(IM)PERFEZIONE E LA SUA IPOCRISIA

(IM)PERFEZIONE E LA SUA IPOCRISIA

Autore: Antony Russo

ATTO QUATTRO

Consapevolezza.

Il cuore mi scoppia, rinvigorito da un’effimera gioia. 

Sono giunto alla svolta ed il battito accelerato sembra volermi sussurrare con veemenza di essere sulla giusta strada. 

Niente potrà più abbattermi. 

Com’è stato possibile? Attraverso il perdono. 

Sì, ma nei confronti di chi? 

Tutti. 

Degli altri e di me stesso.

Forse meglio dire di me stesso e degli altri.

Devo perdonarmi, per gli errori fatti e quelli che ho accettato di subire a causa della paura dell’abbandono. 

Riconoscere che abbia delle responsabilità. 

Non è solo colpa degli altri. 

E poi? Capire, comprendere, condonare. 

Segno di maturità emotiva. 

Ho analizzato ogni singolo rapporto vissuto. 

Tratte le mie conclusioni ero stato posseduto da una strana ed incontrollabile frenesia. 

Dovevo assolutamente scusarmi e così avevo fatto. 

Avevo preso il telefono con le mani vistosamente tremanti e avevo scritto quanto pensavo: avevo ammesso le mie responsabilità e chiesto perdono. 

Dopo averle accusate per decenni di essere state pessime avevo ammesso di aver capito di esserlo stato anche io. 

Molti avevano risposto.

Non tutti, ovvio. 

Mi guardo allo specchio, finalmente sorrido, mentre avverto la vibrazione del cellulare che stringo nella mano: qualcuno ancora sta rispondendo. 

Ho le occhiaie e il viso visibilmente provato, ma c’è una luce di lietezza in quegli occhi spenti da settimane. 

Indosso vestiti che mi impediscono di vedere il mio corpo. Non c’è nulla che deve rovinare questo momento, nemmeno il mio decadimento fisico. 

Nonostante tutti mi dicano che sono un pazzo a sostenere io stia perdendo la fisicità. 

So io cosa vedo allo specchio. Nessuno capisce niente. 

Ma ora basta paranoie sulla mia esteriorità: sto mentalmente bene. 

Perché qualcuno non ha risposto?

Non ha importanza. 

L’amore incondizionato funziona così no? 

Donare, senza per forza ricevere. 

È quello che sto facendo. 

E poi, perdonare e chiedere scusa non vuol dire riprendere i rapporti, ma semplicemente permettersi di andare avanti, sradicare da mente e cuore quella sofferenza continua che ci tiene ancorati al passato, portatore di rimorsi e rimpianti. 

Permettersi di farsi trasportare della corrente.

Guardo lo schermo, sono curioso dell’ennesima risposta ricevuta. 

Un dolore al petto improvviso mi costringe a piegarmi in ginocchio. Non è il fiato ad avermi giocato un brutto scherzo, ma il cuore nel suo folle ballo aveva deciso di fermarsi. 

Una strana sensazione mi si insinua serpeggiante nel costato.  

C’è un elemento nuovo, che non avevo ponderato. 

Qualcosa di grosso. Dubito della mia forza nel poterla affrontare. 

Ho paura a porre all’autrice del messaggio appena ricevuto la domanda definitiva, che possa confermare quanto sto sospettando. 

Osservo di nuovo il display: 

“Sono contenta tu sia tornato in te, improvvisamente avevi cambiato atteggiamento. Sei sempre stato dolce e, non capisco il perché, d’improvviso sei diventato nervoso”. 

E prima di lei come ero? 

Un’altra persona aveva sostenuto io fossi sempre stata una persona comprensiva e romantica. 

So cosa è successo. 

“Quando hai notato questo cambiamento?” scrivo e attendo. Il cuore pare non essersi deciso a ripartire, attende assieme a me la risposta. 

“Gli ultimi mesi della relazione, verso giugno. Sembravi un’altra persona”.

Ho appena avuto la conferma. 

Apro il primo motore di ricerca e digito qualcosa che non avevo mai cercato prima di allora: 

“Effetti collaterali psicologici anabolizzanti”

Entro nel primo link: un sito informativo del Dott. Alessandro di Domenico e mi decido a leggere. 

[…] L’impatto negativo che queste sostanze hanno a livello organico e corporeo è molto più conosciuto rispetto a quello psicologico che, oltre ad essere poco considerato e sottovalutato, non è ancora ben noto alla maggior parte dei consumatori. Poiché i cambiamenti psichici indotti sono molto sottili, la persona che utilizza steroidi non è in grado di prendere consapevolezza delle modifiche lente e graduali che avvengono nel proprio funzionamento personale e relazionale, nonostante ciò abbia un impatto negativo sulla propria esistenza.

Infatti, non di rado usare ed abusare di steroidi, oltre alla dipendenza psicologica degli stessi, sono azioni che si associano a difficoltà nella gestione dell’ansia, alla comparsa di disturbi sessuali in entrambi i sessi, ad un aumento dell’irritabilità nelle situazioni di una normale quotidianità, ad una turbolenza e impulsività nelle relazioni con familiari, amici, colleghi e partner a cui seguono problematiche sul lavoro, tradimenti sentimentali e un aumento del rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili. A ciò, si aggiungono sia la tendenza ad utilizzare altre sostanze d’abuso come alcool e droghe […] sia la messa in atto di comportamenti legalmente perseguibili […].

Oltre alle precedenti modifiche dal punto di vista psicologico, l’uso e l’abuso di steroidi comporta l’insorgenza di patologie psichiatriche ben più gravi. Tra queste troviamo i disturbi dell’umore […] disturbi d’ansia […] e possono anche essere presenti sia idee e comportamenti suicidari sia sintomi paranoidei e/o deliranti caratterizzati da marcata sospettosità o idee bizzarre.

A prescindere dal dosaggio e dalla tempistica d’uso, gli steroidi anabolizzanti, se non utilizzati su prescrizione medica […], comportano dei danni generali di notevole entità che in alcuni casi possono essere irreversibili, soprattutto quando è presente un utilizzo smodato in modalità fai da te […].https://alessandrodidomenico.com/2021/11/22/i-danni-psicologici-degli-steroidi-anabolizzanti/

Ora anche i polmoni sembrano non voler più collaborare. 

Ecco cos’ho avuto negli ultimi mesi. 

Avevo capito tutto, la forza che avevo provato non era sicurezza in me perché mi piacevo. Erano gli effetti di quei prodotti. 

Soprattutto avevo individuato cosa negli ultimi mesi aveva causato insonnia e allucinazioni ad occhi aperti: astinenza da sostanze stupefacenti. 

Dovevo affrontare un mostro più forte di me. 

Mi alzo a fatica. 

Ora sono di nuovo in piedi. 

Lo specchio. 

Il sorriso è nuovamente morto sul mio volto.