Autore: Davide Libralato
Per chi mi conosce bene non è certo una novità o una scoperta: la passione per la musica mi accompagna dai tempi delle scuole medie e le sue origini possono considerarsi ancor più antiche se ad esser presi in esame fossero gli ascolti “rubati” al mio fratello maggiore, che dall’alto dei suoi sette anni di differenza ha avuto il merito di indirizzarmi all’interno di questa meravigliosa arte. Tale attitudine, rivelatasi poi quasi una vocazione, mi ha portato a coltivare parallelamente due tipi di situazioni distinte ma pur sempre collegate e dipendenti l’una dall’altra. Due aspetti in continuo movimento e quindi privi di una forma ben precisa, che sono poi piacevolmente sfociati (anche) in quello che sto facendo da un po’ di tempo a questa parte, ovvero parlare e scrivere di musica da diversi punti di vista. Cercherò ora di descrivere queste due diramazioni nella maniera più chiara e semplice possibile, mantenendo la stessa genuinità che ha permesso loro di vivere e svilupparsi dentro me. Il primo aspetto è stato (anche cronologicamente parlando) il bisogno di ascoltarmi e approfondire la musica in autonomia. Questo ovviamente nel corso degli anni è sfociato (a livello pratico) in prima battuta nell’utilizzo di cuffie collegate ad un walkman che mi abbracciavano la testa in ogni frangente possibile della mia giornata di studente; successivamente in macchina e con altri tipi di supporti audio compatibilmente ai tempi vissuti, fino ad arrivare a oggi dove auricolari e casse bluetooth accompagnano la mia quotidianità lavorativa e il tempo libero. Potrei descriverlo come un continuo navigare tra acque “amiche” e ben tracciate, in ambienti (meglio definibili ascolti) familiari nei quali mi rifugio quando le emozioni conducono a brani e artisti conosciuti o, al contrario, un tuffarsi nel mare della curiosità quando prevale la volontà di sperimentare e cercare altri suoni o musicisti stuzzicanti. Quindi trattasi per me di un vero e proprio nutrimento, non solo di una splendida compagnia. In ogni caso tutto ciò ha sicuramente contribuito a far nascere la seconda diramazione, ovvero la necessità di crearne anche di propria, condividendo idee e progetti con chi ha la mia stessa passione. L’adolescenza è stata un periodo perfetto per prendere penna e microfono e dar sfogo ai mille e più argomenti che mi balenavano per la testa (da ribelle) che avevo. Lo studio e l’approfondimento di cantautori italiani ha affinato la mia capacità d’espressione e, tra esperienze e tentativi vari, ogni giorno ho aggiunto spunti e ispirazioni. Non sono certo arrivato al successo planetario ma ho messo le basi per qualcosa che ho dentro e che andava coltivato in un certo modo. Di lì a breve la frequentazione di sale prove o luoghi di ritrovo in cui la musica prende vita si sono susseguiti con sempre maggiore assiduità fino a farmi conoscere molte persone ma soprattutto me stesso e la mia irrefrenabile creatività. Con alti e bassi e in periodi della vita nei quali qualcosa si è apparentemente sopito, mi sono avvicinato (dopo scrittura e voce quindi) alle percussioni, alla chitarra e infine (almeno ad oggi!) alla batteria. L’approccio e l’apporto sono sempre gli stessi: quelli di un individuo spinto dalla voglia di dire qualcosa a modo proprio. Questo mi ha condotto verso una consapevolezza sempre più fulgida, portandomi ad affermare con forza che le idee sono qualcosa che vale la pena approfondire, lasciando che quella vena artistica possa poggiarsi sopra di esse per fermarle almeno un momento, il tempo di renderle in qualche modo immortali.
È come se, e credetemi che nel percorso intrapreso con la rubrica che curo per il Barnabò “Faccia a Faccia con la Musica” lo sto imparando, l’Artista non è altro che un veicolo per la rappresentazione di quell’ispirazione donatagli da un’entità invisibile. Ovviamente nulla è lasciato al caso, perché ogni persona (non a caso definisco così gli Artisti) che è destinataria di questo dono non ottiene tutto questo “per sbaglio”. Dedizione, studio e passione creano quella benevola alchimia che rende possibile la magia. Niente supereroi qui, solo esseri umani prestati alla meravigliosa causa. Questo è ciò che penso. Ed anche io umilmente, anche se in piccola parte, spero di far parte di questa schiera di privilegiati.