LA TRASFORMAZIONE DEL LAVORO E LA PIGRIZIA

LA TRASFORMAZIONE DEL LAVORO E LA PIGRIZIA

Autore: Sabrina Fava

La trasformazione del lavoro è un effetto benefico dell’inevitabile processo definito “modernizzazione”. Ma… siamo sicuri che i benefici siano le uniche conseguenze? Non ci sono effetti collaterali?

Dipende dai punti di vista.

Come consigliano le migliori amiche, quando in terza media giunge il momento di prendere una decisione importante, stiliamo una lista di pro e contro.

Con “trasformazione del lavoro” ci si riferisce alla nascita di nuovi lavori in seguito all’avvento della società moderna e soprattutto di nuovi luoghi di lavoro, ovvero, l’acclamatissimo smart working, il lavoro da casa.

È allettante l’idea di svegliarsi poco prima dell’inizio del turno. È sufficiente qualche minuto per stropicciare gli occhi, aprire quanto basta la tapparella, attivare le sinapsi e posarsi un computer portatile sulle gambe incrociate. Si possono svolgere le proprie mansioni mentre si azzanna una banana o si inzuppano un paio di biscotti nel latte tiepido ancora seduti sul proprio letto. Non è necessario farsi una doccia, vestirsi di tutto punto o lavarsi i denti.

L’idea sembra meravigliosa ed ha portato a un’ottimizzazione di spazi e tempi. La mente non è stata invasa dallo stress del traffico, dal pensiero del portafogli che si alleggerisce ad ogni km percorso con l’auto. Con quei colleghi che non sopportiamo dovremmo, nel peggiore dei casi, scambiare un paio di informazioni di servizio tramite uno schermo del computer. Se il livello di sopportazione dovesse essere superato, si può sempre far ricorso alla scusa della “connessione che non funziona”.

Il pensiero di aver la facoltà di gestire il tempo secondo la propria volontà sembra allettante. Ma è questo il momento in cui la musica cambia e cominciamo a stilare la lista dei “contro”.

La domanda-fulcro è la seguente: e a quel punto cosa diventa la quotidianità?

Risposta: una routine solitaria, ecco cosa.

A quel punto non esiste più la condivisione dei tempi e spazi con i colleghi, che se inizialmente sembra essere un fattore positivo, l’esito è, in realtà, opposto, perché annulla le interazioni sociali. L’assenza di rapporti con il prossimo promuove il “meno ne faccio e meno ne farei”.

Non sembra riportare alla celebre “alienazione”, fenomeno del quale aveva per tanto parlato un certo Marx?

La solitudine è uno degli effetti negativi della società moderna ma come dicevo, dipende dai punti di vista.