potrebbero essere davvero loro l’ancora di salvezza di un mondo in cui vincere e arricchirsi pare essere il fine ultimo e principale di moltissimi. Loro possono riportarci a un tempo fatto di lentezza e autenticità, a frasi innocenti e rapporti semplici capaci di conferire quello guardo inclusivo che tanto manca oggi.
Un compito che Gesualdo Bufalino, in una delle sue più celebri massime, affida a questa categoria umana e sociale tanto preziosa. Una considerazione con la quale non posso che trovarmi d’accordo, nella speranza che nel petto di molti batta ancora qualcosa simile a un cuore.
“La mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari.”