INTELLIGENZA EMOTIVA

INTELLIGENZA EMOTIVA

Autore: Antony Russo

Avete presente quel senso di inquietudine dalla quale si viene improvvisamente colti al sopraggiungere di una particolare notizia o al verificarsi di un determinato fatto. 

Un vero e proprio “Sequestro Emotivo”, parafrasando il protagonista di questo mio scritto, il Dott. Daniel Goleman, sopraggiunge nell’esatto istante in cui vengo rapito da una notizia: i giovani sembra stiano affrontando una crisi esistenziale mai vista in precedenza. 

Questo è confermato dalle statistiche, le quali evidenziano come tra le nuove generazioni pare si stia registrando un incremento vertiginoso di individui con disturbi alimentari, depressivi o con alle spalle tentativi di suicidio ovvero persone che sono effettivamente riuscite a togliersi la vita. 

Al contrario di quanto fanno in tanti non li condanno. Purtroppo ho conosciuto sulla mia pelle quanto possa essere devastante lo “star male dentro”. 

Di chi è la colpa? Della società o di nessuno in particolare. Entrambe le risposte sono, a mio avviso corrette. 

Proprio qualche tempo fa, tra le mie letture psicologiche e psichiatriche, mi sono avvicinato al concetto di “Intelligenza Emotiva” ed in particolare a un autore, sebbene non sia semplicemente questo, ovvero Goleman. 

Quest’ultimo, psicologo, scrittore e giornalista statunitense. già a metà degli anni ’90, evidenziando la rapida diffusione di questo fenomeno, ne aveva teorizzato le cause, quali il rapido disgregarsi di ruoli prestabiliti, esistiti praticamente sino dagli albori della nostra esistenza, e la conseguente libertà di potersi autoaffermare aveva comportato un rapido diffondersi di uno stato confusionale.

Forse, e questo è un mio umile pensiero, troppo spesso si è aggiunto a quanto appena affermato, ci si è confusi laddove il concetto di libertà è stato confuso con quello di totale assenza di valori ed ancora con la totale assenza di regole che devono esservi in qualsiasi rapporto umano (del resto io posso esser libero fino a che non ledo la libertà altrui o non ledo il terzo). 

Ritornando a Goleman, quest’ultimo afferma che accanto alla disgregazione del concetto di ruolo, vi è, purtroppo, l’analfabetismo emotivo. Un concetto che appare quivi molto astratto, ma che non lo è per nulla. 

La scarsa dimestichezza con i propri e altrui sentimenti renderebbe ancor più fertile la società a questo rapido declino. Sarebbe necessario, per tutti quei soggetti che non hanno un naturale Quoziente Intellettivo, alto educare se stessi e favorirne, per quanto possibile, un apprendimento alla propria prole. 

Tempi addietro, pensiero per fortuna ormai estinto, si credeva che per poter essere dei vincenti fosse necessario arginare i sentimenti. Oggi, invece, risultano essere vincenti quegli approcci scolastici e aziendali che tengano conto della componente emozionale. Concetto, quest’ultimo, valido in qualsiasi ambito relazionale che sia di natura personale o professionale. Fallimentare è anche il concetto secondo la quale le persone fortemente emotive abbiano una marcia in più: lasciarsi governare dalle emozioni proprie o altrui, è sintomo di una scarsa conoscenza sentimentale. 

Secondo Goleman il successo personale e professionale di qualsiasi individuo è sconnesso, o per lo meno è scarsamente influenzato dal QI (quoziente intellettivo). Risulta essere, invece, fortemente condizionato dal Quoziente Emozionale. Per questo motivo studenti eccellenti non hanno mai raggiunto risultati davvero soddisfacenti, quanto coloro che nutrivano dimestichezza con la sfera dei sentimenti. 

Salovey e Mayer, pionieri dell’intelligenza emotiva successivamente sviluppata da Goleman, affermano che essa è “L’abilità di controllare i sentimenti e le emozioni proprie e degli altri, di distinguerle tra di loro e di usare tali informazioni per guidare i propri pensieri e le proprie azioni”. 

Nel 1996 Goleman riprende questa esplicitazione, precisando che, essa è piuttosto “la capacità di motivare se stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici e di sperare”. Esso distingue tra competenze personali, ovvero la capacità di cogliere i diversi aspetti della vita emozionale, e competenze sociali, che si riferiscono al modo in cui si comprendono gli altri e ci si rapporta ad essi. 

Goleman distingue cinque abilità dell’intelligenza emotiva: 

  1. Conoscenza delle Proprie emozioni (autoconsapevolezza)

Consiste nella capacità di identificare un sentimento nel momento in cui esso si presenta, aspetto utile per capire se stessi e poter gestire al meglio la propria vita. 

È necessario tener presente che gran parte della vita emotiva si sviluppa a livello inconscio ed i sentimenti spesso non raggiungono la consapevolezza. Per quello è necessario impegnarsi affinché si possa imparare a riconoscere precocemente la propria emotività, dal punto di vista fisiologico (comprendere organicamente quei fenomeni che preannunciano la comparsa di una certa emozione), verbale (arricchimento del vocabolario con la quale si descrivono le sensazioni), cognitivo (capacità di conoscere i pensieri automatici che vengono innescati dal sopraggiungere di una determinato sentimento, affinché si possa ridurre l’impatto degli stati d’animo negativi). 

