Autore: Sabrina Fava
Più gli anni passano e più Leo di Caprio affascina. Non sono pochi i pettegolezzi sull’uomo riguardo alla sua incapacità di avere una relazione stabile. Sostituisce ogni ragazza con la leggerezza di un cambio d’abito ma poco importa. La personalità e le decisioni private dell’attore non devono, in alcun modo, avvelenare la sua immagine di attore stratosferico.
Alcuni dicono che non sia nato attore ma che con il tempo lo sia diventato. E da un certo punto di vista è la considerazione migliore che si possa fare su Di Caprio. Ed è qui che giunge il dilemma. Quale teoria possiamo prediligere? Quella antica in cui l’arte poteva essere “insegnata” o quella più moderna in più l’ispirazione e l’inclinazione personale giocano il ruolo centrale? Siamo il Barnabò, quindi che ognuno pensi quello che vuole. Ciò che è necessario sottolineare è che l’attore sia riuscito, nel tempo, ad evolvere. Leo Di Caprio non è poliedrico come altri. Facciamo qualche nome? Okay! Johnny Deep e Brad Pitt, per dirne un paio. Tuttavia la consapevolezza di saper recitare alla perfezione alcuni ruoli è stata la sua miglior presa di coscienza. I lunghi monologhi folli, l’alcol a gonfiare la lingua, la sporcizia a imbruttirgli le mani, il desiderio di uccidere. Questi sono gli elementi che rendono le interpretazioni dell’attore magistrali.
E chi si dimentica la scena di C’era una volta a… Hollywood, diretto da Quentin Tarantino, in cui Rick Dalton (il nostro Leo) inveisce contro il suo riflesso perché è così sbronzo da non ricordarsi le battute? “Va bene tutto. Ma non ricordarsi un cazzo? Bella figura di merda hai fatto davanti a tutta quella gente! Sì bevi tutta la notte, ma che cazzo ti frega? Otto cazzo di fottuti whiskey sour! Sei solo un cazzo di miserabile ubriacone, non ti ricordi un cazzo delle tue battute del cazzo. Le hai provate tanto e ora sembra che non hai studiato un cazzo!” Insomma, sembrava piacergli, e non poco, la parola con la “c”. Un prodotto cinematografico che contiene, con uno strabiliante effetto matriosca, una serie di film dentro al film rasentando il capolavoro.
E quando indossa i panni di Jordan Belfort in The wolf of Wall Street, diretto da Martin Scorsese, e convince tutti di essere un venditore con i contro c*oglioni? Ne citiamo un altro? Sì, facciamolo! Sempre un prodotto gioiello di Martin Scorsese: Shutter Island, la follia fatta a pellicola. Ve ne vengono in mente altri? Fatecelo sapere nei commenti.
In poche parole Leonardo Di Caprio sembra trovarsi perfettamente a proprio agio impersonando figure fuori dagli schemi. Le persone normali non fanno per lui, e menomale, perché come diceva il personaggio di American Horror Story: “Le persone normali mi spaventano”.