LA MALEDIZIONE DEL TATUAGGIO

LA MALEDIZIONE DEL TATUAGGIO

Autore: Sabrina Fava

“E come farai fra cinquant’anni?” mi sento chiedere continuamente. Questa tediosa frase è diventata ormai un must, come la famosa e imbarazzante domanda sul fidanzatino ad ogni f*****a cena di Natale. L’avete sentita anche voi uscire dalla bocca della zia zitella, vero?

Inizialmente tacevo, quasi vergognandomi dell’inchiostro che imbratta il mio corpo. Lo guardavo abbassando lo sguardo, con le guance arrossate e la bocca secca. Per un istante mi veniva da pensare: “Ma perché ho fatto tutti questi tatuaggi?”

Imbrattare, deturpare, violare. Pensate sia davvero così?

Ma assolutamente no. Con il passare del tempo ho cominciato ad andare fiera di ciò che porto sulla pelle anche quando le persone lo denigrano e additano. I soggetti di una certa età non riescono a comprendere perché “i ragazzi d’oggi” si riempiano le braccia di quella schifezza. Ciò nonostante, se la memoria non mi inganna, poco tempo fa ho assistito al concerto dei Pearl Jam e il fighissimo chitarrista di quasi sessant’anni aveva le braccia sature di quella stessa schifezza! Incredibile… non è un ragazzo d’oggi e ha i tatuaggi? Sicuramente sarà l’unico. Spoiler: non è così.

Avere tatuaggi è una scelta personale. Non ci sono solo vecchi che li odiano, ma anche giovani. E quindi? Chissene frega! Il nostro corpo è una tela bianca e il tempo gli conferisce una storia unica, il quale con il ticchettare delle lancette si riempie delineando la nostra storyline. Cicatrici, bruciature, nei.

E poi ci sono loro… i tatuaggi. Quelli che desideriamo ardentemente imprimerci. Ci rendono unici, capite? Non è meraviglioso? Ma soprattutto è qualcosa di NOSTRO e solo noi possiamo decidere cosa farci e come farlo.

Possiamo imprimerci finché morte non ci separi il primo disegno di cui ci si è innamorati da ragazzini, la protagonista del proprio libro, quell’immagine che vi ricorda tanto il nonno che non c’è più. Ebbene sì, questi sono alcuni dei miei tatuaggi e ne vado maledettamente fiera.

Perciò ora quando mi chiedono come farò fra cinquant’anni rispondo: “Beh la pelle flaccida sotto le braccia ce l’avrò in ogni caso sia con i tatuaggi che senza, quindi vale la pena averli, tanto li avranno quasi tutti”.

Bisogna fare la propria vita, come si fa un’opera d’arte diceva il caro D’Annunzio… io vi dico di fare del vostro corpo un’opera d’arte. Solo se vi va, non è mica un obbligo!