Altrettanto frequentemente accade che le reazioni emotive si innestano su una realtà basata sulla conoscenza di una manciata di aspetti (il che implica il dovere di imparare ad ampliare il nostro sguardo, al fine di poter avere più informazioni da analizzare). 

L’osservazione di sé permette di equilibrare i propri sentimenti, positivi e negativi, ma è l’elemento cardine di un altro aspetto fondamentale dell’intelligenza emotiva: la capacità di liberarsi di uno stato d’animo negativo. 

2. Controllo e regolazione delle proprie emozioni

È la capacità di controllare i sentimenti affinché essi siano appropriati alla situazione. 

Il benessere dell’individuo è determinato dal rapporto tra emozioni positive e negative. I sentimenti estremi, le emozioni troppo intense o che durano a lungo, possono minare questa stabilità. 

L’istinto ad agire, rispetto ad una determinata emozione, era fondamentale per la sopravvivenza della specie in epoca preistorica, ma nella società moderna non solo risulta essere inadatto, ma non consente nemmeno di risolvere le problematiche. 

Affinché si possa maturare la capacità di dominare i propri stati interiori, i propri impulsi e le proprie è necessario masticare la materia delle emozioni. 

3. Motivazione di se stessi 

Saper controllare le proprie emozioni è la condizione necessaria affinché l’individuo possa concentrarsi per trovare il controllo di sé e la motivazione (automotivarsi e persistere nell’impegno anche in caso di difficoltà). Quest’ultima consente di adottare comportamenti che consentono di raggiungere un determinato scopo.

Se le azioni sono mosse da sentimento positivi otterremo la realizzazione di quanto ci siamo prefissati, Le emozioni negative, invece, portano l’individuo a focalizzare l’attenzione sulle proprie preoccupazioni, senza che l’individuo possa concentrarsi su altro.

L’intelligenza emotiva è quivi un’abilità fondamentale laddove insegna a sviluppare il pensiero positivo, ovvero la convinzione di essere in grado di raggiungere in modo positivo i risultati prefissati. 

4. Riconoscimento delle emozioni altrui: empatia

L’empatia è la condizione esperienziale che gli individui vivono quando sentono dentro le emozioni di un’altra persona. Condividere o provare un sentimento assieme ad un’altra persona significa essere emozionalmente partecipi. Essa è favorita dalla consapevolezza delle proprie emozioni, che consente di capire come si sente un altro individuo. Secondo le parole di Goleman più “siamo aperti verso le nostre emozioni, tanto più saremo abili anche nel leggere i sentimenti degli altri”.

Tale capacità riveste un’importanza fondamentale in qualsiasi rapporto relazionale, afferente alla vita professionale, ma anche privata, quale la relazione di coppia o genitoriale. È importante che essa si sviluppi in età precoce (ma può essere appresa anche successivamente), giacché per il bambino è fondamentale sapere che le sue emozioni incontrano empatia dell’altro, che vengano accettate e ricambiate. Mediante quella che viene definita sintonizzazione, il bambino, dopo gli otto mesi di vita, sviluppi la percezione che gli altri possono e vogliono condividere i suoi sentimenti.  

È bene precisare che molto spesso le emozioni non vengano espresse a parole. Pertanto, è necessario, imparare a leggere i messaggi provenienti dalla comunicazione non verbale (tono della voce, gesti, ecc). 

Pertanto, la premessa fondamentale per gestire efficacemente una relazione è la sintonia emozionale, che consiste nella radice dell’interesse per l’altro. Le persone empatiche sono sensibili ai segnali sociali (bisogni e desideri altrui). L’incapacità di registrare i sentimenti altrui e un gravissimo deficit dell’intelligenza emotiva. 

5. Gestione delle relazioni

Abilità fondamentale nell’arte di trattare le relazioni interpersonali. Essa è un’arte che richiede lo sviluppo di altre due capacità viste in precedenza: l’autocontrollo (buona padronanza di sé, calma interiore e buona conoscenza dei propri sentimenti) e l’empatia. Con il raggiungimento di esse, che iniziano a svilupparsi dall’età di due anni, matura l’abilità sociale che consentirà all’individuo di trattare efficacemente con gli altri, ovvero di plasmare un’interazione. Ciò significa trovarsi bene nelle relazioni intime, nonché mobilitare, ispirare e influenzare positivamente gli altri, facendo sentire quest’ultimi a proprio agio. 

La mancanza di queste capacità porterà chiunque, anche se brillante dal punto di vista intellettuale, a gestire in maniera fallace le proprie relazioni, apparendo come un soggetto insensibile e apatico. 

In queste poche pagine righe ho solo voluto dare lustro a questo concetto che secondo la mia umilissima opinione può risultare vincente in questa epoca caratterizzata da fortissima incertezza. 

Del resto conoscere sé stessi, controllare gli impulsi ed agire nei confronti degli altri empatizzando con i loro sentimenti, significa agire per la propria felicità, ma anche per quella altrui. La quinta essenza dell’altruismo (che si concretizza anche semplicemente adottando modalità di risposta che non vadano a ferire terze persone, anche qualora una determinata situazione non ci aggrada), senza mai smettere di tener conto di quel che si vuole.  Goleman ipotizza, per fortuna, che l’intelligenza emotiva possa essere acquisita e potenziata in qualsiasi fase della vita, ed aumenta in proporzione alla consapevolezza degli stati d’animo, al contenimento delle emozioni negative ed al maggior affinamento dell’ascolto e dell’empatia. C’è speranza per tutti.