LA SCURLERA

LA SCURLERA

Autore: Silvia Vercesi

La scurlera, da non confondere con la scighera (la nebbia, quella bella spessa), in dialetto milanese è la smagliatura delle calze.

Magari poi oggi non ci facciamo nemmeno più caso, siamo abituati che, se i collant si smagliano, si tira a sera, magari fermando la smagliatura con un po’ di smalto trasparente e poi via, nella spazzatura. Prima dei collant invece, le prime calze di nylon, essendo costose e quindi “preziose”, venivano riparate dalle “rimagliatrici”, che con un piccolo uncinetto ed un bicchiere, recuperavano le maglie ricomponendo la calza (altri tempi!).

Ma torniamo alla scurlera: questo termine mi ha sempre affascinato, perché mi pare che dia proprio l’idea di qualcosa che avanza scorrendo inesorabile. “Scurrrrrr..le..ra”, quasi onomatopeico.

Da dove deriva questa parola? Dal latino tardo, dal verbo “excutulare”, che vuol dire scorrere via tremolando.

Perché parlo della scurlera? Perché tante volte mi è capitato di assistere, nella vita di tutti i giorni, a delle “scurlere” infinite, soprattutto in situazioni dove si è cercato di tamponare qualcosa, ma poi inesorabilmente è partita una “scurlera” di eventi, il più delle volte uno peggio dell’altro.

A volte, fortunatamente, la “scurlera” si è invece tradotta in una serie di eventi positivi, virtuosi e in nuove, e a volte inaspettate, opportunità.

Ma il fatto che si inneschi una sequela di eventi negativi o positivi   è responsabilità solo nostra o tutto è legato al fato?

Probabilmente molti eventi   capitano per  caso, ma tanto dipende anche da noi, da come riusciamo a cogliere le occasioni e le opportunità, insomma dipende molto da come riusciamo a cavalcare la nostra accattivante e personale… scurlera!