Autore: La redazione
“Nessuno è perfetto” è una nota frase del celebre cult A Qualcuno piace Caldo e per la
rubrica che parte oggi sulle nostre pagine, calza davvero a pennello. Ci sono situazioni
che si vivono durante la propria esistenza e che ci costringono a scontrarsi con la parte
più oscura della nostra anima. Situazioni che sradicano mostri, paure e debolezze di cui
avevi solo sentito parlare. Quel mito della perfezione, assieme alla sua ipocrisia, crolla
come un castello di carte e insieme a esso, tutte le nostre convinzioni. Avevamo
frainteso… non avevamo fatto i conti giusti.
Con queste poche righe è iniziata il 9 settembre la nuovissima rubrica di Antony
Russo.
Ho ancora in mente quando tutto ha avuto inizio. Mi trovavo in montagna a godermi
le ultime giornate estive dopo quattro mesi di caldo asfissiante e mentre mi rilassavo sulla
sdraio ad ammirare un paesaggio contorniato dalle luci del tramonto, mi era arrivata una
notifica su Whatsapp. L’amico Antony aveva creato il gruppo “Proposta” e aveva inserito,
oltre a me, anche la mia fidata vice direttrice Sabrina Fava. Antony ci aveva parlato di
situazioni che aveva vissuto sulla propria pelle, ci aveva parlato di un passato fatto di
insicurezze, ci aveva parlato dello sprofondamento nelle tenebre dell’anima, di rinascita,
di ombre e di luce. Aveva bisogno di esorcizzare il suo passato per tornare a vivere e lo
voleva fare sulle pagine del Barnabó. Non avevo nascosto la mia iniziale titubanza ed ero
rimasto un po’ basito da un “forse” apparente entusiasmo di Sabrina, ma le sfide e le
scommesse sono il pane quotidiano del Barnabó.
Non mi restava che acconsentire.
Così è nato (Im)perfezione e la sua ipocrisia.
Era nata come rubrica del venerdì e oggi diventa un libro e a tutti gli effetti, il nuovo
romanzo di Antony Russo.
Antony ha una scrittura molto particolare, i suoi scritti e i suoi articoli analizzano
l’amore e i sentimenti in un modo talmente originale che è difficile, per non dire
impossibile, paragonarlo a qualche altro scrittore che ama affrontare l’amore in ogni sua
produzione.
Ho avuto anche possibilità di leggere il suo esordio (L’amore oltre l’eterno addio) e devo
dire che con questo nuovo lavoro ci troviamo di fronte a qualcosa di completamente
diverso ed estremamente potente.
Il suo stile, la sua scrittura sono un evolversi continuo e rapido, atto dopo atto, capitolo
dopo capitolo e se sulle pagine del Barnabó questa peculiarità era già sotto gli occhi di
tutti, metterli insieme in un libro assume più forza. Un romanzo, un libro dove non ci
sono dialoghi, ma solo analisi del proprio vissuto, del proprio ego condito da un flusso
di coscienza di joyciana memoria.
Non ci sono punti di riferimento, non ci sono punti dove trovare sicurezza, le cadute
e le ricadute nel baratro sono sempre dietro l’angolo e il protagonista della storia è
sempre sul punto di crollare, ma la vita e la natura è molto più furba di quanto l’uomo
creda e prima o poi qualcuno o qualcosa avrà un conto da saldare anche a un prezzo
molto alto.
Le pagine che seguono sono il frutto di un grande lavoro che mi ha dimostrato che
quella mia titubanza iniziale era sbagliata, ma è proprio nello sbaglio che ho potuto
ricredermi e rinascere. Proprio come in questo romanzo.
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