Autore: Sabrina Fava
Questa mattina mi sono svegliata con la voce del poeta maledetto a tartassarmi i timpani. Un senso di preoccupazione mi ha attanagliata, mentre con gli occhi della mente sono tornata a ritroso nel tempo in quello stato di pacata perfezione che è l’inquietudine giovanile. La stessa sensazione che un artista può provare per tutta la vita, dolore e tormento sussurrato. Mano tremante e parole intossicate impresse su carta.
“Questa è la fine” sussurrava il cantante e Dio solo sapeva quanto avesse ragione. Tanti adolescenti degli anni ’60 bisbigliavano quelle strofe preannunciando la sua stessa morte, altri l’hanno fatto dopo come a renderlo martire.
Scoprire quell’uomo ha fatto smuovere viscere, un look trasandato, lo sguardo cupo e trasgressivo, un’anima intorpidita dall’alcol e dalle droghe sembravano gli ingredienti perfetti per una rockstar.
Ci sono segreti dietro a questa figura che non tutti conoscono. Un senso di alienazione che solo un vero artista può provare. Se l’arte è ordine nel nostro caos, Jim Morrison non è riuscito a produrne abbastanza per fare ordine nel suo senso di dispersione universale. Avrebbe voluto fare lo scrittore, così diceva. Tuttavia, non è riuscito a scrivere altro che perle condensate in pochi minuti di disperazione, supplizio, di solitudine, perché “Quando sei strano, nessuno ricorda il tuo nome”, così dice la sua People are strange.
Questo è stato il prezzo da pagare per Jim Morrison, una vita stroncata, un obiettivo mai raggiunto veramente e sofferenza, ma una musica che rimarrà per sempre nella storia. Questo è il prezzo che ogni vero artista deve pagare, la consapevolezza che proverà sempre troppo.
Una persona disse che la prima volta che lo fissò negli occhi comprese che non era un uomo che poteva far parte del nostro mondo. C’era qualcosa di dannatamente sbagliato, un’anima corrotta da una depravazione tale dalla quale non poteva che scaturire maledetta poesia.
Con lo sguardo chiaroveggente pareva guardare nel futuro e nel passato.
Dobbiamo ringraziare che Jim Morrison abbia subìto la maledizione dei club dei 27 e ci abbia lasciato molto presto, perché se avesse continuato a scrivere pezzi avrebbe sconvolto la nostra esistenza più di quanto abbia effettivamente fatto.
La mia fortuna è che quando ero io adolescente Morrison era già morto e sepolto.