Autore: Sabrina Fava
L’ansia da prestazione è un demone infernale che macchia la serena quotidianità, soprattutto quella dei più giovani. Non poi così giovani. Siete confusi?
Se si parla di ansia da prestazione, raffigurandola in un contesto che non si destreggia fra lenzuola e piumoni invernali, si parla della vita, si parla di aspettative, si parla della delusione delle aspettative.
Il consumismo, l’abbassamento dei prezzi, l’abbassamento degli stipendi, l’aumento dei prezzi, la vita che preme sul tasto velocità di un video registratore. Il tempo diminuisce e gli impegni aumentano, le spese lievitano, il tempo stringe. La ricerca del lavoro, il colloquio, il periodo di prova, il tempo determinato, il tempo indeterminato, il mutuo per la casa, il gatto, la speranza di avere i soldi per il matrimonio, la preparazione alla gravidanza, la gravidanza, il post-gravidanza senza crisi post-partum.
Per tutto questo servono: un fidanzato, un vagone di Xanax, i soldi, un fidanzato, il tempo, un fidanzato, un lavoro, UN FIDANZATO.
Gli impegni quotidiani portano a non avere tempo per sé stessi, figuriamoci per dedicarlo a un’altra persona. La ricerca del compagno ideale con cui passare il resto della propria vita non è semplice nel ventunesimo secolo. E se arriva troppo tardi? E se non è come desidera, o impone, la mamma? E se non ha abbastanza soldi come si farà a pagare l’affitto? E se non è abbastanza bello cosa penseranno gli amici?
Chiedetelo a Gianna della serie televisiva italiana “Odio il Natale”. Un prodotto fiction in cui il Natale è un pretesto per denunciare l’amore nei tempi odierni. Ambientata in una bellissima Chioggia invernale.
La ricerca dell’amore è un fiume che serpeggia fra le aspettative altrui. Gianna ha trent’anni e non l’ha ancora trovato. Ci sono tante donne come lei, altre sono oppresse, altre felici. Altre ancora si convincono di avere ciò che desiderano senza sapere che cosa vogliono realmente.
Una serie made in Italy che esula dai frutti della televisione ai quali siamo abituati. Essere sole è un dramma da sventare o un vanto in cui crogiolarsi? Tematiche crude, dure, trattate con leggerezza in quei “confessionali”, in cui la protagonista rompe la quarta parete, parlando direttamente agli spettatori. Due stagioni che non sono da gustare solamente fra il cenone della Vigilia e il pranzo di Natale, ma ogni giorno. Un susseguirsi di sfortunati eventi la porterà alla ricerca dell’anima gemella, che, come in ogni commedia romantica che si rispetti, è sempre stata davanti ai suoi occhi.