Autore: Stefano Luigi Cantoni
Chiariamo una cosa: la cultura è una questione di punti di vista. Ma su cosa, vi starete chiedendo sprofondati nelle vostre poltrone cercando di cambiare frequenza col telecomando. Ebbene, non lo so nemmeno io. O forse credo di saperlo, ma voglio scoprire assieme a voi se è davvero come penso o se mi sono del tutto rimbambito (eventualità, ahinoi, assai probabile).
Dunque, dove eravamo… ah, certo, la cultura. Concetto vasto, impegnativo, oltremodo necessario e al tempo stesso fuorviante: non c’è una definizione universale di cultura. Per me può essere cultura ciò che per Paolo non lo è, poi arriva Mario con la sua idea personale di cultura che cozzerà con quella di Alex. Ecco, una questione di dannati punti di vista. Qualche tempo fa lessi un breve saggio sull’argomento nel quale prendeva piede la tesi che la cultura collima spesso e volentieri con il punto di vista che abbiamo sulla società, sulla civiltà, sul progresso. Ma, scusate, senza metro di paragone non abbiamo giudizio valido da poter esprimere, per cui vi (e mi) chiedo: cosa diavolo è la civiltà oggi?
Un agglomerato di ululanti scimmie da tastiera sapientone che predicano bene e razzolano male? Così parrebbe, ma la storia è un filo più complicata. Sotto l’apparente scorza vuota degli “acchiappapance” si cela, sordo e scaltro, un esercito di signor nessuno pronti a ricevere ordini, istruzioni, persino minacce. Una squadra silenziosa fatta di mani piedi cuori e polmoni dedita a trasformare in realtà i desideri di pochi uomini, anzi spesso di uno solo.
Questo modello di civiltà piace soprattutto a chi, di civiltà, ne ha poca e non sa riconoscerla, oppure a chi ne ha troppa e non sa addirittura che farsene. Troppo facile dire: la cultura salva, la cultura è di tutti. Nulla di più falso. La cultura altro non è che lo specchio di ciò che siamo o, forse, di ciò che siamo stati.
Spesso, al giorno d’oggi, si sente parlare di ignoranza. Ma in realtà, mi chiedo, cosa cavolo significa ignoranza? Non conoscere o, forse, pretendere di conoscere? Una visione moderna sulla civiltà non può prescindere da studio, curiosità e applicazione, certo. Ma, aggiungo io, anche da una sana dose di ignoranza. In che senso, starete chiedendo voi. Domanda lecita, contando che sono le 4 di mattina e le mie sinapsi sono ormai quasi del tutto sopite da una antica e mai fuori moda sonnolenza. Eppure, ne ho ancora una da dirvi, e stavolta è davvero grossa.
Per avere una visione ampia e inclusiva del reale, del sensibile, che va dal volo del gabbiano alle cadute ridicole di un ubriacone dopo una notte brava, occorrono due cose: ironia e (sana) ignoranza. La prima ci consentirà di prendere con leggerezza gli accadimenti della vita, la seconda ci preserverà da luoghi comuni e chiusure mentali tipiche delle fette più elitarie di alcuni sedicenti “uomini di cultura”.
“Tutte scemenze”, direte voi.
“Questione di punti di vista”, risponderò io.