“LA DAMA DELLE LAGUNE”: UNA QUESTIONE DI BELLEZZA

“LA DAMA DELLE LAGUNE”: UNA QUESTIONE DI BELLEZZA

Autore: Stefano Luigi Cantoni

Nel leggere l’ultima riga del nuovo lavoro di Marcello Simoni ho provato, come per tutte le sue precedenti pubblicazioni, il non più di moda ma assai romantico “brivido di nostalgia”. Questo romanzo, più che un libro, lo definirei un vero e proprio viaggio sia alla scoperta di un mondo lontano sia, soprattutto, di noi stessi. Andiamo con ordine, però.  

Anno domini 807, Comaclum, foce del fiume Po. Una violenta tempesta restituisce alla comunità lagunare un antico sarcofago di piombo contenente il corpo incorrotto di una fanciulla che da un lato è vista come segno del demonio dal rigido abate Smaragdo, dall’altro come miracolo dall’opportunista vescovo Vitale. Smaragdo ben presto capirà di trovarsi tra due fuochi, stretto da un lato da un segreto familiare da proteggere ad ogni costo e, dall’altro, dall’obbligo morale di rendere manifesto il mistero celato nella teca. A ciò va aggiunta la crescente tensione tra l’imperatore Carlo Magno e Bisanzio che porta venti di guerra e violenza sulla piccola comunità lagunare, proprio mentre nel castrum inizia ad aggirarsi la figura inquietante di una ragazza dal passato misterioso.

Simoni delinea una storia corale degna dei più grandi narratori, maneggiando con sensibilità e accuratezza sia gli elementi storico-geografici, materia a lui cara e presente in tutti i suoi libri, sia le raffinate costruzioni dei protagonisti dell’intreccio. Personaggi come il viscido diacono Partecipazio, l’arguta Romilda, o ancora l’arrogante Grimoaldo e il probo Eutichio sono definiti dall’autore a colpi di pennello, modellati attorno alle loro pulsioni e alle loro umane debolezze, guidati dal conflitto interiore che ne ispira tanto i pensieri quanto le azioni.

La cifra letteraria più notevole di Marcello Simoni sta proprio nella sua innata capacità di rendere leggere e attuali vicende proprie di un passato lontano, riuscendo nello spazio-romanzo a fermare il tempo o, perlomeno, a renderne meno pesante l’incedere. Ciò ha come conseguenza che il lettore si ritrova immediatamente immerso da capo a piedi nella tempesta lagunare con la quale si apre la storia, muovendosi nella narrazione come un protagonista aggiunto e oltremodo necessario.

La dama delle lagune” costruisce sul dualismo luci-ombre buona parte del suo ritmo narrativo, serrato in alcuni puti e saggiamente più descrittivo e riflessivo in altri. La capacità di Simoni di rendere fisicamente moderni e concreti elementi antichi più di mille anni è una sua grande prerogativa che non scopriamo certo noi, ma che in questa sua ultima fortunata stesura risulta ancor più netta.

Al buio rappresentato dagli egoismi e dall’arrivismo di molti dei protagonisti fa da contraltare la luminosa generosità e umanità di altri che, anch’essi impegnati a risolvere uno se non più conflitti interiori, lasciano tra le righe una traccia di speranza. Sì, perché Marcello Simoni compie qui la mirabile operazione di trasformare una narrazione storica e avventurosa in romanzo morale.

Nel falegname dall’oscuro passato Gregorius, personaggio mirabilmente tratteggiato da Simoni, ritroviamo tutto ciò che di profondo ci può essere in un essere umano: il senso di colpa, la necessità di ricominciare e, al tempo stesso, l’altruismo, nonostante esso spesso veda il suo compimento attraverso fatica e sofferenza. Possiamo definirlo come la prova vivente della bellezza dell’imperfezione, che è poi il sunto di ciò cui dovrebbe ambire la nostra stessa esistenza: lasciare una traccia, in mezzo a tanti affanni.

È proprio lui, in apertura di romanzo, a darci la misura del senso più profondo di questo meraviglioso affresco letterario e non solo. Alla domanda del suo assistente sul perché si desse tanta pena per un lavoro per cui a malapena sarebbe stato pagato, il falegname lancia uno dei messaggi più attuali e commoventi che vanno al di là della semplice cifra narrativa: «Per il piacere di realizzare qualcosa di bello.»