LA RETORICA DELLA CURIOSITA’

LA RETORICA DELLA CURIOSITA’

Autore: Michele Larotonda

Quando ero più piccolo, se non sbaglio frequentavo le medie, l’insegnate di italiano ci disse che la curiosità era sinonimo di intelligenza. Perchè solo chi è curioso ha fame di sapere, di conoscere, di andare più a fondo nelle cose. Perchè solo chi è curioso non si accontenta della pappa pronta, non si accontenta di quello che gli viene detto, non segue il gregge, sa usare la sua testa ed è orgoglioso dei propri pensieri.
Crescendo, le cose sono cambiate. Mi hanno detto che la curiosità è un sentimento negativo. Chi curiosa è perfido dentro, chi curiosa ha l’animo sporco, chi curiosa ha tanta rabbia e tanta frustrazione.
Allora chi ha ragione?
La ragione, come si dice, sta sempre in mezzo. La curiosità ha sempre contraddistinto la mia vita, sia di quella di persona umana, sia di quello di scrittore. Da sempre ho avuto l’istinto di cercare qualcosa che andasse oltre il classico “servizio da thè”. Non mi sono mai accontentato di continuare a fare quello che sapevo fare meglio e sapevo anche che al mondo c’era qualcuno che sapeva fare bene le cose e le avrebbe sempre fatto meglio di me. Non per questo ho provato mai invidia, forse un po’ fastidio, ma invidia mai, perché come diceva Epicuro: Non si deve invidiare nessuno, i buoni non meritano invidia; per quanto riguarda i cattivi, più hanno fortuna e più si rovinano.


Da persona umana ho sempre cercato di capire qual è il segreto per ottenere di più, per sfamare il mio istinto imprenditoriale. Da scrittore  ho sempre desiderato esplorare la vita e il tempo e soprattutto come sia uno che l’altro incidano sulle persone.
Nel mio primo romanzo (Il Sognoscuro) ho esorcizzato un passato lontano paragonandolo al vissuto attuale del tempo, mentre nel secondo (Da un’altra parte) ritorna la curiosità del presente e di come le cose sarebbero potute essere diverse, perché vita e tempo sono gli elementi più importanti e più potenti del nostro vissuto. E ora sono pronto per tornare a casa, ma questa è un’altra storia.
I miei scritti non sono altro che un’allegoria della vita. Una vita vissuta senza provare alcuna curiosità malsana verso gli altri, ma solo riversata su me medesimo. Non si tratta di egocentrismo, ma solo di pudore, di paura e soprattutto di rispetto.
Ed è questo la retorica della curiosità.