Autore: Lorenzo Grazzi
Siete al lavoro, una giornata grigia, di quelle dove non piove, ma l’umidità nell’aria è talmente tanta che microscopiche goccioline di acqua si condensano e si attaccano a tutte le superfici con una caparbietà degna di una striscia di Polident.
I rami secchi si allungano verso le finestre del vostro ufficio che se ci fosse King avrebbe già scritto un romanzo e il suo sequel.
I vostri colleghi hanno una simpatia perfettamente abbinata alla stagione: un connubio perfetto tra l’umidità che non da tregua alle ossa e un disturbo intestinale.
Presi dallo sconforto decidete di alzarvi e andarvi a prendere almeno un caffè: grosso errore, quella bevanda al gusto di bruciato che la macchinetta piange nel vostro bicchierino di carta vi procura per davvero un disturbo intestinale!
Tornate alla vostra scrivania e lo sfondo del desktop vi canzona con una spiaggia bianca accarezzata da acqua cristallina e cinta da una corona di verde.
Avete due pensieri: il primo è il suicidio (desistete, vi prego… almeno finite l’articolo visto che ormai l’ho scritto), il secondo è “che bello dev’essere vivere in vacanza, sempre al sole e senza lavorare!”
E io non potrei essere più d’accordo con voi, ma ora alla scelta tra felicità e lavoro c’è una terza opzione: la Colombia.
Non vi sto proponendo di darvi allo spaccio, che andate pensando!?
No, la Colombia, quel Paese straordinario (e un po’ pericoloso) che da sempre accoglie turisti e storie di droga e spionaggio internazionale. Un Paese allegro e baciato dal sole, una perenne estate della quale non ci si stanca mai.
La Colombia. Ok, avete capito.
Proprio in questo Paese è stata di recente emessa una sentenza che farà storia nel mondo del lavoro. Da qualche giorno, infatti, in Colombia è possibile presentarsi al lavoro ubriachi o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, a patto che questo non pregiudichi le prestazioni.
Avete letto bene.
Pare infatti che un gruppo di avvocati abbia convinto la Corte Suprema colombiana del fatto che licenziare un lavoratore perché in stato alterato sia discriminante in base alla Costituzione che garantisce eguali diritti per tutti i lavoratori; in pratica per essere licenziato il lavoratore deve fare danni o perdere efficienza in maniera dimostrabile.
Pare inoltre che siano riusciti a dimostrare che lo stato di coscienza leggermente alterato sia in grado di migliorare le performance!
Cioè, questi hanno scritto una legge che non solo consente, ma suggerisce implicitamente, di farsi una canna e bersi un paio di birre prima del lavoro.
Guardatevi intono adesso. Ecco che il freddo fuori dalla finestra scompare avvolto dalla nebbia del cilum che tenete tra le mani.
Le goccioline che intristivano il vetro della vostra finestra sono in realtà un Campari ghiacciato.
Il caffè della macchinetta è servito con un Bacardi.
La vostra collega racchia, quella che vi guarda sempre come un avvoltoio, diventa più gnocca ad ogni sorso di mojito e persino quel ***** del vostro capo è diventato così simpatico che vi accordate per una partita a calcetto con lui e i suoi amici rompi ***** del piano di sotto!
Non è fantastico!?
Certo, non c’è niente di reale, è solo frutto di sostanze, ma chissenefrga! Il lavoro non vi pesa più e questo è quello che conta.
A questo punto viene da chiedersi se non sia da rendere obbligatorio l’uso almeno di qualche pasticca, se no il rischio è che mentre voi viaggiate ballando sul dorso di balene appoggiate sulla proboscide di un elefante in equilibrio su una sedia sorretta da una talpa, il resto del mondo (almeno quello non fatto murato), tenda a emarginarvi un pochino.
Che poi, se uno è così ubriaco o strafatto che persino il capo se ne accorge e minaccia di licenziarlo, mi dite come fa a non avere ripercussioni sulle performance?
Comunque, se pensate a una vacanza in Colombia state tranquilli, la legge non si applica ad autisti di mezzi pubblici, piloti d’aereo e medici.
Fate solo attenzione a non passare in un cantiere pieno di operai che abbracciano unicorni con i pantaloni a zampa e il gioco è fatto.