IL TUO PEGGIOR NEMICO E’ TE STESSO

IL TUO PEGGIOR NEMICO E’ TE STESSO

Autore: Antony Russo

Ci sono tre doveri che ci ostacolano:

io devo fare bene

tu devi trattarmi bene

il mondo deve essere comodo.

ALBERT ELLIS

Approfondendo il concetto di Intelligenza Emotiva o Quoziente Emotivo, spinto a voler uscire dalla mia condizione di Analfabetismo Sentimentale, mi sono trovato a fare i conti con quelle che vengono definite Convinzioni Limitanti. 

Esse sono delle vere e proprie credenze su noi stessi che ci impediscono di esprimere il nostro pieno potenziale, bloccandoci rispetto a quel che siamo o vogliamo, poiché sono generatrici di pensieri negativi e distorcono la nostra percezione della realtà. 

Quelle più frequenti e invalidanti vengono definite convinzioni irrazionali. Si presentano quali idee rigide, illogiche e false, porterebbero l’individuo a soffrire di disturbi emotivi (depressione, ansia) ovvero ad adottare comportamenti erronei (disturbi alimentari, violenze). 

Albert Ellis, avendo individuato un elenco di queste idee irrazionali, fondò la Terapia Razionale Emotiva (RET, terapia basata sull’idea che emozioni e comportamenti, derivino dalle convinzioni e dell’interpretazione della realtà di un individuo) allo scopo di sostituire questi pensieri con altri più razionali o reali.   

Consiglio una lettura di questa elencazione, giacché risulta a noi più comune di quanto crediamo. 

  1. Io essere umano adulto, ho assolutamente bisogno (estrema necessità o esigenza) di venire (sempre) amato, stimato e approvato da tutte le persone (che io ritengo) significative (importanti) del mio ambiente, altrimenti è gravissimo, orribile, terribile, catastrofico.
  2. Io devo assolutamente essere (e/o dimostrarmi) sempre perfettamente adeguato, competente e di successo in tutto quello che faccio e sotto ogni aspetto (o almeno in una cosa specifica) altrimenti sono indegno di valore, valgo poco o niente.
  3. Tutte le persone che dico io (compreso me stesso) devono assolutamente comportarsi (sempre) come dico io (come mi pare giusto), altrimenti sono intrinsecamente cattive, malvagie e scellerate, e quindi meritano di essere severamente condannate e punite (anche perché così imparano).
  4. Tutte le cose devono assolutamente andare (sempre) come dico io (come mi piacerebbe o mi sembra giusto che andassero), altrimenti è inaccettabile, intollerabile, insopportabile (io non lo accetto, non lo tollero, non lo sopporto).
  5. La mia infelicità (disagio, ansia, depressione, angoscia ecc..) dipende da cause esterne (o esistenzialistiche), e quindi io posso fare poco o niente per cercare di controllare le mie pene e i miei disturbi (oppure: “io reagisco così, sono fatta così, non posso cambiare, è la mia natura, il mio carattere, la mia personalità”).
  6. Siccome può succedere (succedermi) qualcosa di brutto, pericoloso o dannoso, allora:
    1. mi devo preoccupare in continuazione
    1. mi conviene pensare che succederà (quasi) di sicuro
    1. che succederà nelle forme peggiori
    1. che non ci potrò fare nulla
    1. e che sarà orribile, terribile, catastrofico
  7. Se qualcosa mi sembra difficile o richiede una mia assunzione di responsabilità, allora mi conviene evitarla piuttosto che affrontarla. 
  8. Io sono debole (insicuro/a, incapace, emotivamente instabile ecc..) e quindi ho bisogno di qualcuno più forte a cui appoggiarmi e da cui dipendere altrimenti non ce la posso fare (a vivere, essere felice, lavorare, muovermi, ecc..).
  9. Il mio passato (la mia infanzia, le mie esperienze) è la determinante assoluta delle mie condizioni attuali; e se una volta qualcosa ha avuto una forte influenza su di me, allora continuerà per sempre ad esercitare lo stesso effetto, quindi non c’è niente da fare.
  10. Se qualcuno ha qualche problema o disturbo che gli fa fare qualcosa che non mi piace (che mi sembra sconveniente, irragionevole, dannoso, ingiusto ecc..) allora io mi devo tremendamente sconvolgere per questo motivo.
  11. È sempre possibile trovare una soluzione perfetta (o avere una sicurezza assoluta ovvero un controllo completo) di fronte a qualsiasi problema umano, e quindi io la devo assolutamente raggiungere, altrimenti succederanno catastrofi ed orrori.

