Autore: Antony Russo
Seppur odiamo le bugie, bisogna essere onesti (che strano gioco di parole). Togliamoci quei panni da ipocriti che siamo soliti indossare per accettare l’ardua verità: tutti mentono. Semplicemente non ci piace che gli altri siano falsi con noi, ma quante volte lo siamo nei confronti chi abbiamo di fronte? Spesso ci raccontiamo la favola delle bugie “a fin di bene”, ma non è una mera giustificazione?
Si inizia a mentire quando si è ancora in fasce, a circa otto – dieci mesi. Per quanto assurdo, i bambini di quell’età modificano il proprio comportamento per ottenere dall’adulto la reazione che desiderano. Secondo alcuni ricercatori tale capacità è considerata, persino, indice di intelligenza precoce, in quanto, già all’alba del nostro cammino, cerchiamo sin da subito, non solo cerchiamo di immaginare quello che le persone credono e vogliono, ma riusciamo persino ad adottare strategie utili a ottenere ciò che vogliamo, anche la semplice approvazione.
Il concetto di falsità “socialmente accettate” rimanda a quelle che vengono etichettate dai più come “Bugie Bianche”, conosciute anche come bugie empatiche. La scala cromatica associata alle fandonie non si ferma qui, perché vengono associate anche al nero e al blu. Da un punto di vista sociale, i bambini imparano che le “bugie nere” tendono a staccarli dagli altri, quelle “bianche” invece cementano la vita sociale, mentre quelle “blu” tendono a consolidare la presenza in un gruppo e ad aumentare la divaricazione da altri gruppi.
Ma andiamo con ordine.
Quali sono queste frottole lattescenti? Piccole accortezze ritenute inoffensive utili a smussare gli spigoli e semplificarsi la vita, fatte proprie per evitare di offendere il nostro interlocutore ovvero gratificarlo, o semplicemente, per evitare possa pregiudicarsi una determinata relazione. A volte vengono banalmente individuate come regole d’educazione. Sembrerebbe qualcosa di totalmente estraneo a noi, ma in realtà è più banale di quanto sembri: immaginiamo di ricevere un regalo che non ci piace e doverci fingere “contenti” per non scontentare chi abbiamo di fronte.
Queste altrustic white lies, che procurano un vantaggio altrui a proprio danno, si differenziano dalle Pareto white lies, le quali, invece, tendono a massimizzare il beneficio per entrambi. Infine, abbiamo quelle che vengono adottate a beneficio solo del narratore. In questo caso, siamo nel campo oscuro delle bugie nere.
Esse sono considerate dannose, in quanto egoistiche, dette a scopo predatorio, ovvero per ottenere un guadagno immeritato o evitare una punizione. Esse vengono stigmatizzate, in quanto andrebbero a minare la reputazione e la fiducia.
Davvero si giustifica la menzogna in base alla natura? Vuol dire che c’è un metro di giudizio oggettivo su cui basarsi? E chi lo ha deciso questo? E quante volte nascondiamo a noi stessi le vere motivazioni, falsifichiamo la realtà raccontandoci che è per evitare un dolore all’altrui persona, ma in realtà siamo noi a voler sfuggire alle conseguenze di quanto nascondiamo?
Evitando di addentrarci nel difficile tema dei bugiardi patologici (anche detto cronico o abituale, il quale mente continuamente per ottenere un vantaggio ben preciso) o compulsivi (non mente per raggiungere un fine specifico, ma semplicemente perché mentire lo fa star meglio rispetto al dire la verità. Per questi soggetti essere sinceri diventa motivo di disagio e sofferenza, perciò, al fine di semplificarsi la vita, aggirano l’ostacolo di dover affrontare il rischio di essere giudicati male e/o affrontare conseguenze spiacevoli, come l’ammissione di un torto o dover dare troppe spiegazioni), i quali, utilizzando le stesse motivazioni adottate dalle persone “sane”, costruiscono una realtà fittizia, arrivano anch’essi( a mio avviso) a non distinguere più ciò che è vero da ciò che è stato da loro stessi costruito, a livello teorico, perché su un piano pratico sembra che la menzogna sia divenuta la regola, oggi si professa sempre più l’idea che anche le bugie bianche debbano essere rifuggite.
Dire meno “frottole” non solo migliorerebbe lo stato di salute, nonché la nostra autostima, ma renderebbe anche migliore la qualità delle nostre relazioni, di qualunque natura esse siano. Una relazione sana, forte e autentica non dovrebbe aver troppo bisogno di bugie, le quali devono essere considerate tutte del medesimo colore. Non vi sono menzogne che pesano meno sulla bilancia della convenienza. Esse, infatti, diminuiscono il grado di intimità in una relazione affettiva, rendendola stereotipata.
Distorcendo la realtà in termini troppo favorevoli, disincentivano in confronto, il cambiamento, il miglioramento e la crescita.
Del resto in una mia recente lettura, “Il No in Amore” dello psicoterapeuta Peter Schellenbaum, viene espressa a più riprese la teoria secondo la quale ogni volta che accettiamo qualcosa che non ci aggrada in una relazione mentiamo all’altra parte e, ancor di più a noi stessi, arrivando a finire per odiare quel che siamo e di riflesso l’altra persona. Il no che potremmo dire nell’amore, diventerebbe un no all’amore.
Mentire è sempre mentire qualunque sia il colore. Siamo sempre nel campo della manipolazione qualunque sia il tipo di frottola raccontata, non trovate? Non nascondiamoci dietro un dito, i fini sono sempre i medesimi: rendere felice l’altro tacendo ciò che vogliamo, salvaguardare una relazione cercando di essere poco autentici, evitare uno scontro, farsi amare di più, ottenere un vantaggio evitare una punizione.
Ma mentire significa davvero mancare di rispetto agli altri? Si, anche, ma è un tradimento anzitutto per se stessi. Attiene al valore che attribuiamo alla nostra integrità e moralità, ai valori e principi che serbiamo dentro di noi.
Forse interpretandola così risulterà più facile essere sinceri? Penso proprio di sì e sono ancor più certo che eviteremmo di rispondere alle menzogne altrui con altre frottole per vendetta.
So cosa state pensando: come mi permetto proprio io a ergermi sul banco delle accuse? Io non sono un maestro, ma un mero studente della vita. Anche io ho mentito e ho ricevuto menzogne. Ho ripagato con falsità altre falsità. Ho imparato ad aggirare la verità già in tenera età, sentendomi a disagio più per le piccole bugie rispetto a quelle davvero gravi. La differenza è tra chi vuole decidere cosa vuole essere da grandi e chi rimane fermo nella propria realtà stabilendo di non imparare le lezioni di vita, di non cambiare maturando.
Dire la propria opinione con sincerità senza ferire. Quello è un altro ed importantissimo aspetto dell’intelligenza emotiva.