IL PERDONO

IL PERDONO

Autore: Maria Sole Mancinelli

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Giulia si era persa a guardare i fiori che la sua amica Flaminia curava con amore sul balconcino del suo bilocale. Le finestre davano tutte su un cortile interno e l’aria fresca, e anche leggermente umida, creava un ambiente ideale per la crescita e la cura di alcune piante. 

Flaminia uscì fuori dalla cucina con tra le mani un vassoio di biscotti per la colazione. Lo poggiò sul tavolo, prese posto sulla sedia pieghevole e afferrò la tazza con il tè caldo. 

Giulia si sistemò una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio e fece scorrere le notifiche dei social, il suo unico strumento di sfogo. Era una ragazza tranquilla, molto sfacciata e con una dipendenza da internet che la sua amica non le invidiava.

Flaminia invece, con lo sguardo perso nel vuoto, pensava a un posto dove poter posizionare una piccola vasca per alcune piante acquatiche. Aveva una profonda passione per la botanica. Suo padre aveva avuto un negozio di fiori vicino il centro di Roma che, purtroppo, era stato venduto dopo la sua morte.

  • Ma se le piante acquatiche le metti sulla terrazza condominiale?

Le suggerì Giulia, indovinando i suoi pensieri.

  • Non credo che la signora Teresa mi permetterebbe mai di violare i confini dello stenditoio.
  • Ma la signora Teresa del quarto piano? Quella della donna morta?

Chiese la ragazza, aggrottando le sopracciglia per lo sforzo di ricordare. 

La storia della donna morta aveva sconvolto tutti gli inquilini. Avevano trovato il cadavere della signora al centro del cortile interno, coperto di sangue. Apparentemente sembrava essere stato un suicidio: Carlotta, così si chiamava, si era lanciata dal quinto piano ed era morta sul colpo. Tuttavia alcune voci di condominio parlavano di un omicidio. 

  • Quella storia mi agita ancora, la signora Teresa mi ha fatto vedere una foto fatta con altri condomini alcuni anni fa e c’è anche Carlotta, era veramente bellissima.

Giulia si incuriosì e mise da parte lo smartphone. 

  • ‘na foto di condominio?

Incontrarono la signora Teresa per le scale. Con l’ascensore fuori uso la donna era stata costretta a caricarsi tutte le buste della spesa.

  • Lasci fare a noi, portiamo su le buste, lei venga con calma,

disse subito Giulia, accorrendo in suo soccorso e ricevendo un sentito ringraziamento.

Arrivate tutte al quarto piano, la signora tirò fuori le chiavi dalla tasca e aprì la porta di casa. 

  • Siete state veramente gentili, vi offro un pezzo di crostata alle visciole, l’ho preparata ieri sera.

Sedendosi in cucina, Giulia si ricordò della conversazione che aveva avuto con la sua amica.

  • Signora, Flaminia mi ha detto che possiede una foto di condominio di alcuni anni fa e vorrei vederla anche io, ovviamente se non è un problema.

Quando Giulia doveva chiedere qualcosa di importante si trasformava in un’altra persona: più educata, più sensibile, più composta, più finta. 

La donna sorrise e si diresse in camera da pranzo, tornando con un album dei ricordi. Sfogliò con delicatezza le pagine, fino a quando non trovò la foto che stava cercando.

  • Questa sono io – disse, indicandosi al centro della foto – Vicino a me c’è Sergio, un bravissimo architetto che abitava al primo piano, ora però vive dall’altra parte della città.
  • Chi è questo?

Domandò Giulia, indicando un uomo sul lato destro della foto. Era affascinante e sembrava una persona molto aperta e piacevole. Con il braccio sinistro stringeva una bellissima donna con lunghi capelli neri raccolti in una treccia.

  • Lui è Davide. E lei è Carlotta,

Le due ragazze erano rimaste con la signora Teresa per un’ora almeno. Il tempo fuori dalla finestra era cupo e freddo, anomalo per essere Primavera. 

  • Vi regalo anche questo tè, l’ho fatto io, mi farebbe piacere avere un vostro parere. Le mie miscele non donano solo benessere fisico e mentale, ma anche… soprannaturale.

Le due la guardarono come se fosse pazza, poi si diressero verso la porta.

  • Aspetti – quasi urlò Giulia, colta da un’illuminazione – Possiamo mettere una vasca per le piante in terrazza?
  • Certo, che problema c’è.

Il mercoledì seguente Flaminia, con l’aiuto di Giulia, posizionò in terrazza la vasca per le piante acquatiche e quando sistemò l’ultima ninfea, dietro le nubi cariche di pioggia il sole sembrava stare tramontando.

