Autore: Antony Russo
Non siamo tutti alla ricerca di quello stato emozionale ed onirico chiamato Felicità? Qualcuno l’ha mai raggiunto ovvero può definire con certezza cosa significhi?
“Ma quanto è puttana questa felicità, che dura un minuto, ma che bottati dà” cantano i Thegiornalisti.
Deve durare davvero un attimo?
Troppo spesso le persone preferiscono optare per qualcosa di similare che pare essere più duraturo, ma più quieto e tranquillo: la serenità.
Ricercandone il significato da vocabolario scopriamo che quest’ultima “è una condizione interiore relativamente stabile; la si percepisce come un equilibrio che è stato raggiunto attraverso la maturazione e le esperienze di vita. Essa ci permette di condurre un’esistenza soddisfacente, senza eccessive oscillazioni di un umore altrimenti in balia degli eventi esterni”.
Leggendo non ho potuto evitare si materializzassero nella mia mente due parole: normalità e noia. Dove diavolo stanno le sensazioni forte, quelle che ti fanno battere forte il cuore? Sopraggiunte magari dopo un momento angoscioso? Il sospiro della vita.
Accettare un lavoro che sebbene ci faccia venire l’orticaria, ci fornisca quanto necessario per vivere agiatamente. Trovare una persona che ci faccia stare bene, dalla quale non ci si può aspettare sorprese, positive o negative. La tranquillità, wow. Sinceramente credo avrò parecchio tempo per godermela, quando mi ritroverò sotto due o tre metri di terra.
A nessuno è sconosciuta la circostanza secondo la quale ai piani alti, ove la ricchezza prospera, si faccia molto più ricorso a droghe. Tale fenomeno deriva secondo voi dal fatto che possono permettersela più di noi facenti parte della media borghesia? No, è un tentativo di apparire felici, una scorciatoia per aggiungere un po’ di brio, lo strumento con cui riempire quel vuoto interiore.
Tranquillità e calma piatta? Voglio vivere. Preferisco di gran lunga la felicità, “costituita da attimi, da episodi in cui viviamo emozioni intense e che ci danno la misura della bellezza di vivere”.
Qual è la misura della mia felicità? “Insegnami come si fa a imparare la felicità”, chiede Michele Bravi nel brano intitolato “L’inverno dei Fiori”. Cerca in essa di fornire una piccola ricetta per sfornare questo irraggiungibile stato onirico:
“Insegnami come si fa a non aspettarsi niente. A parte quello che si ha, a bastarsi sempre. Uscire quando piove e poi entrare dentro a un cinema. Anche se siamo solo noi, anche se il film è già a metà”.
Potremmo ascoltare Moro, ove nella sua canzone dal titolo “Felicità”, ci suggerisce che “I sogni … vanno dipinti anche se non li vedi ma se poi ci pensi spesso svaniscono proprio perché non ci credi o forse gli cambia il colore l’amore che prende e che dà lo puoi comprendere”.
Secondo questa visione, gli ingredienti per ottenere quanto desiderato sono: non aspettarsi niente a parte quello che si ha, bastarsi sempre anche se si è da soli, i sogni, l’amore.
Io non ho una ricetta per ottenere una felicità valevole per tutti, ma so qual è la mia.
Innanzitutto, è doveroso capire cosa accade nel nostro cuore. Quale sensazione si percepisce: avete presente quando vedete un innocente bambino sorridervi con gioia? Quando vedete un cucciolone corrervi incontro? Sapete voi se in quell’istante cosa vi scoppia in fondo al cuore.
Solo adesso posso esprimere cosa mi fa provare quelle sensazioni.
Il non soffrire più di solitudine quando si è in mezzo alle persone, questo è un primo passo fondamentale. Questo probabilmente accade quando scopri di aver trovato qualcuno per cui vale la pena sorridere, perché a livello inconscio percepiamo che esse sono pronte a starti accanto a lottare con te, anche se non riceveranno nulla.
Quanto è dannatamente bello tutto ciò?
La persona che ami ti rimane accanto anche quando non le hai dato alcuna ragione in quell’istante per farlo. Combatte con te. Arriva persino a dirti grazie, per quanto bene le hai fatto in altri momenti, magari diversi rispetto a quello e dice io ci sono perché quanto mi hai donato e so mi donerai è più forte di quanto tu ora possa togliermi? Ti amerò qualsiasi cosa accada.
L’amore non comprende solo il partner, ma anche le amicizie. Le persone ti vogliono nella loro vita, vogliono la tua felicità, talmente tanto da diventare la loro, anche qualora non abbiano ricevuto nulla di concreto.
Questo accade d’improvviso. Per anni sei stato “affiancato” (fisicamente, perché mentalmente non potrebbero camminare accanto a nessuno) da persone, in relazioni d’amore che amicali, abituate a ricevere, senza volere o potere donare nulla. Anzi sono solite prendere e dileguarsi quando devono starti accanto e combattere assieme a te.
Nell’esatto istante in cui hai iniziato ad amarti (prima ti colpevolizzavi per il comportamento altrui, ma hai compreso che sono loro quelli sbagliati), sei tornato a voler passare dei momenti solo con te stesso (prima avevi bisogno di qualcuno vicino, perché dovevi riempire la solitudine. Si erano cibati della tua presenza, lasciandoti vuoti, essendo incapace di darti nulla) e non ti sei aspettato più nulla. Quello è l’esatto istante in cui arriva la felicità. Hai eliminato la tossicità ed ora vivi momenti in cui sorridi all’improvviso, senza che non vi sia alcuna ragione.
Vorrei aggiungere solo che alla mia personale ricetta della felicità aggiungo un ingrediente ulteriore. Preferisco arrancare a fine mese, ma rischiare e trovare un lavoro che mi faccia brillare gli occhi alla sola idea di dedicarmici.