(IM)PERFEZIONE E LA SUA IPOCRISIA

(IM)PERFEZIONE E LA SUA IPOCRISIA

Autore: Antony Russo

ATTO UNO

Sono madido di sudore, il respiro affannoso. 

Il peso nel petto si intensifica, diventa sempre più forte. 

L’ennesimo attacco di panico. 

Mi rendo conto solo ora di aver avuto altri episodi simili nell’ultimo paio d’anni. ultimi due anni. Non li avevo riconosciuti ed etichettati. 

Solo ora a pochi giorni dal punto di rottura mi rendo conto di cosa fossero, perché gli effetti si sono intensificati. 

Non ho ancora chiuso occhio. 

L’adrenalina mi ha lasciato sveglio ed ora che sono stremato quando li socchiudo vengo raggiunto da incubi inimmaginabili. 

Il mondo che ho costruito si è appena distrutto, dimostrandomi quanto fosse fragile. Innalzato senza fondamenta e su un terreno di sabbia. Bistrattato da coloro che avevo al mio fianco, alleati e complici nei miei errori che ora mi disconoscevano in virtù proprio di quegli sbagli, puntando il dito e negando una propria responsabilità. 

La provvidenziale opera di negazione fatta da chicchessia sarebbe aumentata con l’intensificarsi della mia consapevolezza di quanto fossi effettivamente caduto. 

Era la dimostrazione dell’aridità, della scarsa propensione all’investimento emotivo. 

Accanto permanevano proprio coloro che si erano trovati, inconsapevolmente, travolti dagli eventi e avrebbero scoperto di essere stati ricoperti di menzogne. 

Dimostravano di essere riusciti a superare la scorza, carpendo le motivazioni sottese a determinati gesti. C’era la voglia di impegnarsi, credere e accompagnare. 

Una profondità che gli aridi non potevano sfoggiare. Non l’avevano per sé stessi, come avrebbero potuto averla per altri? 

Tutto questo aveva iniziato a succedere. L’intensità sarebbe accresciuta, come detto poc’anzi, con l’avanzare del tempo, con l’approfondirsi della consapevolezza di quanto fosse profondo il buio. 

Ora mi trovo nel letto, ridestato dall’ennesimo incubo. 

Cerco di calmarmi, di regolarizzare il respiro, ma ogni tentativo sortisce l’effetto contrario. Gli incubi sono ancora presenti. 

Quando sono cosciente sono pure peggio. Pensieri ricorrenti e incessanti. Risulta impossibile ridurli o domarli. Non ci sono mai riuscito in passato quando stavo bene, perché dovrei farlo ora? 

Mi sono rivolto ad una psicoterapeuta per uscire da questo stato, ma sembra non sortire alcun effetto. Del resto, avevo rifiutato qualsiasi medicinale mi potesse aiutare a dormire. Non voglio alcuna scorciatoia.