Autore: Sabrina Fava
Non pensavo che tramite uno schermo si potessero instaurare rapporti tanto solidi. Temevo che la freddezza del mondo dei social ponesse un filtro fra ciò che siamo e ciò che mostriamo. Avevo paura del fatto che senza un sorriso a imbellire un volto fosse impossibile trasmettere amore, felicità… affetto.
Mi sono sbagliata e quanto sono contenta che sia così.
Negli ultimi mesi ho avuto modo di conoscere una miriade di persone tramite Instagram e ce ne sono una manciata che ora fanno parte della mia vita, ed a cui penso ogni dannatissimo giorno.
Ho compreso che la solitudine è relativa. Ci son volte in cui sono fisicamente sola, con l’unica compagnia di me stessa, tuttavia loro non mi abbandonano mai. Perciò non sono sola. Non serve un abbraccio per rincuorarmi in una giornata storta o un buffetto sulla guancia per strapparmi un sorriso. Queste persone sono lì con me, non manca mai il messaggio del “buongiorno” e quello della “buonanotte”, sono pronti a sostenermi, a spronarmi, a credere in me. E Dio, cosa accidenti potrei chiedere in più di questo?
Ciò non toglie che vorrei vivere queste persone, costantemente, ma ci sono troppi chilometri a dividerci. Di chi sto parlando vi starete chiedendo, vero? Beh… sono il Priorato, sono il Barnabó, siete voi.
Quindi togliamoci dal cervello l’idea che il cellulare sia un impedimento ai rapporti sociali, perché cavolo non lo è. Una persona vera, una persona che ama lo fa digitando tasti su uno schermo come lo fa posandovi una mano sulla spalla. Una persona che non risulta giusta per noi, diciam così, lo è sempre che sia di presenza o meno.
Basta crederci, solo un pizzico.
Il 10 giugno ho avuto modo di conoscere QUESTE persone con le quali ho instaurato legami online. Siamo spaventati, fra catfishing et similar non sappiamo più di chi fidarci.
“E se è un serial killer e sta facendo tutto questo per adularmi e uccidermi?” Ebbene sì, mi sono posta anche questa domanda perché pareva troppo bello per essere vero. Ma non è stato così, sono ancora viva no? Con ciò non sto dicendo che dovete fidarvi di chiunque, ma le persone che fanno per voi, le riconoscete, credetemi. È una sensazione profonda, primitiva, di appartenenza.
Erano persone che non avevo mai visto e allora perché non appena i nostri sguardi di sono incrociati, le carni si sono sfiorate e le labbra hanno esalato le prime parole sussurrate senza passare attraverso un microfono… mi sono sentita a casa? Mi sono sentita in famiglia.
Questo è il potere di ciò che stringiamo nelle mani ogni giorno, questo è il potere della tecnologia. Ci permette di conoscere persone nuove, che per quanto sembrino nuove in realtà condividono con noi sfaccettature dell’anima, antri bui, spazi luminosi.
Perciò ragazzi, grazie di esistere perché senza di voi non sarebbe lo stesso.