LA METAMORFOSI DI KAFKA E IL POSITIVO COVID

LA METAMORFOSI DI KAFKA E IL POSITIVO COVID

Autore: Antony Russo

Non c’è voluta una nottata, non è servito un risveglio traumatico. Non ho visto spuntare sei zampette dal mio corpo, non è servito per relegarmi qui. Sono bastati due oggetti bianchi e asettici a ingabbiarmi, a rendermi un reietto dalla società.  

Nonostante le mie condizioni non siano sconosciute al sistema giuridico ed ai miei cari come fu per il bacarozzo Samsa le cui condizioni furono tenute nascoste al mondo esterno, sono rinchiuso dentro quattro mura.  

Le persone care, vicine in questa mia sciagurata avventura, per quanto amore possano celare dentro di sé nei miei confronti, entrando con mascherine e disinfettante, mi guardano con sospetto lasciandomi il rancio, perché potrei infettarli.  

Persino andando sul balcone, dove non c’è anima viva ed in cui mai potrei raggiungere qualcuno con il mio fiato corrotto, indosso mascherina e guanti, sentendomi colpevole. Questa sensazione l’ho percepita nell’esatto istante in cui ho letto il risultato dell’esame “Positivo” e da all’ora mi accompagna.  

Mi sono sentito un verme in quell’istante e successivamente, quando avrei dovuto annunciare ai miei genitori ed ai miei cari, di essere caduto nella trappola.

 

Esattamente come Samsa pensavo alla delusione che avrebbe pervaso gli altri e non a cosa sarebbe significato per la mia vita essermi “trasformato”.  

Da buon amante della lettura, avendo in bella mostra la “Metamorfosi” di Kafka, nell’adattamento a fumetti di Sergio Vanello (disegni devastanti per quanto straordinari), non ho potuto che ricamarci un mondo, ritrovandomi di sera, impossibilitato ad uscire, allontanato dalla società da un provvedimento giunto via mail.  

Sei un appestato.  Stai in casa. 

Non sono il solo in questa pandemia, vissuta dapprima in divisa cercando di contenere il contagio ed oggi da paziente, che ha subito questo trattamento e mi ritengo fortunato nelle mie attuali condizioni.  

Un po’ di sana ironia su un male che ancora si espande, nonostante sembri ad oggi sparito, giacché d’improvviso si è deciso di parlare d’altro.  

Un attimo prima era il male del mondo, quello successivo più nulla. In questo forse noi nuovi “infetti” ci distinguiamo, siamo taciuti.