Successivamente all’elaborazione di tali punti, lo stesso Ellis capì che le medesime potevano essere considerate derivanti da tre “doverizzazioni” ed in particolare: 

  1. Doverizzazioni su se stessi: “Io devo agire bene ed essere approvato da tutte le persone per me significative, altrimenti sono completamente un incapace e ciò è terribile”;
  2. Doverizzazioni sugli altri: “Gli altri devono trattarmi bene ed agire come io penso che debbano assolutamente agire, altrimenti sono delle carogne, dei mascalzoni e meritano di pagarla“;
  3. Doverizzazioni sulle condizioni di vita: “Le cose che mi succedono devono essere proprio come io pretendo che siano e tutto deve essere facile e gradevole, altrimenti la vita è insopportabile“. 

Da queste doverizzazioni possono derivare dei pensieri irrazionali: 

  1. Pensiero Catastrofico. Consiste nell’esagerare oltremodo l’aspetto spiacevole o doloroso di certi eventi. Tipici esempi sono: “Se sbagliassi o prendessi un brutto voto sarebbe terribile“, “É orribile essere criticati“.
  2. Intolleranza, insopportabilità. Si tratta di pensieri che denotano una bassa tolleranza alla frustrazione. Consistono nel ritenere che certi eventi obiettivamente spiacevoli non possono essere sopportati, ad esempio: “Non posso sopportare di fare quello che non mi piace“, “É insopportabile avere così tanti compiti da fare“, “Non posso tollerare di essere preso in giro“.
  3. Svalutazione globale di sé o degli altri. Consiste nel ritenere che poiché non si è riusciti bene in qualcosa, allora siamo un fallimento totale. Oppure la svalutazione globale può essere rivolta agli altri, ritenendo che poiché uno o più aspetti del comportamento di una persona sono negativi, allora l’intera persona è negativa. Esempi di entrambi i tipi di svalutazione globale potrebbero essere: “Sono così stupido e incompetente”, “Sono un elemento senza speranza“, “É una vera carogna“, “La mia insegnante è completamente pazza“.
  4. Indispensabilità, Bisogni assoluti. É un modo di pensare che ci porta erroneamente a considerare indispensabile ciò che è desiderabile, auspicabile, utile, ma di cui possiamo anche fare a meno, pur con qualche inconveniente. Con questa forma di pensiero trasformiamo certi eventi, certe persone o certi oggetti in un sine qua non per la nostra felicità. É come se dicessimo “Posso essere felice solo se avrò questo“, ma così facendo ci costruiamo la nostra stessa infelicità. In molti casi ciò che consideriamo indispensabile sono l’approvazione, la stima, l’affetto, l’amicizia. Ad esempio: “E’ indispensabile essere apprezzato da tutti i miei amici”, “Non potrei andare avanti se non avessi l’affetto di certe persone“, “É indispensabile che i miei insegnanti riconoscano e apprezzino il lavoro fatto”.

Sradicare o limitare la presenza di tali pensieri, a mio avviso, diviene fondamentale per chi voglia intraprendere la strada verso una coscienziosa educazione emotiva, ben consapevole che ognuno di noi può cambiare, crescere e maturare. Sta a voi, sempre che ne abbiate voglia, individuare quali pensieri invalidanti siano nostri.  Altrimenti, in caso non vi sia la volontà di mettersi in gioco, si può sempre optare per un “Sono fatto così”.