Autore: Antony Russo
Il direttore, conscio della mia attitudine a discorrere d’amore, mi ha posto questa domanda esistenziale a cui non ho potuto evitare di rispondere. Quando si vuol indagare su un argomento, è necessario partire dal principio: cosa si intende per anima gemella?
Secondo la definizione fornitaci da Wikipedia “Nell’amore romantico, per anime gemelle si intendono due persone, fra cui esiste una affinità spirituale e sentimentale talmente profonda da poter essere interpretata come segno che tali persone fossero predestinate ad amarsi”. Secondo una visione ancor più spirituale, si tratterebbe di persone conosciute persino in una precedente incarnazione. Coloro che si amano rimarranno, secondo questa concezione, per sempre connessi e in una “nuova vita” si ritroveranno come familiari, amanti, amici o fratelli.
L’universo disseminerà il nostro cammino di potenziali anime gemelle, che apparirebbero nei momenti giusti della nostra vita, pronte ad offrici compagnia. Fantastica prospettiva, vero? Ancor di più se la si arricchisce di un altro concetto di cui, me ne vergogno, sono venuto a conoscenza non molto tempo fa: la fiamma gemella.
Essa attiene a un piano spirituale ancor più profondo, una connessione quasi magica e inspiegabile, concernente sogni condivisi, sincronicità e sentimenti travolgenti.
L’incontro tra due fiamme gemelle è pura “attrazione magnetica” alla quale non si può resistere, una vera e propria esperienza mistica capace di sconvolgere la vita. D’altro canto, esse erano all’origine una sola anima, incarnatasi in due persone diverse.
Nel corso dell’esistenza incontreremo svariate anime gemelle, le quali ci aiuteranno nel percorso evolutivo, ma saremo destinati a “riunirci” alla nostra fiamma solo quando l’anima sarà abbastanza matura da gestire la connessione.
Quest’ultima consentirà un ulteriore e notevole balzo evolutivo.
Non so perché ma questi concetti richiamano alla mia mente una variante della leggenda del filo rosso. Direi che ogni individuo può contare su tutta una serie di legami: una serie di fili di colore diverso per ogni anima gemella, essendo il rosso dedicato alla sola fiamma gemella.
In ogni caso, scusandomi per questa piccola dissertazione, a tenere separate le due fiamme gemelle prima dell’incontro decisivo sarà il destino ovvero, quando questo non basterà, l’esperienza del rifiuto. Detto in altri termini le due anime cercheranno di respingersi nonostante sentano questa inesorabile attrazione.
Questa repulsione cadrà nell’istante in cui entrambi saranno alla ricerca di una relazione diversa da quella “tradizionale” basata sulla codipendenza, ma piuttosto di un rapporto destinato ad aiutare le fiamme ad affrontare se stesse, a non considerarsi più metà della mela, ma il frutto intero.
Assieme affronteranno vecchi traumi emotivi, ritrovando, finalmente, le parti mancanti della loro personalità, riuscendo finalmente a scoprire l’interezza del proprio Sé e a riscoprirsi perfetti e autosufficienti.
Credo di leggere la domanda nelle vostre menti: “bene, ci hai spiegato la teoria, ma in pratica, le fiamme gemelle esistono?”
“E chi lo sa?” vi potrei rispondere io a questo punto.
La domanda corretta da porsi è: l’amore esiste a prescindere dal nostro pensiero oppure è un mero costrutto della società?
Nel primo caso possiamo sostenere l’esistenza delle cosiddette anime e fiamme gemelle, in caso contrario verranno negate all’origine. Ma è davvero così?
Da un punto di vista meramente evolutivo e di sopravvivenza, possiamo senz’altro sostenere che il concetto d’amore, come quello di famiglia o di monogamia, sono meri costrutti umani. In quanto tali, ognuno è libero di viverli come meglio crede, senza essere giudicato da chicchessia.
In termini strettamente biologici, l’essere umano è poligamo (l’obiettivo è quello di diffondere il più possibile il proprio DNA e garantire la continuità della specie come per tutti gli altri esseri viventi). Senza addentrarsi in noiosissimi discorsi antropologici, basti pensare che a livello evolutivo (stiamo parlando di milioni e milioni di anni fa), i nostri antenati, una volta scesi dagli alberi, hanno ritenuto fosse più conveniente per la propria sopravvivenza (difesa della prole) optare per una vita monogama e familiare.
A smontare le favole romantiche c’è anche dell’altro: la scelta del partner ricadrebbe su meri meccanismi fisiologici e ormonali, attraverso i quali, senza nemmeno accorgercene, sceglieremmo colui o colei che possa assicurarci una prole forte e sana e che sia in grado di accudirla e difenderla.
Discorsi molto pragmatici che difficilmente sembrano accordarsi con la mia personalità, incline al romanticismo?
Eppure, chi può negarlo, il destino a volte gioca a porre casualmente sul nostro cammino determinate persone, destinate a nascerci nel cuore.