Autore: Silvia Vercesi
Quella decadente villa abbandonata aveva da sempre incuriosito Paola, così come un po’ tutti nel quartiere. Posizionata di fronte ad un bellissimo palazzo settecentesco, se ne stava lì, con il suo cortiletto oramai ridotto ad un una giungla intricata, i muri scrostati, i vetri rotti e un’edera fitta che avvinghiava e ricopriva quasi interamente la torretta panoramica. La residenza in stile liberty doveva aver vissuto tempi migliori e versava in un pericoloso stato di abbandono, anche se, a dire il vero, la casa non era propriamente abbandonata: vi abitava una vecchietta. Raramente veniva avvistata e Paola stessa l’aveva scorta affacciarsi alla finestra della torre, solamente un paio di volte.
Dato il contesto e la riservatezza dell’anziana inquilina, ovviamente giravano voci in quartiere: per molti quella donna doveva per forza essere una sorta di strega e c’era anche chi sosteneva che abitasse in quella dimora da più di cento anni, quasi una presenza più spettrale che reale.
A Paola, che abitava nel piccolo condominio posizionato di fianco alla villetta, sarebbe piaciuto visitare l’interno e spesso cercava di immaginare che cosa vi avrebbe trovato.
Così quando il postino sbagliò a recapitare un pacco discretamente voluminoso, lasciandolo nella portineria condominiale anziché consegnarlo nel civico a fianco, colse la palla al balzo e si presentò davanti al fatidico cancello.
Pigiò sul campanello, ma nulla, nel senso che non funzionava nemmeno; le venne il dubbio che forse nella casa mancasse proprio l’elettricità. Ripiegò quindi sul battente posizionato al centro della porta. Bussò più volte con insistenza e quando se ne stava per andare, un viso anziano e paffutello fece capolino da dietro l’uscio della porta. “Che c’è?” L’approccio non era dei più gentili, ma nemmeno così torvo come aveva temuto. “Buongiorno signora, scusi il disturbo… sono una vicina, abito nella palazzina qui di fianco… hanno consegnato questo pacco per lei, ma hanno sbagliato il numero civico…” Capito che si trattava di un favore e non di una scocciatura, l’espressione sul volto della donna si addolcì “Oh cara, grazie, stavo proprio aspettando questo pacco…”La vecchina si avvicinò per recuperarlo, ma prontamente Paola “E’ un po’ pesantino… se vuole glielo porto in casa…” La giovane temeva già un elegante diniego e invece “Grazie cara troppo gentile… seguimi… non fare caso al disordine”.
Paola oltrepassò la porta del cancello d’ingresso non senza un brivido di emozione.
Ora era dentro al piccolo giardinetto antistante la casa, alberi da frutta e cespugli trascurati si alternavano a masserizie polverose ricoperte d’edera. Tra i cumuli di macerie e la vegetazione ormai fuori controllo, scorse anche qualche statua e una fontana ormai asciutta. In passato quel giardino doveva essere stato un piccolo gioiello, ora era invece qualcosa di informe ed inquietante. Dopo qualche passo varcò finalmente la soglia di quell’antica dimora e si ritrovò in un ampio atrio di cui non riusciva a percepire esattamente i confini in quanto poco illuminato. “Prego cara, da questa parte…” Le fece strada la vecchia “… appoggia pure il pacco qui, su questo tavolo…” Erano arrivate in quella che doveva essere la cucina, piuttosto disordinata, ma ancora ad un livello tutto sommato accettabile. “Cara, gradisci del the?” Paola non seppe dire di no, si sedette al tavolo e cominciò a sorseggiare la bevanda che le veniva servita. Così tra un sorso di the e un biscotto, le due donne cominciarono ad intavolare una conversazione amichevole. Paola apprese che l’anziana donna si chiamava Lilli, che aveva sempre abitato lì e che era rimasta sola al mondo.
Quella conversazione fu la prima di una lunga serie: appena aveva un po’ di tempo libero, Paola passava dalla vicina a prendere un caffè o un the, facevano quattro chiacchiere e si tenevano reciprocamente compagnia.
Lilli si era rivelata molto simpatica e anche la casa, che ormai Paola frequentava quasi quotidianamente, alla ragazza non sembrava più così tanto tetra, ma solo un po’ disordinata in quanto troppo grande per essere gestita da una donna anziana e sola.
Ma quel lieto ménage era destinato a cambiare, per sempre.
Quella volta Paola era passata di sera, dopo cena, per una tisana prima di andare a dormire.
Come al solito se ne stavano al tavolo in cucina a chiacchierare del più e del meno. Mentre raccontava a Lilli di alcuni episodi che le erano capitati in ufficio, Paola cominciò a sentirsi male: tutto intorno a lei sembrava girare vorticosamente come fosse finita dentro ad un’enorme centrifuga, finché svenne, cascando a faccia in giù sul tavolo della cucina.
***
Mal di testa, Paola si era svegliata con un forte mal di testa, si ricordava che la sera prima stava chiacchierando con Lilli e poi il nulla.
Si alzò dal letto e…, sorpresa, quello non era il suo giaciglio, ma quello della sua anziana vicina di casa!
Fece per dirigersi in corridoio, quando il suo sguardo cadde per un istante su di uno specchio dove vide il riflesso di Lilli, si girò per cercare la donna, ma… orrore! Lo specchio restituiva a Paola non la sua immagine, ma quella dell’anziana vicina! Si guardò le mani e vide che erano diventate ruvide e rugose! La vecchia era diventata lei stessa!
Paola disperata lanciò un urlo straziante e tutto le fu immediatamente così chiaro: le leggende, il pacco, quella strana amicizia… ebbene sì, Lilli era veramente qualcosa di demoniaco, l’aveva attratta a sé per rubarle l’esistenza, condannandola a vivere in quella tetra dimora al suo posto, per sempre.
***
Fuori per strada Lilli rimira la sua nuova immagine in una vetrina, finalmente di nuovo giovane e bella. Soddisfatta si allontana, buttando fugacemente lo sguardo verso la sua vecchia casa, congedandosi per l’ultima volta, dalla tetra villa…