Autore: Lorenzo Grazzi
Siete mai stati a Madrid? Dovreste. Prima di tutto perché è una città splendida, ricca di attrazioni, economica, leggera. Secondo perché ci si trova una delle collezioni d’arte più belle del pianeta, il Museo Nacional del Prado che ospita una delle raccolte più stupefacenti del pittore Francisco José de Goya y Lucientes, per gli amici basta Goya.
Il maestro è stato pittore di corte realizzando surreali ritratti di famiglia dove i personaggi appaiono vuoti, bambole, marionette senza capacità. Goya è stato fortemente amato da quella nobiltà che era solito ritrarre come inerme e inutile, pronta a pagare per fare una pessima figura!
Ma Goya è anche il pittore de las pinturas negras, opere realizzate dopo essere stato affetto da una malattia che ancora non è chiara ma che causò al maestro terribili emicranie, disturbi visivi e vertigini. Gli ultimi lunghi anni della sua vita trascorsero nella casetta appena fuori Madrid, in penombra con la sola compagnia di fioche candele per non aggravare i suoi disturbi. Ma quando l’Arte chiama, non c’è nulla che possa fermarla. E Goya continuò a dipingere.
Dipinse il mondo come lo vedeva, ma sopratutto come lo percepiva. Di getto, d’impulso, ma sempre come sfogo di un pensiero razionale e lucido. Sulle pareti della sua abitazione (con estremo disagio di chi, anni dopo, avrebbe dovuto trasportare quegli affreschi su tela per salvarli) compaiono opere agghiaccianti, terribili, che prendono vita da un mondo deviato che non è solo nella mente del pittore.
L’Europa in cui vive Goya è quella del post Rivoluzione francese, degli sconvolgimenti napoleonici, delle mai sopite guerre di religione.
In questo turbinio nasce il Saturno. Questo dio è il gemello latino del Crono greco, ma il mito è sempre lo stesso: temendo di essere detronizzato da uno dei suoi figli come gli era stato predetto, Saturno li divorava non appena nascevano.
Ma quello che troverete al Prado è qualcosa di più. Goya immagina Saturno come una forma universale dell’uomo, come i padri che temono di perdere la propria posizione e sacrificano i figli, come i governanti (padri delle Nazioni), che uccidono i loro concittadini mandandoli in guerre che non arricchiranno nessuno.
Il Saturno di Goya è terrificante. Emerge dal buio, un animale che nulla ha di divino, con gli occhi folli, spiritati, i capelli scompigliati e arruffati, gli abiti sono solo stracci e regge tra le braccia il corpo inerme, mezzo sbranato, di uno dei suoi figli. Nero, bianco e rosso si intrecciano in un incubo osceno.
La grandezza di Goya è stata quella di usare la sua arte per dare un volto alla follia della guerra. Il maestro spoglia le battaglie dalle maschere del potere, dai racconti di glorie promesse, di vittorie da eroi, di onori e senso del dovere verso la Patria.
Goya, nel 1820, fu uno dei primi a guardare negli occhi la guerra.