  • Ma è bellissimo! – esordì una voce alle spalle delle due ragazze – L’avete fatto voi?

Entrambe si girarono e incontrarono lo sguardo di Francesca, l’inquilina del terzo piano. La donna si avvicinò e mosse il braccio destro, con il quale teneva la sua bambina, così da attirare la sua attenzione.

  • Miriam guarda che bello stagno!

La bambina aprì gli occhi e si voltò verso le due ragazze, osservandole e abbassando poi lo sguardo sulla vasca. Ormai si era fatto buio e l’aria era carica di elettricità, segno che a breve si sarebbe scatenato un forte temporale. 

  • Quindi siete riuscite a convincere la signora Teresa?
  • In realtà ci ha dato subito l’autorizzazione, è stato strano, 

disse Flaminia, lanciando un’occhiata perplessa verso la sua amica.

  •  E ci ha parlato un po’ di Carlotta,

aggiunse Giulia. Francesca si riscosse sentendo il nome di Carlotta.

  • Che bella persona che era, di una dolcezza fuori dal normale.
  • Ma perché s’è suicidata? 

Chiese Giulia senza girare troppo intorno alla questione.

  • La signora Teresa non ve l’ha detto? Carlotta soffriva di depressione e nemmeno i suoi tè miracolosi l’hanno potuta aiutare.

Un pomeriggio tardi, dopo le lezioni all’università, le due ragazze avevano suonato a casa della signora Teresa. La donna le aveva invitate ad entrare e Giulia aveva subito intavolato la conversazione.

  • Ieri abbiamo incontrato Francesca e parlando è venuto fuori il discorso di Carlotta. Abbiamo scoperto che era molto depressa e che lei ha provato ad aiutarla.

La signora Teresa sospirò, contrariata e indecisa se parlare o meno. Per lei era una ferita dolorosa.

  • È vero, Carlotta passava a trovarmi, parlavamo, si confidava con me e io le facevo provare le mie miscele, un modo per non farla pensare a Davide, che ormai la ignorava.
  • Ma almeno s’era accorto che sua moglie stava male?

Chiese Giulia, grattandosi la punta del naso.

  • Certo che se n’era accorto – rispose la donna – ma non gli importava.

Giulia bevve un lungo sorso di tisana e sospirò.

  • Che stronzo!

La signora Teresa scoppiò a ridere. 

  • Non capisco perché, ma siete molto prese da questa storia, provate a parlare con il dottor Stefanovich del quinto piano, il vicino di Carlotta e Davide. 

La signora Teresa gli aveva chiesto di riportare un libro al dottor Stefanovich, dando così loro un pretesto per poter parlare con l’uomo.

Il signor Stefanovich, o dottore, come ci teneva ad essere chiamato, era un vedovo che abitava al quinto piano accanto a Davide e Carlotta. Secondo ciò che aveva detto la signora Teresa, quell’uomo sembrava essere una persona forastica e scostante.

Quando suonarono ad aprire la porta fu un signore basso e magro con folti capelli bianchi riccioluti. 

  • Voi siete?
  • Buona sera! Sono Flaminia, lei è Giulia, la signora Teresa ci ha chiesto di riportarle un libro.

Senza proferire parola le invitò ad entrare, lasciando che si inoltrassero nella camera da pranzo. Flaminia tirò fuori dalla sporta il libro e lo consegnò al dottor Stefanovich. Giulia invece uscì in balcone e guardò in basso nel cortile interno. 

  • È sempre stato così tranquillo al quinto piano? 
  • Più o meno…
  • In che senso più o meno? Sarò sincera, sappiamo di Carlotta, vorremmo solo sapere cosa sa lei,

disse Giulia con fermezza.

  • Tzé, Carlotta e Davide – bofonchiò, posando alcuni libri su un mobile – sedetevi, prego. Visto che siete così ansiose di conoscere la storia, ve la racconterò io. Carlotta era un essere umano come pochi ne esistono al mondo. La sua sfortuna era essere nata in una famiglia all’antica, attaccata alle scempiaggini di secoli fa. Anche la famiglia di Davide era tradizionalista, almeno quanto quella dei suoceri.

Il dottor Stefanovich prese posto sulla sua poltrona preferita e continuò.

