Autore: Sabrina Fava
La sottile arte di fare quello che c***o ti pare
Un titolo accattivante e duro soggioga la nostra psiche e ci invita amichevolmente a buttare un’occhiata alla copertina bianca dall’aura fresca e limpida, in una contrapposizione irresistibile. Ci lascia di stucco, con le orbite sgranate. Come una bella donna dallo sguardo crudo e penetrante, iridi di ghiaccio e lunghi capelli lisci, con indosso un abito a fiori con colletto da scolaretta. Intrigante, non credete? Chi mai non le lancerebbe una sbirciatina? Questa cover fa lo stesso effetto, accalappia e non vi lascia più andare.
Un pesce rosso si trova a mezz’aria nel percorso che lo divide dalla bolla da cui è appena uscito, gremita di altri pesciolini, a un’altra che lo attende, solitaria, vuota. L’avventuriero sta seguendo le indicazioni di Mark Manson, ma a rifletterci bene forse è proprio lui stesso, e sta per guardare la quotidianità da una prospettiva diversa. Ed è questo che fa il blogger nella sua “guida”, capovolge la telecamera e ci fa vedere con occhio più o meno critico la nostra vita.
Ci permette di comprendere con estrema semplicità che siamo tutti estremamente uguali e che ci facciamo le medesime… come dire… paturnie.
Noi siamo un pesce rosso. Noi siamo IL pesce rosso. Tuttavia per la maggior parte del tempo occupiamo la bolla piena.
Questo saggio libera un senso di condivisione e comprensione universale al frusciare di ogni pagina.
Non appena l’ho cominciato, pensavo che si trattasse di un prodotto di basso rilievo, quei librotti dai contenuti banali e scontati, uno di quelli con frasi Tumblr buttate alla rinfusa, solo per acchiappare soldi. Per chi non sapesse cosa sono le “frasi Tumblr” beh… sono un’accozzaglia di parole in grado di provocare superficiali emozioni, ma alla fine della fiera la maggior parte delle persone che le scrivono, non sanno che cavolo vogliano dire davvero.
Ma, diavolo, questo libro è di una profondità tale che mi sono costretta ad assimilarlo a piccole dosi, ti prende il viso fra le mani e ti schiaffeggia. E Dio, fa male.
Sono una persona che spesso si è sentita sola… La mia breve vita per molto tempo mi è parsa un’eterna agonia, una dannazione, mi sentivo dispersa, fuori luogo, sbagliata. Ma poi ho detto una frase. “Se devo scegliere fra la possibilità che sia fuori di testa io o che lo siano tutti gli altri, è molto più probabile che il pazzo sia io. Se ti sembra di avere contro il mondo è possibile che tu abbia contro solo te stesso”.
Mark Manson mi ha insegnato una cosa: noi siamo il nostro stesso limite.