IL RAGIONIER UGO FANTOZZI E’ ANCORA ATTUALE?

IL RAGIONIER UGO FANTOZZI E’ ANCORA ATTUALE?

Autore: Antony Russo

Paolo “Ugo Fantozzi” Villaggio

<Come è umano lei>> chi dice di non averlo letto immaginando la sua voce probabilmente sta mentendo: anche coloro che non sopportano questo personaggio, secondo me hanno ceduto. Tranne quelli che non lo conosco ovvio.  

Piace ad alcuni, altri invece ammettono non sia poi un granché, bollando come mediocre la sua comicità.  Forse io stesso non riderei più come quando ero bambino guardandolo: ricordo ancora di aver chiesto alle dieci di sera a mia madre un piatto di spaghetti, cercando di imitarlo mentre guardava la partita.  

Sicuramente non comprendevo la profondità del messaggio nascosto dietro le immagini che scorrevano sullo schermo, mi limitavo a ridere dinnanzi all’ennesima martellata ad un dito data dal cieco Filini.  

Avvenne quando ero più grande, mi trovai di fronte ad un Paolo Villaggio, che scoprii essere una persona con una cultura ammirevole, e mi chiesi come potesse aver creato quel personaggio: il Ragionier Ugo Fantocci, no Fantozzi scusate.  

Mi imbattei in un’intervista, rilasciata da Paolo Villaggio nel 1975, nella quale spiega cosa si cela dietro la “Merdaccia”, come veniva bollata dal Megadirettore Galattico, di cui conosciamo la rappresentazione cinematografica, ma le cui caratteristiche sono state tratteggiate, ancor prima, all’interno di un romanzo del 1971 (ne sono seguiti altri).  

In essa lo stesso autore si stupisce del successo letterario (in quattro anni aveva venduto quasi 500 mila copie) e filmico, parla dell’uscita del secondo libro, avvenuta nel 1974, dal titolo “Il secondo tragico libro di Fantozzi”. Gli editori gli suggerirono di eliminare la parola “tragico”, perché essendo un romanzo comico avrebbe disorientato il pubblico.  

Lui aveva insistito sostenendo che la drammaticità è l’essenza del personaggio di Fantozzi, dell’ambiente che lo circonda, alla luce del momento storico in cui era ambientato.  

Vorrei descriverlo con le sue parole: “Il piccolo Fantozzi, l’omino che per anni è vissuto del boom consumistico, ha ricevuto dai mass media un ordine ad acquistare, comprare ed a vivere secondo determinati schemi e lo schema di questa filosofia è precisissima: attento che se compri e ti attrezzi in determinati modi secondo la chiave consumistica potrai essere felice, vivrai in un mondo che sarà felice e contento per mille anni. Improvvisamente un crack strano, questo mondo fiabesco si è incrinato. È bastato che il Medio Oriente chiudesse i rubinetti del petrolio che tutta la grande economia mondiale entrasse in crisi”.  

Fantozzi si è trovato nel mezzo di tutte le contraddizioni di questa filosofia e cultura, che tende ad un obiettivo sbagliato. L’uomo era convinto di essere felice con le strade, le macchine, il traffico e in realtà il mondo in cui Fantozzi vive è un inferno.  

Questo tipo di felicità è altamente infelice, ed ecco che l’italiano medio si è riconosciuto nella sua infelicità e lui stesso vive pieno di nevrosi”.  

All’inizio del primo film, la voce narrante spiega che per 18 giorni non si hanno notizie di Fantozzi, tempo in cui nessuno si preoccupa di sapere dov’è.  

Questo definisce la funzione del nostro ragioniere nella società, cioè nessuna.  

Sa che vive in una società che non lo difenderà mai abbastanza, che ha paura, in cui non c’è un padrone preciso. Vi è un potere piramidale in cui al vertice forse non c’è nessuno.  

Il megadirettore galattico esiste oppure no? Forse è una pura invenzione”.  

Fantozzi sa che l’unica possibilità di sopravvivenza in una società che è invivibile è sorridere andando incontro a catastrofi. Non conosce altri modi.  

Affronta sorridendo le varie situazioni, ma sa che tutti i tentativi saranno frustrati e quindi condannati ad una sicura catastrofe.  

Con Fantozzi si possono trarre delle conclusioni, non è vero che l’uomo che vive secondo questi schemi è felice. Che Fantozzi sia felice o infelice, non importa lui è così, continua a vivere in una società che capisce essere invivibile, sapendo che ogni tentativo fallirà, ma comunque continuerà con il sorriso sulle labbra a correre di catastrofe in catastrofe, perché non ha altra scelta che vivere in una società invivibile. Il che significa sopravvivere”. 

Vorrei sottolineare che questa intervista veniva fatta nel 1975, ma sembra fatta ieri. Probabilmente il messaggio che Fantozzi non è stato recepito.