  • Erano entrambi molto gentili. Purtroppo Carlotta non riusciva ad avere figli e dopo numerosi tentativi alla fine si era scoperto che non ne avrebbe mai potuti avere. Davide non la prese per niente bene. Fa parte di una famiglia di imprenditori del nord che tramandano la loro impresa ai figli e non avere un erede è rischioso. Carlotta propose l’adozione, ma Davide si rifiutò. Quando alla fine capirono che un figlio non lo avrebbero mai avuto, Carlotta cadde in depressione e suo marito si chiuse in se stesso dedicandosi solo al lavoro.
  • Cos’è successo poi?

chiese Giulia, impaziente.

  • Hanno passato serate e nottate intere a litigare. Credo che una volta Davide l’abbia picchiata. Quelle urla le ho sentite tutti i giorni, per quasi un anno, e so per certo che sono state fatali per Carlotta.

Le due ragazze non dissero più nulla e, con un breve saluto, si avviarono verso la porta, congedandosi dal dottor Stefanovich.

Incontrarono Davide poco dopo, al quarto piano. Era in tenuta da runner e ascoltava la musica con gli airpods. Le due ragazze non poterono fare a meno di fermarsi e salutarlo educatamente, poi suonarono alla porta della signora Teresa.

  • Allora? Avete dissipato i vostri dubbi?

Le due non risposero. La donna le fece aspettare sulla porta e tornò con un pacchetto di carta.

  • Una tisana per voi, chili e cioccolato, stimola i cinque sensi e vi aiuterà a riprendervi.

Appena rientrate Flaminia preparò la tisana e quando fu pronta Giulia prese due tazze. Fuori aveva smesso di piovere. Quella Primavera non voleva proprio saperne di fiorire. Decisero di prendere un po’ d’aria fresca, sperando che potesse purificare le loro menti e i loro polmoni dalla triste storia di Carlotta. Afferrarono delle coperte di pile e si misero sedute in balcone.

Giulia dormiva quando Flaminia si accorse di una luce. Sembrava un piccolo insetto stecco di un bianco accecante. La ragazza scosse leggermente l’amica, cercando di svegliarla senza fare troppo rumore, e le indicò un’altra figura che sembrava danzare nel balconcino davanti al suo. Era una mantide religiosa che camminava lentamente, illuminando le foglie di lauro.

Una farfalla volò davanti a loro. Le sue ali erano così bianche che Giulia dovette togliersi gli occhiali per stropicciare gli occhi. Flaminia provò ad afferrarla, ma quando la punta dell’indice sfiorò una delle ali, le sembrò di toccare l’aria. Il cortile interno iniziò a popolarsi di spiriti: gechi, lumache, formiche, api, persino una scolopendra, tutti di un bianco luminoso e accecante.

Le luci che nel palazzo ancora erano accese si spensero di colpo. Le due ragazze pensarono che con molta probabilità la signora Teresa doveva aver messo qualcosa di strano nella tisana, che magari aveva alterato la loro vista e il loro udito.

Al centro del cortile, circondata da tutti quegli esseri soprannaturali, apparve una eterea figura di donna. Calò il silenzio, poi lo sguardo del fantasma si spostò nella loro direzione e il viso tondo e la lunga treccia nera la resero subito riconoscibile.

  • Carlotta!

Urlò Flaminia. Lo spirito della donna si diede una leggera spinta per elevarsi fino al secondo piano.

  • Ti sei suicidata?

Chiese la ragazza, senza voler aspettare oltre. Il fantasma annuì.

  • Perché?

Domandò invece Giulia.

  • La depressione è un male che si può curare solo con l’aiuto di un’altra persona – rispose Carlotta con voce soave – Io avevo bisogno di Davide, ma lui mi ha abbandonata. Una oscurità malsana aveva avvolto la mia mente, facendomi perdere ogni giorno di più la lucidità. Ciò di cui avevo bisogno era l’amore di mio marito, ma lui non ha voluto darmelo e io sono morta prima dentro, poi fisicamente.

Flaminia si scoprì ad avere gli occhi lucidi.

  • Ti vendicherai?

Domandò Giulia, trovandola la soluzione più logica. Carlotta sorrise ancora.

  • Non mi vendicherò mai. Io lo perdono, per tutto quello che mi ha fatto e che mi ha detto.
  • Ma perché?

Chiese ancora Giulia, confusa e spazientita da quella risposta.

  • Perché saper perdonare è un dono che non tutti possiedono. Lo spirito di una persona che perdona è puro e innocente e nobile.

Le due ragazze non dissero più nulla. Il fantasma sorrise loro un’ultima volta, poi tornò al centro del cortile e, come era apparso, scomparve. Una farfalla si posò sul balconcino di Carlotta e Davide, batté le ali due volte e si dissolse. E con lei tutti gli spiriti presenti.